GLADIATOR, COSÌ NON TI SALVI. Ambiente depresso e zero scontri diretti vinti in casa, la scossa è inevitabile



Aniello Vitiello con la Vis Artena

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Il Gladiator è entrato in un vortice di negatività e depressione. Sul campo e dietro lo smartphone, da casa, l’ambiente neroazzurro sta vivendo con esasperazione una realtà che è tremendamente complicata. Se anche nella ‘chiamata alle armi’ contro il Giugliano non arriva la vittoria, si fa davvero dura per i neroazzurri che non hanno vinto con nessuna delle compagini che sono immischiate in zona play-out. Pareggi con Nola, Giugliano, Arzachena, Afragolese e sconfitta con la Torres, mentre domenica sfida contro il Latte Dolce: questa è la tabella difficile da commentare. A ciò si aggiunge la prospettiva che la maggior parte delle sfide salvezza verranno disputate in trasferta nel girone di ritorno. Di fatti contro Nola, Giugliano, Arzachena ed Afragolese i neroazzurri saranno di scena fuori casa (le stesse contro cui non ha vinto), mentre solo con le sassaresi si giocherà in casa.

MANCA IL CARATTERE. Questo non vuol dire che Di Pietro & soci non siano capaci di vincere in trasferta ma è naturale che nel girone di ritorno la paura aumenta ed il clima ostile sarà una costante, tra avversarie che lotteranno per la salvezza in Serie D. Servirà quel carattere che, francamente, il Gladiator al momento non ha. In tutti i momenti in cui la squadra e l’allenatore sono stati chiamati a sconfessare le proteste della tifoseria non hanno mai vinto, come succede da due mesi, ed anzi hanno evidenziato i propri limiti tecnici e di organico. Se nelle sfide chiave al “Piccirillo” non si riesce a vincere contro squadre che sulla carta hanno un valore nettamente minore rispetto ai neroazzurri, come Nola e Giugliano, vuol dire che il problema c’è e che non bisogna sperare nel futuro come ancora di salvezza. Affidarsi sempre alla prossima gara come augurio di una vittoria ha spinto la barca verso lidi di passaggio ma non ha mai attraccato verso il porto della vittoria. Intanto le giornate passano e sono nove le partite senza successo, con la discesa nei play-out che oramai è la quotidianità. Due restano le vittorie su quindici partite: troppo poche per salvarsi.



L’EMBLEMA. Contro il Giugliano qualcosa in più si è visto, con le varie parate del forte portiere avversario Mola ed il palo che ha negato la gioia a Maurizio Maraucci: di certo la sorte non sta pernottando all’ombra dell’Anfiteatro. Neroazzurri meglio dei gialloblu, nonostante i quaranta minuti in inferiorità numerica per l’espulsione di Aniello Vitiello: l’episodio emblema del momento sammaritano, che vive tutto con grande tensione e paura di fare ogni minimo passaggio, e con problematiche nei rapporti intestini alla società che non fanno per nulla bene alla tranquillità. Ma una cosa va detta: il Gladiator gode di una stabilità societaria ed economica e di una rosa che non è paragonabile con quella di club come Nola e Giugliano, al centro di situazioni che definire precarie è poco.

SENZA PARAGONI. Proprio per questo la tifoseria è molto arrabbiata. I neroazzurri hanno una solidità che gli altri sognano: una base fondamentale per ogni società di calcio che dovrebbe lasciare presupporre una navigazione in una zona tranquilla di classifica. Invece tutto ciò è frenato dalla presunzione e dalla testardaggine, caratteristiche che si aggrappano agli alibi della ‘sfortuna’ e del terreno di gioco come attenuanti di una situazione che è diventata molto pericolosa. Ma semmai la presunzione dovesse essere messa da parte, archiviando una sfida alla città che è a tutti gli effetti masochista e deleteria per tutti, ci si potrebbe rendere conto che di questo passo il Gladiator rischia la retrocessione.

SCOSSE DETERMINANTI. Serve una scossa. Non ci sono più scuse. Ne ha bisogno l’ambiente e la squadra, altrimenti la salvezza diventa una chimera, anche perché Afragolese, Arzachena e Giugliano hanno delle partite in meno e potrebbero spingere i sammaritani ancora più in basso. Lo dimostra il recente passato quanto una scintilla di cambiamento permetta al Gladiator di conquistare il proprio obiettivo, con la decisione drastica di Aveta-De Felice. Due anni fa l’interruzione del rapporto con Giovanni Sannazzaro e Nicola Amoriello conseguì il traghettamento di Vincent Credendino che consolidò la conquista dei play-off ed il punteggio utile per il ripescaggio in Serie D. L’anno scorso il passaggio di consegne da Pasquale Borrelli a Clemente Santonastaso ha dato quella spinta per ottenere 8 punti in 4 gare: un bottino che ha contribuito a regalare la salvezza in virtù della classifica cristallizzata.

NUMERI NEGATIVI. Al momento la famiglia Aveta è irremovibile e non ha intenzione di cambiare, con la conferma ad oltranza dell’allenatore. Nel frattempo il campionato prosegue ed il Gladiator è sempre più giù, con una percentuale bassissima di vittorie dello 0,13% di vittorie in 15 gare e di neanche un punto a partita. Senza dimenticare che il girone di ritorno è un altro campionato. Quindi o la squadra cambia passo da Sassari in poi oppure la scossa è inevitabile. Prima che sia troppo tardi e veder ritornare i colori neroazzurri mestamente in Eccellenza.


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