Un derby carico di storie



Lo striscione dei tifosi bianconeri (www.irpinianews.it)

La tappa numero 30 del viaggio di Colore e Calore ha il Palamaggiò come scenario in un derby strano, teso, particolarmente atteso dal popolo bianconero. E’ stata una settimana lunga, nell’aria si respirava l’attesa per l’evento. Evento più da vivere in gradinata che sulle lastre di parquet visto quanto successo nell’ormai celebre finale del match d’andata al Pala Del Mauro. Ormai i rapporti di tranquillo vicinato tra casertani ed avellinesi si erano chiusi lì, in quella inutile sbandierata di Ron Slay sotto il settore bianconero. C’era attesa e la vigilia è stata particolarmente lunga. Tutto è filato liscio, e non c’erano dubbi, anche se le frecciatine non sono mancate.
A partire da Ron Slay che si è beccato uno striscione personalizzato (“Slay the flag stick in your ass” chiaro invito a mettersi la bandiera in un posto dove non batte il sole) oltre a valanghe di fischi. Ron non ha mai reagito, ha tirato dritto e… lungo visto che non c’ha preso mai e, forse, il Palamaggiò l’ha cancellato dal campo. Finalmente un Palamaggiò in grado di cancellare un avversario come non succedeva da tempo. Non sono passati inosservati, ed onestamente sarebbe stato impossibile il contrario, i cori e le offese rivolti ai suoi danni e, dal giudice sportivo, è partita una multa pesante. Questo il provvedimento preso: ammenda di Euro 2.000,00 per offese collettive frequenti del pubblico agli arbitri nei confronti di un tesserato ben individuato.
Lo ‘scontro’ Inferno vs Original Fans è stato un concentrato di fischi e pochissimi cori avversi. Dalla Curva Ancilotto si è alzato uno striscione che definirei saggio visti i rapporti esistenti tra Casertana (visibili alcune felpe rossoblu in curva) ed Avellino. Lo striscione recitava: “Non alla vostra città, non alla vostra realtà, ma ai vostri ridicoli ‘fans’ vaffanculo”, un messaggio di non astio verso la città irpina ma di scarsa simpatia verso i tifosi del basket. Dal settore biancoverde, pieno come un uovo con quasi 300 presenti, solo un coro personalizzato contro l’Inferno (anche in questo caso non è stata offesa, specificamente, la città della Reggia). Insomma Caserta ed Avellino non si vogliono bene nel basket ma vanno avanti nel rapporto ‘sereno’ in altri settori sportivi.
Commovente ed emozionate il minuto di raccoglimento che ha unito le scomparse del calciatore Piermario Morosini e dell’ex giemme bianconero Luciano Orabona. Applausi scroscianti da tutto il palazzetto e quello striscione semplice in curva IBN: Ciao Big Luciano. I senatori della curva erano presenti anche al funerale di Luciano; compostamente disposti fuori la chiesa di San Benedetto, hanno dato l’ultimo saluto ad un uomo fondamentale per la rinascita del basket casertano. Loro lo sanno, i più giovani no, e farebbero bene a sentire i più vecchi anche in questo caso. Farebbero bene a sentirli anche quando raccontano la vera storia del coro ‘Oi vita, oi vita mia’. I più anziani, ci passeranno il termine, sanno bene che, al Palamaggiò, non è una novità ma non è neanche un’abitudine. Si sentiva negli anni Ottanta e pochissimo nei Novanta ed era un coro spontaneo principalmente dedicato ad Oscar. Da allora non è stato mai riproposto, perchè farlo ora si domandano in molti? Forse per moda, forse. Ma sarebbe meglio che questo coro partisse dal cuore e non dal dj di turno. Così com’era tanto tempo fa. La discoteca è una cosa, i sentimenti ed i cori del Palamaggiò un’altra.




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