UN CAMPIONE DEL MONDO A CASERTA. Amarildo: “Bei ricordi, mia figlia vive lì. Sostituì Pelè, in Brasile fui un eroe nazionale. Neymar? Altri più completi. Con Garrincha, Liedholm, Herrera…



Amarildo e Pelè

RIO DE JANEIRO – “O Garoto, você joga“. Nell’ultima riunione prima della partita decisiva contro la Spagna di Helenio Herrera, il commissario tecnico del Brasile Aymore Moreira guarda negli occhi Amarildo e gli annuncia: “Ragazzo, giochi tu al posto dell’infortunato Pelè“. E’ il 6 giugno 1962, allo “Estadio Sausalito” di Vina del Mar la Seleção è obbligata a vincere per non dire addio al Mondiale in Cile. Da campione in carica, sarebbe una nuova vergogna difficile da digerire, dopo il ‘Maracanazo’ del 16 giugno 1950 contro l’Uruguay. A rendere la vita ancor più difficile è l’avversario, le Furie Rosse, impreziosite da due “naturalizzati”: ‘Don Alfredo’ Di Stefano e Ferenc Puskas. Ed infatti la partita inizia male con il vantaggio spagnolo di Adelardo al 35′. Quando i giornalisti già iniziano a titolare una nuova disfatta, il destino viene cambiato dal “prescelto” di Moreira, quel ventiduenne mingherlino Amarildo, chiamato a sostituire Pelè dopo che la ‘Perla Nera’ aveva subito un infortunio all’inguine nel match precedente contro la Cecoslovacchia (‘O Rey’ resta in campo fino alla fine per onor di firma perché all’epoca non esistevano le sostituzioni durante il tempo) e terminerà lì il suo Mondiale.

Amarildo festeggiato

NELLA STORIA. Lui, Amarildo Tavares da Silveira, nato il 29 giugno 1939 in località Campos dos Goytacazes, diventa il salvatore della patria con una doppietta decisiva negli ultimi venti minuti contro la Spagna. In quel Mondiale caratterizzato dalla verve di Manè Garrincha, ‘O Garoto’ (così come è soprannominato per la sua statura, 1.69cm per 66kg) entra per sempre negli annali della storia con il goal che permette al Brasile di pareggiare lo svantaggio di Josef Masopust nella finale contro la Cecoslovacchia e dà il via al successo dei Verdeoro, il secondo consecutivo.  Era il 17 giugno 1962 allo “Estadio Nacional Julio Martínez Prádanos” di Santiago De Chile ed Amarildo viene portato in trionfo con campioni indimenticati come Garrincha, Didì, Vavà, Nilton Santos, Zagallo ed, ultimo solo per infortunio, Pelè. A soli ventidue anni, quasi ventitré, è Campione del Mondo con il suo Brasile.



A CASERTA. In una carriera da calciatore e da allenatore costellata da successi, si susseguono le esperienze in giro per il mondo. E, per una serie di intrecci particolari, la provincia di Caserta diventa la sua residenza stabile nei primi anni 2000: per sei anni vive a San Tammaro e per alcuni mesi entra a far parte della scuola calcio locale per istruire i bambini del posto. Guardando il suo palmares, in cui primeggiano le esperienze con Milan, Roma, la vittoria di uno scudetto con la Fiorentina, i trionfi con Botafogo e Vasco da Gama, molti si chiedevano come mai un Campione del Mondo vivesse in una ridente cittadina di 5mila anime. Il motivo è nel desiderio di stare vicino alla figlia Katiuscha, moglie dell’ex calciatore di Santa Maria Capua Vetere Francesco Di Rienzo, conosciuto come “Chicchino”, che ha vestito le casacche di Gladiator, Ercolano, Turris e Latina. E’ un amore che nasce a Torre del Greco, quando Di Rienzo è allenato da Amarildo e s’invaghisce della figlia del proprio allenatore: la coppia convola a nozze qualche anno dopo e nascono tre nipotine tanto amate dal nonno.  

Amarildo in Brasile

L’ATTUALITA‘. Dopo quella parentesi vissuta in Terra di Lavoro, Amarildo è tornato in Brasile e tutt’ora vive a Rio de Janeiro, sempre a contatto con il figlio Rildo. Il 29 giugno scorso ha compiuto 80 anni e porta con sé i segni della vecchiaia di una persona che ha vissuto la sua vita a mille all’ora. Momenti belli ed altri molto delicati: nell’ultimo decennio, infatti, ha avuto la forza di sconfiggere un cancro alla laringe ed ora soffre del morbo di Alzheimer. Ma da ribelle qual è, la sua tenacia vince su tutto, non smette mai di pensare alla sua bellissima carriera e di guardare tutte le partite di calcio che gli capitano davanti agli occhi. Con un amore spropositato che prova per la moglie fiorentina Fiamma e per i tre figli, Jennifer, Katiuscha e Rildo. Ed è lì, da Rio de Janeiro che l’indimenticato campione brasiliano ha risposto alle nostre domande, raccontando, in maniera virtuale, le tappe di una carriera che, tra tanti successi, ha toccato Terra di Lavoro. 

L’INTERVISTA

1: Buongiorno sig. Amarildo, innanzitutto la ringrazio per la disponibilità. Che legame lei ha con la provincia di Caserta? 

“I legami con Caserta sono dovuti al fatto di avere parenti da parte di mia moglie (cugini) e mia figlia che abita a Santa Maria Capua Vetere”.

2: Sua figlia è sposata con il sammaritano Francesco Di Rienzo, cosa ricorda del periodo in cui ha vissuto a Santa Maria Capua Vetere ed aveva la scuola calcio a San Tammaro? Com’è entrata nella sua storia la provincia di Caserta? 

“Si, mia figlia Katiuscha é sposata con Chicco Di Rienzo che è stato anche mio calciatore alla Turris. Ho ricordi bellissimi in tutti sensi, tanto dei momenti vissuti a Santa Maria Capua Vetere, quanto dei ragazzi che erano nella scuola calcio (con alcuni di loro abbiamo contatti tutt’oggi)”.

3: Come sta vivendo l’emergenza coronavirus? In Brasile che tipo di provvedimenti sono stati presi per fronteggiare la pandemia?

“Qui in Brasile la situazione è sempre peggio: le persone continuano a fare la vita di sempre, non rispettano le regole e purtroppo le conseguenze sono drammatiche. Provvedimenti quasi non sono stati presi anche perché la stessa stampa si preoccupa molto di più della politica che del problema coronavirus. La realtà qui si riassume in pessime strutture e mancanza di ospedali insieme alla irresponsabilità delle persone”

4: E’ preoccupato per la sua salute e per quella della sua famiglia? 

“Si chiaro, specialmente per mio figlio che è Perito Criminale del Tribunale di Giustizia di Rio de Janeiro e che spesso anche in questo periodo è costretto a lavorare fuori”.

5: Crede che i campionati maggiori europei e sudamericani riprenderanno?

“Più facile qui che in Europa penso, soprattutto per l’irresponsabilità di tutti. Politici, persone ecc che fanno di tutto per ritornare alla normalità anche se in mezzo a tutto ciò ci sono tante vite in ballo”.

6: In che condizioni di salute è? Ha sconfitto un cancro alla Laringe ed ora soffre di Alzheimer? Come ci si convive? Cosa le hanno insegnato queste battaglie? 

“Il momento più difficile della mia vita che anche se superato ha lasciato traccie indelebili. Ora ho avuto una brutta caduta con frattura del femore e cammino solo con le stampelle. Mi è stato detto che dovrei fare 2 interventi ma sto pensando su cosa fare”.

7: E’ arrabbiato per la vicenda legata ai suoi cimeli dati in prestito al Museo del calcio di Coverciano e mai più riavuti indietro? 

“E’ stata una vergogna! Sono sicuro che è stato tutto venduto a qualche collezionista e esiste su ciò un procedimento investigativo per arrivare alla fonte di tutto e sapere chi ha venduto le mie cose e nelle mani di chi sono”.

Gli undici del Brasile

8: Quanto è stata forte l’emozione per la vittoria del Mondiale di Cile 1962? Quali furono i festeggiamenti?

“Festeggiamenti indimenticabili, momenti unici per il fatto di essere stato considerato quasi come un eroe nazionale per aver sostituito degnamente il più grande di tutti i tempi PELE!”

9: In quel Mondiale, prese il posto dell’infortunato Pelè e siglò tre reti, di cui uno fondamentale in finale contro la Cecoslovacchia. A distanza di anni, lei pensa a che responsabilità l’allenatore Aymoré Moreira le abbia accreditato, designandolo come sostituto di Pelè? 

“AYMÉ MOREIRA HA SEMPLICEMENTE SFIDATO IL MONDO e si è messo in discussione…e allo stesso tempo mi ha dato fiducia e possibilità di diventare campione del mondo coi fatti ossia con presenze e gol”.

10: La doppietta nell’ultimo quarto d’ora contro la Spagna, che ha ribaltato l’iniziale svantaggio, è stato l’episodio che ha cambiato il suo Mondiale?

“Non solo, ma anche la mia carriera”.

Pelè ed Amarildo

11: Che rapporti aveva con Pelè? 

“Ottimi come con tutti gli altri. All’epoca non esisteva rivalità sporca, anche perché in campo giocava solo il più forte”.

12: In un’amichevole di qualche anno dopo in Italia, disse di no al ct, quando voleva farlo entrare dalla panchina, perché lei si riteneva il Campione del Mondo in carica: può confermare? 

“Non esiste! Mai fatta una cosa del genere. Chi ha detto una cosa del genere???”

13: Nel Sudamerica e nel Mondo è sempre sfida tra Brasile ed Argentina. Ritiene che Pelè sia il calciatore più forte della storia del calcio? Davanti a Maradona?”

“Pelé e Maradona dietro Garrincha che è davanti a tutti, ecco cosa penso!”

14: Che aneddoti ci può raccontare del suo rapporto con Garrincha, Didì, Vavà, Zagallo, Nilton Santos? 

“Ottimi grandi compagni di squadra e amici fuori dal campo, specialmente con Zagallo con cui ci sentiamo spesso”

15: Le dispiacque non essere convocato da Vicente Feola per il Mondiale di Inghilterra 1966? 

“Nel ’66 non sono andato perché ho avuto un brutto infortunio tant’è che ho fatto tutta la preparazione e amichevoli durante i 4 anni. In quel Mondiale il Brasile avrebbe giocato col 4-2-4 con io, Jairzinho, Pelé e Garrincha in attacco”.

Amarildo al Milan

16: L’Italia le ha dato tanto come calciatore e come allenatore. Quanto è stata dura vincere lo scudetto con la Fiorentina? Quali sono i ricordi più belli di quella stagione?

“Sicuramente il gol decisivo su punizione a Pisa”.

17: Cosa le ha trasmesso ed insegnato Bruno Pesaola? 

“UN MAESTRO DI VITA E IN CAMPO: insieme a Liedholm il migliore!”.

18: E’ arrivato al Milan dopo la vittoria della prima Coppa dei Campioni. Quanta felicità per il goal decisivo nella finale di Coppa Italia 1967? 

“Tanti gol nelle prime 2 stagioni e nell’ultima ho regalato la prima Coppa Italia della storia del Milan nella finale di Roma contro il Padova col gol partita”.

19: In quegli anni giocavano campioni come Rivera, Trapattoni, Cesare Maldini, Altafini, Lodetti, Schnellinger? Ci racconta i rapporti con loro ed aneddoti?

“Ottimi rapporti specialmente col compianto Cesare che era la persona con la quale avevo più amicizia”.

Amarildo con Hierro, Ronaldo e Zidane

20: E’ dispiaciuto per la sconfitta nella finale della Coppa Intercontinentale 1963 contro il Santos di Pelè?

“É stato un furto, posso dire a distanza di tanti anni che è stata uno scandalo”.

21: Che rapporto ha avuto con Nereo Rocco ed Helenio Herrera? Con quale dei due il suo modo di giocare si esprimeva meglio? 

“Con tutti mi sono trovato bene”.

22: A quale squadra italiana si sente più legato? Milan, Fiorentina, Roma? 

“Tutte”.

23: Chiude la carriera in Brasile con la vittoria del campionato con il Vasco da Gama. Gioca poco ma si sente protagonista di quel successo? 

“Ho giocato nelle gare decisive contribuendo al titolo”

24: Qual è il goal più importante della sua carriera, sia per squadra di club che per per squadra nazionale? In nazionale quello in finale del Mondiale e nel club?

“Sicuramente la tripletta al Flamengo quando giocavo nel Botafogo, davanti a quasi 200.000 persone al Maracanà”.

25: Insieme a Omar Sivori, è il calciatore non difensivo con più cartellini rossi all’attivo (dieci) nonché uno dei più sanzionati in assoluto. Come mai questo carattere così fumantino? Ci può raccontare qualche battibecco o “scambio di opinioni” con calciatori? 

“Quello con cui mi prendevo sempre era Martiradonna ma lui come Benetti, Burgnich ed altri erano puliti. Giocavano duro ma non offendevano ed erano uomini veri, altri invece erano razzisti”.

26: A distanza di anni, crede che il suo carattere gli abbia impedito di conquistare altri successi? 

“Forse si”.

27: Quali sono i suoi maggiori rimpianti? 

“Non ne ho”.

Amarildo con il Brasile

28: Qual è stata la stagione più bella che ricorda? 

“La prima al Milan, quella dello scudetto a Firenze e la prima stagione a Roma”.

29: Qual è il motivo del suo soprannome “Garoto”? Chi glielo ha dato?

“Garoto significa Ragazzo in portoghese e mi chiamavano cosi per il fatto che quando entrai nel Botafogo, ero il più giovane del gruppo della prima squadra e Zagallo gli ha dato il soprannome”

30: Cosa le ha lasciato l’esperienza in Tunisia, condita dalla vittoria di campionato e Coppa con l’Esperance? 

“Ancora oggi mi ricordano con grande affetto e spesso mi chiamano. 3 anni di successi e grandi soddisfazioni”.

31: Perché non ha mai avuto la possibilità di allenare in Serie A? 

“Nella stagione 90-91 ero con Lazaroni nella Fiorentina come secondo”.

32: Ha avuto modo di apprezzare la vittoria del Brasile alla Copa America 2019? Riteneva possibile il successo anche senza Neymar?

“Si, chiaro anche perché se andiamo a vedere i giocatori determinanti nel Brasile sono quelli della linea difensiva”.

33: Anche lei è stato molto estroverso come Neymar. Che consiglio può dare al campione brasiliano? 

“Assolutamente no! Fra me e Neymar esiste una differenza abissale: in campo prendevo le botte e le davo anche. E fuori non ho mai avuto problemi”.

34: Ritiene che riuscirà a vincere il Pallone d’Oro e vincere competizioni internazionali (da solo, cioè senza Messi)? 

“No, perché ci sono calciatori molto più completi di Neymar tanto in Brasile quanto nel mondo. Ad esempio, se dovessi scegliere da allenatore fra Neymar e Levandowski, scelgo Levandowski perché é concreto!”.

35: Quanto è differente il calcio attuale da quello della sua epoca? 

“Passione e abilità tecnica, adesso è basato all’80% sulla forza fisica”,

Clarence Seedorf ed Amarildo

36: Che idea si è fatto della nuova Fiorentina di Commisso, come dell’attuale Milan e Roma? 

“Da quando ho smesso, ero abituato a vedere la Fiorentina di Antognoni e Batistuta, il Milan di Paolo Maldini e la Roma di Bruno Conti e di Totti dopo. Ora vedo la realtà molto lontana da quella che era”. 

37: La entusiasma il calcio di Maurizio Sarri? 

“No”.

38: Quanto è difficile stare lontano dal campo di calcio? 

“Non ho rimpianti, penso che il mondiale vinto é stato importante psicologicamente nel post carriera per sentirmi orgoglioso di ciò che ho fatto”.

39: Ci sono talenti in Brasile che consiglia ai club italiani? 

“Si, ci sono ma dovrebbero uscire subito dal Brasile per fare carriera”.

40: Chi sono i calciatori e gli allenatori che le piace osservare di più? 

“Sono un ammiratore di Ranieri. Quando io giocavo nella Roma lui era nella Primavera e spesso si allenava con la prima squadra fino ad esordire. Un grande uomo e allenatore”.

Amarildo festeggiato dai compagni di squadra

41: Con quali persone del mondo del calcio si sente ancora? 

“Jairzinho, Zagallo, Dunga, Jorginho e Romario”.

42: Quali consigli si sente di dare al mondo del calcio? Dare consigli?

“Tanti, solo che i tempi sono cambiati. I consigli di ex calciatori della mia età ancora oggi sarebbero validi ma pochi riuscirebbero ad accettarli e metterli in pratica. I soldi cambiano le persone in tutti i sensi indipendentemente dall’età”.

43: E’ contento di quello che ha realizzato? E di cosa non è contento? 

“Felice di tutto: unico rammarico essermi infortunato nel 1966 prima del Mondiale perché potevamo vincere anche in Inghilterra”.

44: Il 29 luglio ha compiuto 80 anni. Le capita di guardare indietro e pensare alla sua carriera? 

“Spesso, e con emozione”.

Parole di un fuoriclasse che nella sua storia ha vinto un Mondiale, scudetti, campionati, Coppe, ha ricevuto diverse espulsioni: la carriera fenomenale di un ragazzo, Garoto, che, da sostituto di Pelè, ha spinto il Brasile alla vittoria di un Mondiale.

 


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