IL RICORDO. Vincenzo Orabona commemora papà Franco: “La Sessana la più grande passione della sua vita. Duro un anno senza di lui, grazie ai colori gialloblu…



Il presidente Franco Orabona

La vita non è fatta solo di momenti positivi, il calcio è la stessa identica cosa. In un anno cambiano tante cose, spesso gli attori in campo non sono gli stessi e tutto è diverso. Un anno fa ci lasciava Franco Orabona, calciatore, allenatore, dirigente e presidente della Sessana, una persona eccezionale che ha vissuto tutta la sua vita in gialloblù. Un anno dopo tocca al figlio Vincenzo raccontare l’avventura personale e della Sessana, tra ricordi, aneddoti e stati d’animo in gialloblù. “Dallo scorso anno  è cambiato tutto nella mia vita, la morte di un padre è forse una delle cose peggiori nella vita, specialmente quando viene a mancare un padre come il mio che era un pilastro fondamentale nella mia vita e nella mia famiglia. E’ stato difficilissimo ripartire, ho vissuto dei momenti bruttissimi e tre sono stati i punti chiave che mi hanno permesso superare il momento buio e proiettarmi verso il futuro: i miei amici, una persona importante che si è aggiunta nella mia vita e la Sessana. La Sessana per me rappresenta molto, è stata una vera e propria ancora di salvezza in questi momenti difficilissimi, è stata una fonte di motivazioni, una seconda famiglia che mi ha aiutato ad andare oltre dopo la disgrazia di mio padre.”

Ripartenza. “Sono partito con una forte motivazione, già nella scorsa stagione davo una mano a mio padre nel periodo in cui lui stava male ed in quel periodo sono successe delle cose che mi hanno l’input fondamentale per dedicarmi anima e corpo alla Sessana, per il popolo sessano ed in primis, dico la verità, per una promessa fatta a mio padre quando stava male. L’anno scorso, un mese dopo che mio padre si era operato, le cose della Sessana non stavano andando bene, io uscivo con i miei amici e rincasavo tardi, mio padre sentiva che ero ritornato a casa e non gli faceva certo piacere che facevo tardi la sera. Una notte dove avevo eccessivamente fatto tardi, ho ritrovato mio padre seduto, nonostante era reduce da una delicatissima operazione, sul divano ad aspettarmi, nella mia testa già sapevo di dover subire una giusta paternale, ma mio padre mi sorprese dicendomi “Vincé dobbiamo parlare, le cose nella Sessana non stanno andando bene.” Siamo stati svegli fino alle 6,30 di mattina, io con carta e penna a scrivere le cose che dal giorno dopo avrei dovuto risolvere ed in quella sera che ho promesso che quest’anno avremmo fatto una grande squadra insieme, che lui doveva stare tranquillo e doveva pensare a guarire. Purtroppo il corso delle cose è stato diverso, ma ho cercato di fare di tutto per mantenere questa promessa, io sono fiero di me stesso poiché la grande squadra l’abbiamo costruita e lo abbiamo dimostrato durante tutte le partite.”



La Sessana. La passione per la Sessana è stata trasmessa da mio padre, conosciamo tutti la sua storia come dirigente e presidente, e dalla famiglia di mia madre poiché mio nonno è stato lo storico presidente della promozione della Sessana in Serie D all’epoca. Quindi sono cresciuto con i racconti della Sessana, è un passione ereditata nel DNA. Sono tanti i ricordi di mio padre associati alla Sessana, quello che mi piace ricordare è stato quando lui decise in un pomeriggio nel 2010 insieme ad un gruppo di amici di ricreare la Sessana dopo tanti anni di inattività, loro rifondarono quella Sessana che partì dalla Seconda Categoria ed arrivò ad un passo dalla Serie D. La Sessana per mio padre è stata la più grande passione della sua vita, mio padre aveva le cose ben stabilite nella sua vita: la famiglia al primo posto, poi il lavoro ed infine la Sessana. Oltre all’aneddoto di prima, posso tranquillamente dire che la partita della Sessana determinava l’umore della mia famiglia. La settimana in cui la Sessana vinceva scorreva tutto tranquillo, quasi una festa, quando capitava che non riusciva a raggiungere i risultati auspicati era una tragedia, la settimana non passava mai. Fortunatamente la sua storia è stata vincente, ha ottenuto tre promozioni e la maggior parte delle settimane erano positive, ma quando si perdeva sapevo di dover rigare assolutamente dritto. Basti pensare che il nostro ristorante è pieno zeppo di foto recenti, degli anni 30’, di tutte le ere della Sessana. E’ stata una passione fortissima per lui, ne ho avuto la prova anche post-mortem poiché la Lega Nazionale Dilettanti ha inviato una medaglia di riconoscimento per il grande impegno profuso negli anni. Ricordo perfettamente le singole società che, messe da parte ogni rivalità prettamente calcistiche, hanno voluto omaggiare mio padre, particolarmente ricordo il video della società del Cellole in omaggio a lui.”

La stagione. Portare la squadra in alto non è mai facile, io ho cercato all’inizio di affiancarmi a persone competenti. Avendo solamente venticinque anni, non avendo grande esperienza calcistica, ho cercato di creare uno staff molto competente per far sì che tutto andasse liscio. La prima scelta come direttore sportivo è stata quella di Nino Prassino, mio zio che mi ha insegnato tantissime cose quest’anno, con la sua esperienza abbiamo creato lo staff. Sono partito molto avvantaggiato con la figura di mio zio di fianco a me, mi ha saputo consigliare su tutto, abbiamo scelto insieme a tutta la società mister Cottuno, un uomo perbene e competente, un lusso per la Prima Categoria per poi andare al preparatore dei portieri Maurizio D’Anzilio, portiere che ha giocato in Serie C. Abbiamo scelto le persone giuste nei rispettivi ruoli, dal segretario Marcello Librace al nostro fisioterapista Mario Tamburrino, fino ai grandissimi Corrado ed Umberto ed in più ho avuto una società forte alle spalle che mi ha permesso di fare tutto questo. Abbiamo creato una squadra di ragazzi fortissimi, ma non dal punto di vista solo calcistico, ma anche quello comportamentale, tutti ragazzi straordinari che hanno lavorato duramente tutto l’anno e mi hanno fatto tanto emozionare. E’ stato un anno comunque difficile, pieno di insidie che però grazie alla nostra competenza, alla nostra stabilità ed unione abbiamo superato alla grande. E’ vero che l’anno calcistico non è ancora concluso, ma ad oggi manteniamo la nostra posizione forti di grandi risultati con solo una sconfitta in campionato, abbiamo raggiunto grandi risultati.”

La società. “Ne approfitto per ringraziare la società, dopo la morte di mio padre non sapevo se la Sessana potesse avere un futuro, sono stati i dirigenti-amici, scelti da mio padre l’anno prima, che nel giorno del funerale hanno scritto una lettera decidendo così di continuare il suo progetto. Non mi sarei mai aspettato che potevano scegliere me nel ruolo di presidente, sostenendo che il cognome di mio padre doveva rimanere al vertice della società. Ognuno poteva prendere il ruolo di presidente e guadagnarne d’immagine, loro hanno scelto me per rispetto di mio padre e li ringrazio per la grande fiducia che mi hanno dato. Mi hanno aiutato molto tutti dopo la morte di mio padre, mi sono stati tanto vicini e hanno rappresentato un vero punto di riferimento per la mia crescita personale.

Il futuro. “Mi auguro che siamo ad un passo dall’obiettivo, spero che la Federazione prenda le decisioni giuste perché non possono annullare tutto senza assegnare un titolo, non si può buttare all’aria una stagione fatta di sacrifici, sia dal punto di vista lavorativo che anche economico per il grosso sforzo fatto. Spero prevalga il buon senso, promuovendo le prime due in classifica. Le sensazioni di quest’anno sono state altalenanti perché per quanto i nostri risultati sono stati ottimi, mi aspettavo un pizzico un po’ di sostegno da parte dei tifosi, un coinvolgimento maggiore. Non vedo l’ora di conoscere le decisioni della federazione, non scendiamo in campo da fine febbraio praticamente e non vedo l’ora di sentirmi dire “Siamo in Promozione!”. Solo allora potrò andare a trovare mio padre ed avrò la consapevolezza che lui è ancora più fiero di me che ho raggiunto questo grande obiettivo, consapevole di aver fatto qualcosa di importante per lui e forse ora gli “somiglio” un po’ per aver ripetuto, speriamo, quelle gesta.“

La città.Sessa Aurunca è una piazza difficile e che merita altri palcoscenici, questa società è nata una settimana prima dell’inizio del campionato di Prima Categoria due anni fa. Potevamo fare richiesta per essere ripescati in Promozione a luglio scorso, ma  ho preferito, ovviamente insieme alla società, di fare una crescita graduale, dovevamo conquistare la promozione sul campo con il tempo giusto per programmare il futuro. Speriamo di essere riusciti nel nostro intento, la città di Sessa Aurunca merita almeno l’Eccellenza per blasone, siamo “malati” di calcio in questo paese. “

Una passione senza confini.Il ricordo che ho di mio padre è legato soprattutto alle sue esultanze dopo i goal, spesso andava in panchina e dopo la rete entrava in campo correndo come un pazzo verso i calciatori. In particolare abbiamo una foto che testimonia tutta la sua felicità, sembrava un bambino che correva con la gioia negli occhi. Ho in mente anche l’ultima volta che ha fatto questo, è riuscito a farlo anche quando non stava bene. Ricordo in una gara di cartello, con la gamba sinistra quasi paralizzata, era vicino a me nella zona spogliatoi, segnò la Sessana e non l’ho visto più: stava scendendo in campo per andare ad abbracciare i calciatori con una lunga corsa, era irrefrenabile nonostante le difficoltà che aveva in quella fase. Tutto questo per la sua amata Sessana”.


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