INCERTEZZA SULLA RIPRESA. Ecco cinque “NO” per il calcio dilettantistico, dal caldo al…



Oramai siamo a casa da più di un mese ed il calcio dilettantistico è fermo dal week-end del 29 febbraio e 1 marzo. La domanda che si stanno ponendo molti calciatori ed addetti ai lavori è sempre la solita: si riprenderà a giocare? La premessa necessaria, sia per i professionisti che i dilettanti, è che la situazione in Italia migliori per far sì che il pallone torni a rotolare. Ma ci sono grosse differenze tra la Serie A ed il “nostro” mondo, ci sono tanti dubbi e principalmente sono cinque gli indizi, chiamiamoli così, che ci spingono a sostenere la tesi che è molto difficile ripartire nei dilettanti.

La salute. In questi giorni la macchina produttiva della Serie A sembra esser ripartita con la creazione di una commissione medica che vigilerà sull’operato delle società, maxi-ritiri per tutti nelle sedi sociali e tamponi fatti prima delle gare, o in caso di assoluta celerità, di test sierologici. Ovviamente non sembra ipotizzabile uguale situazione e misure per i dilettanti, già l’idea di un ritiro di un mese è da considerarsi fuori luogo, sulla possibilità di effettuare i tamponi ad ogni calciatori significherebbe farli a tutti gli atleti e ai loro familiari. Il primo “NO” è per il punto di vista sanitario.



Condizioni climatiche. La probabile ripartenza del campionato di Serie A potrebbe esserci a fine maggio o inizio giugno per protrarsi fino alla metà di luglio. Da questa considerazione sarà ovvia l’eliminazione di gare alle 12,30 e, forse, anche alle 15 visto il clima in Italia con la disputa a partire dalle ore 18 fino all’orario serale. Nei nostri campionati, nei periodi più caldi, il calcio d’inizio è previsto per le 16,30 con la stagione “classica” che si conclude tra fine maggio e metà di giugno comprendendo anche i vari play-off. Ma è umanamente impossibile, senza considerare un ritorno agli allenamenti quasi immediato dopo il possibile termine del lockdown del 3 maggio, pensare e costringere a giocare i calciatori dilettanti negli orari più caldi dei mesi estivi. Immaginate una regolare giornata di campionato da svolgersi domenica 28 giugno con inizio alle 16,30 sotto un caldo torrido, condizioni impossibili per i calciatori. Secondo “NO”.

Situazione impianti. Nei professionisti non ci sono problemi d’impianto, viene stilato un calendario ad hoc tenendo conto delle squadre della stessa città che giocano nello stesso impianto. Ma nei dilettanti? Nei dilettanti capita molto spesso, a causa della carenza delle strutture, che molte società giochino sullo stesso campo, gli impianti sono utilizzati spesso per tutto il fine settimana e le società sono costrette a trovare “buchi” per far disputare regolarmente la gara. Due esempi su tutti possono essere il “Comunale” di Lusciano e il “Vallefuoco” di Mugnano, strutture utilizzate da più società per le gare interne della propria squadra. Il terzo “NO” arriva dalla spiacevole situazione degli impianti.

Problemi dei dilettanti. I professionisti sono professionisti ed è la loro unica attività della vita, possono liberamente giocare ogni 2-3 giorni per concludere la stagione. Ma nei dilettanti giocare tre volte in una settimana è quasi impensabile, sia dal punto di vista prettamente fisico (meno allenamenti rispetto ai professionisti) che dal punto di vista lavorativo poiché in molti lavorano e non sono disponibili durante la settimana. I professionisti hanno rose abbastanza lunghe da poter cambiare uomini o addirittura tutto l’undici titolare, nei dilettanti le squadre sono spesso formate da 18-20 calciatori, senza considerare eventuali squalifiche ed infortuni. Quarto “NO”.

La socialità. Un fattore fondamentale del nostro calcio è sicuramente la socialità, il vivere all’unisono con la squadra del proprio paese grazie all’emozioni del calcio. Per i professionisti questo “problema” è relativo poiché grazie alle pay-tv sarà possibile vedere le partite, mancherà anche lì il pubblico e sarà sicuramente poco divertente guardare una gara senza tifosi. Immaginate il “nostro” calcio: un play-off per la Serie D a porte chiuse, una vittoria di un campionato e il non poter festeggiare con i tifosi, vengono i brividi al solo pensiero. Il calcio nei dilettanti è aggregazione, stare insieme, portare la propria città sempre più in alto, vivere e sentire i tifosi. Questo aspetto mancherà, forse, anche il prossimo anno, ma che senso ha ricominciare senza aver la possibilità di vivere insieme l’ultima parte, solitamente la più bella, di una stagione? Arriva il quinto e forse cruciale “NO”.

La situazione è ancora in divenire, ma per i dilettanti sembra esser arrivato un triplice fischio finale ad inizio marzo. Ma di sicuro la LND dovrà comunque tener conto delle classifiche ottenute dalle squadre fino allo stop, sarà dura ripartire quest’anno o la prossima stagione, il campo è sempre l’unico ed insindacabile giudice del calcio.


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