MANCOSU SHOCK. L’ex Casertana confessa: “Mi sono operato il 26 marzo perché ho un tumore”



Marco Mancosu (Foto Giuseppe Scialla)

LECCE – Come un fulmine a ciel sereno, senza neanche avere il tempo di prendere coscienza delle parole lette. Nel primo pomeriggio Marco Mancosu, capitano del Lecce ed ex gloria della Casertana, ha scritto su Instagram un messaggio in cui confessa di essere in piena lotta contro un tumore. Una rivelazione sconvolgente che ha messo in apprensione non solo i tifosi salentini ma anche l’intera città di Caserta, visibilmente innamorata del calciatore sardo che in due anni all’ombra della Reggia ha siglato 11 reti in 59 presenze. Di quel biennio, dal 2014 al 2016, resta indimenticabile il rigore segnato al 93′ nella sfida da sempre sentita contro la Salernitana del 6 gennaio 2015: un goal che permise di trionfare con il punteggio di 1-0 e che provocò una emozione indelebile nel cuore dei falchetti.

LA CONFESSIONE. La confessione, perché è di quello che si tratta, avviene perché il trentaduenne di Cagliari aveva inizialmente camuffato il vero motivo dell’operazione alla stampa ed alla tifoseria del Lecce. Fu comunicato che l’assenza per diverse settimane era dovuta ad un intervento di appendicite, costringendolo a saltare le sfide di aprile contro Salernitana, Pisa, Spal e Vicenza. Un’assenza pesante per il team giallorosso, con cui Marco aveva siglato quest’anno 8 goal in 26 presenze. Tanto si era parlato anche dopo che Simone Pettinari aveva dedicato il goal contro la Salernitana del 2 aprile al suo compagno di squadra, mostrando davanti la telecamera la maglia con il suo numero 8. Fino ad oggi il fantasista si era sempre trincerato dietro un profilo basso, ma oggi ha deciso di dire tutto e rivelare il vero motivo dell’operazione. Da Lecce, Caserta il coro è unanime per la sua pronta guarigione.



IL MESSAGGIO DI MARCO MANCOSU 

Mi sono operato il 26 Marzo. Di tumore.

Ho visto un mondo che non avrei mai pensato di conoscere, ho visto il terrore negli occhi delle persone che amo, ho visto il terrore e la preoccupazione di mia moglie che per lo stesso motivo ha perso il padre quest’estate, ho avuto la paura di non poter crescere mia figlia, ho fatto esami nei migliori centri italiani, con affianco gente che ad oggi non so nemmeno se sia viva, se sia riuscita a superare la propria malattia. Là, in quella sala d’aspetto non ci sono ragioni sociali, non conta se sei un avvocato, un calciatore, un presidente o un normalissimo impiegato, là siamo tutti uguali, tutti alle prese con qualcosa che non possiamo controllare.

I medici mi hanno detto che la mia stagione era finita e che dovevo pensare all’anno prossimo, dopo due settimane ero in campo a correre. Dopo un mese sarei dovuto tornare a Milano per sapere se dovessi fare la chemio o meno, non ci sono ancora andato perché voglio fare la cosa che amo di più al mondo, giocare a calcio, poi si vedrà a fine campionato. Io ho già vinto.

La vita può non essere sempre giusta perché non penso che nè io nè nessun altro a questo mondo meriti di avere un tumore ma penso anche che non debba mai mancare il coraggio, il coraggio di affrontare ogni tipo di avversità che la vita ci mette davanti, il coraggio di prendersi responsabilità, il coraggio di mostrarsi deboli ed essere più forti di quanto si creda. Questo per me significa essere UOMO e sinceramente, credetemi, di tutti gli errori che faccio, di un rigore alto o di un errore davanti al portiere, di queste cose non me ne frega un cazzo perchè sono cose che succedono solo a chi si prende la responsabilità di fare, di avere coraggio, di provare, di sbagliare e riprovare ancora.


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