FINE DI UN INCUBO. Romano: “Credevo di non giocare più, ora felice di tornare. A Villa Stuart ….

L’ortopedico di Dybala ed Ibrahimovic ha fatto rinascere il centrocampista



Amerigo Romano

CASAL DI PRINCIPE – Per un ragazzo che ama il calcio, veder interrompere all’improvviso la propria carriera è un rimorso che si porterà dentro per sempre. Arrivare al campo, vestirsi mentre si chiacchiera con i compagni di squadra, mettere calzerotti, scarpette e disputare allenamento o partita: una routine che è vita per miliardi di persone.

L’INCUBO. Questa routine, ad un certo punto, ha subito un brusco stop per Amerigo Romano. Dopo quasi trent’anni di un leit-motiv appassionato, il calciatore classe ‘88 di Casal di Principe si è fermato per un infortunio al ginocchio nell’estate del 2022 e da quel momento è caduto in un vero e proprio incubo. Le prime diagnosi mediche erano state nette: non puoi può giocare a calcio. Ed invece, grazie a cure particolari e ad una voglia di crederci infinita, il calciatore si è rimesso in piedi ed ora è pronto a ritornare in campo, con una nuova chiamata che attende.



L’INFORTUNIO. Gladiatore del centrocampo, che lotta su qualsiasi pallone, Romano racconta ciò che è accaduto nell’ultimo anno e mezzo, con quella sfumatura nelle parole di chi è uscito fuori dal baratro: “Durante la preparazione della stagione 2022-2023, ad agosto, mi sono infortunato al ginocchio: ero all’Albanova con la guida di Andrea Ciaramella. Mentre ero da solo sento un forte dolore e mi fermo. Da lì inizia il calvario. Non riuscivo neanche a salire le scale: i primi tre mesi li svolgo con la magnetoterapia, poi a gennaio 2023 vengo operato prima alla rotula e poi al menisco. Svolgo la riabilitazione verso aprile ma sentivo lo stesso dolore”.

IL MONDO CROLLA ADDOSSO. Le parole che tagliano come un coltello, il sogno che sta per svanire: “Parlo con diversi ortopedici che mi dicono: “Non ha più cartilagine ed il ginocchio è fragile: in queste condizioni non puoi più giocare a calcio”. Il mondo mi crolla addosso. Sentirsi dire questo dopo tante guerre sui campi, io che sono stato sempre un lottatore, a 33 anni è bruttissimo. Per una persona che ha sempre giocato a calcio e fatto sport, devi essere forte a capire che una parte della tua vita non tornerà mai più”.

A VILLA STUART. All’improvviso una luce illumina la tempesta: “Io non mi sono mai dato per vinto. Così, per caso, mi consigliano di andare a Roma e chiedere un parere ad una delle eccellenze di Villa Stuart, il dott. Eugenio Bartoleschi, colui che ha rimesso in piedi calciatori del calibro di Paulo Dybala e Zlatan Ibrahimovic. Chiedo un appuntamento e dopo aver controllato il ginocchio, mi dice: “L’unica soluzione per ritornare a giocare è fare le staminali al ginocchio sinistro. Poiché di cartilagine non ne hai più, le staminali faranno rigenerare osso e cartilagine. In 6 mesi puoi re-iniziare a giocare”. Io non potevo crederci ed ho fatto mille sacrifici pur di seguire il programma prestabilito. Ogni giorno va sempre meglio ed il dottore si rende conto che il mio ginocchio anticipa le tappe. Al posto di quei 6 mesi ne ho impiegati 3, tanto che il dottore nell’ultimo controllo mi confida: “E’ un orgoglio per me che tu sei tornato in campo: ad oggi stai bene e puoi giocare”.

LA LUCE. Felicità da tutti i pori per il veterano cresciuto nel settore giovanile del Napoli, che ha giocato 8 anni in Serie D con Venafro, Ostuni, Imolese, Poggibonsi ed in Eccellenza con Albanova, Pomigliano, Mariglianese, Mondragone e San Giorgio tra le altre: “Chiedo all’Albanova di allenarmi e la società della mia città mi dà la possibilità. Mi sono rimesso in forma ed infatti ad oggi sto bene, il ginocchio regge per cui posso tornare a battagliare sui campi. Sono molto realista: se non stavo bene avrei appeso definitivamente le scarpette al chiodo ed invece, dopo un anno e due mesi fermo, sono felicissimo di essere pronto per riascoltare l’adrenalina pre-partita e scendere in campo per la maglia. Sono un giocatore libero, aspetto la prossima destinazione. Mi avevano detto che non potevo più giocare a calcio ed invece respirare l’atmosfera dello spogliatoio, toccare il pallone, mi fa sentire vivo. E’ la mia resurrezione”.


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