GLADIATOR, RICOMPATTARE L’AMBIENTE. Appello all’unità ed alla tregua società-tifosi, per il bene dei colori neroazzurri



I tifosi del Gladiator (foto Andrea Salzillo)

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Con l’investitura di Nello Di Costanzo è stata messa la pietra sopra ad un periodo delicato. La scelta del nome tanto invocato dalla piazza ha avuto come conseguenza la tregua tra la società ed i tifosi che per circa un mese hanno chiesto la testa dell’ex allenatore Clemente Santonastaso, ritenuto il colpevole della striscia di dieci risultati senza successo e della discesa in classifica nella zona play-out. Gli animi si sono sbolliti e di fatti il ritorno di una gloria del passato come Nello ha riportato quell’entusiasmo che non si vedeva da tempo.

RICOMPATTARE L’AMBIENTE. Mai come ora la parola chiave è l’unità. Per rialzarsi da una situazione di classifica a dir poco precaria e navigare con certezza verso la salvezza, il Gladiator ha bisogno di ritrovare il suo equilibrio. Ed oltre alle modifiche che avverranno dal punto di vista tecnico-tattico, è fondamentale che l’ambiente si ricompatti, altrimenti c’è il serio rischio che le nubi si addenseranno presto nel cielo a tinte neroazzurre. Non solo per la seconda parte di campionato ma anche per le prossime stagioni.



LA TREGUA. Mettere da parte il proprio orgoglio e dare priorità al futuro del Gladiator, deve essere questo il monito in questa fase. Il braccio di ferro, perpetrato fino a domenica scorsa, è solo deleterio per il vecchio cuore neroblu che non vuole smettere di sbattere forte, in un panorama prestigioso come la Serie D. E per fare ciò serve la riappacificazione tra la famiglia Aveta e la tifoseria organizzata: in tal senso Giacomo De Felice, che è legato da un’amicizia molto stretta con Aveta padre e figlio, si sta muovendo per ri-assemblare i cocci di un rapporto deteriorato con i tifosi, al fine di continuare insieme una storia che non vuole conoscere i titoli di coda e che gode di una prospettiva rosea, con i due stadi del ‘Piccirillo’ e dell’Iacp in gestione.

Striscione del Gladiator per Mattia Aveta e Giacomo De Felice

VENIRSI INCONTRO. Quali siano le ragioni di entrambi sono state conclamate, evidenziate e forse andate anche oltre il limite. Ma per il bene del Gladiator, è necessario un vertice di incontro tra le due parti che deve riflettere su un punto. Un mese di tensioni non può rovinare quasi tre anni di idillio tra la famiglia Aveta, Giacomo De Felice ed i fedelissimi, coloro che seguirebbero i colori neroazzurri anche sulla Luna. L’orgoglio di una città intera, il primo interesse dall’alba al calar del sole, la fede extraspirituale che non tutte le piazze nutrono per la propria squadra di calcio: sfumature su cui Salvatore e Mattia devono riflettere bene quando guardano all’apparato Gladiator. Dall’altra parte non bisogna dimenticare i tanti sacrifici compiuti, in qualità di figure esterne, per dare tranquillità alla società di via Martiri del Dissenso, apprezzata tra le più stabili del girone anche in piena pandemia da Covid-19: sforzi che i supporters non devono dare per scontati.

INSIEME. Quello che è stato può ritornare ad essere. Un rapporto di massimo rispetto e stima reciproca che, anche se ora sembra lontano anni luce, può essere recuperato e l’investitura di Di Costanzo è già un primo passo. Ed anche se c’è un rigetto da parte di chi ha vissuto tutto al 100% in questo triennio, non si può porre fine a quanto di buono creato così, in uno schioccar di dita. Sembra adesso che tutti insieme, accomunati dallo stesso amore, hanno festeggiato ad Afragola, a Frattamaggiore, del tutto esaurito col Canicattì, per il ripescaggio in Serie D, col Fasano e col Gravina. Quel legame non può essere finito e deve assolutamente tornare in auge.

Ognuno si assuma le proprie colpe e metta da parte l’orgoglio. Non è il tempo delle polemiche, c’è una salvezza da conquistare. Ne va del bene del Gladiator.


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