LA PARTITA DELLA VITA. Fausto lotta contro il Covid-19: “Ho rischiato ma non voglio perdere. Amo la mia famiglia, i tifosi? La forza per vincere”



CASERTA – Ci sono momenti che ti porti dentro e non dimentichi, attimi che non puoi spiegare, che non puoi immaginare. Ci sono esperienze che lasciano il segno e ti aiutano a scoprire la forza che non pensavi di avere e che ti fanno apprezzare quel valore che si chiama vita, quello che non si compra perché non ha prezzo.

Come migliaia di italiani in questo momento, a dover cristallizzare la propria realtà è stato anche il personal trainer di Minturno Fausto Russo, ex preparatore atletico della Sessana ed attualmente dell’Atletico Fiuggi, che a distanza di 15 giorni dall’inizio del suo inferno racconta con parole agghiaccianti la lotta contro un nemico invisibile chiamato COVID-19.



Come hai scoperto di aver contratto il Coronavirus?

Tutto comincia giovedì 5 marzo quando ho iniziato ad avvertire un malessere fisico mentre ero a lavoro. Quando tornai a casa, mi accorsi di essere in uno stato febbrile, ma pensai subito ad una classica e leggera influenza in quanto, da preparatore atletico, in quei giorni fui costretto ad allenamenti durante avversità atmosferiche. Presi subito una tachipirina ma col passare dei giorni la condizione peggiorava, anzi aumentavano sempre più le crisi respiratorie. La notte tra il sabato e la domenica fu terribile, non chiusi occhio. Così intorno alle 14:00 di una domenica assieme al medico curante decisi di chiamare il 118. Non appena venne mi sottoposero ai primi esami di saturazione che risultarono molto bassi. Decisero di ricoverarmi immediatamente all’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina dopo mi trovo ora. Una volta giunto feci la TAC ed il tampone, il quale ahimè risultò positivo. Ho iniziato subito la terapia indossando un casco pressurizzato che non consente di far nulla e così ho trascorso 6 giorni in un inferno che non auguro a nessuno. Domenica 15 marzo, tolgo il casco e metto la mascherina e il giorno dopo una dottoressa mi propone la cura attraverso il farmaco sperimentale contro l’artrite. Firmai l’adesione in quanto c’è bisogno del consenso del paziente e così mi fu somministrato il farmaco. In 48 ore sono migliorato del 60-70%”.

Qual è stato il tuo primo pensiero appena hai appreso la notizia?

Non mi fa paura il coronavirus, a me fa paura la polmonite interstiziale da coronavirus. E’ forte, ed io ho rischiato davvero tanto. Il ringraziamento più grande va ai medici e infermieri del reparto di malattie infettive. Sono perennemente sotto pressione psicologica, lottano ogni giorno. Sono eroi ed io l’ho verificato”.

Nella partita più importante della tua vita contro un avversario invisibile, qual è stata la parola d’ordine che ti ha dato la forza di affrontare questo brutto male?

Dentro me sentivo e sento il desiderio di ritornare dalle persone che amo. Amo troppo la vita e le persone che compongo la mia. Ho la voglia di tornare alla vita normale, di tornare a respirare. Voglio nuovamente fare le cose che fino a ieri sembravano scontate e che oggi sono un miraggio”.

Quanto sei dispiaciuto in questo momento essere lontano da tua moglie, dai tuoi figli e tutti i tuoi cari? 

Non c’è stato ogni secondo di questi lunghissimi 15 giorni in cui non li ho pensati. Trasformo questo pensiero in positivo e questa mancanza non mi avvilisce anzi, mi da la forza di combattere”.

Quanto manca alla fine di questo incubo?

“Credo fra 3-4 giorni. Domani faccio il tampone di controllo”.

Quale sarà la prima cosa che farai non appena sarai tornato a casa? 

Abbraccerò così forte i miei figli e mia moglie da unirci in un solo corpo”.

In che modo questa malattia ha cambiato il tuo essere e il tuo modo di vivere la vita? 

E’ cambiata la percezione delle cose, dando il valore giusto anche a quelle piccole. In 38 anni di vita ho spinto l’acceleratore, l’ho condotta a cinque mila giri e ho sempre lottato per recuperare un secondo. Quando non hai la possibilità di respirare capisci che poi tutto questo non è servito a niente. La mia lezione personale è quella di godermi la vita da ora in poi, mi fermerò spesso a guardare i miei bambini, mia moglie. La vita è un castello di sabbia, basta poco per distruggerla”.

Non appena appresa la notizia, tutto il mondo dello sport ti ha abbracciato virtualmente. Quanto ti ha fatto piacere? 

E’ stata la mia forza per vincere questa battaglia. La guerra è ancora lunga ma la battaglia più grande l’ho già vinta e tutto questo è avvenuto grazie a loro. Ho capito di aver lasciato il segno. Mi sono arrivati e mi arrivano migliaia di messaggi, io mi nutro di loro”.

Un messaggio che possa essere un esempio per tutti gli sportivi e per le persone che leggeranno la tua esperienza.

“Abbiamo un obbligo: prendere la mia esperienza, porla sul piatto e domandarci se ne vale la pena. Il virus cammina sulle gambe degli asintomatici e attacca chiunque. E’ in mezzo a noi e solo stando a casa riusciamo a sconfiggerlo. Insieme dobbiamo vincere la battaglia e dunque restiamo a casa”.


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