MARADONA CONTRO LA CASERTANA. La griffe del Dios nella seconda gara in Italia, Mariotti: “Campione unico e gentile”



Diego Armando Maradona e Luca Mariotti

CASERTA – Quando cade un re, la terra trema. Soprattutto se quella terra è stata calcata da un poeta del calcio come Diego Armando Maradona. La Campania, il suo capoluogo e la provincia di Caserta, ma non solo, sono scosse dinanzi alla morte di una leggenda, di un autentico mito.

L’artista del pallone ha trascorsi con la città della Reggia legati ad una partita di Coppa Italia. La data che difficilmente i casertani dimenticheranno è il 26 agosto del 1984. Maradona approdò a Napoli due mesi prima e tra la commozione del popolo e l’incredulità dei tifosi fu accolto in uno stadio San Paolo che solo a guardare quelle immagini viene la pelle d’oca.



Sulle ali dell’entusiasmo per quell’arrivo troppo bello per essere vero, alla squadra partenopea toccò giocare il derby contro la Casertana valido per la seconda giornata del girone 8 di Coppa Italia 1984-1985, appena quattro giorni dopo il debutto ufficiale con goal del Pibe de Oro contro l’Arezzo. Quel 26 agosto 1984 la partita si sarebbe dovuta giocare allo stadio ‘Pinto’ ma per ovvi motivi di ricavo si disputò proprio in quello stadio che nei giorni prima gli aveva dato il benvenuto. Come ci si aspettava la sfida terminò con gli azzurri che vantarono il risultato a pieno merito di un 3-0. A sbloccarla fu proprio lui, l’immortale, che segnò il suo primo goal su rigore nonché la sua seconda rete ufficiale con la maglia del Napoli. La Casertana ebbe la grande occasione di pareggiarla con Emilio Frigerio ma che solo davanti al portiere tirò alto sopra la traversa. Da lì poi tutto in ascesa per il Napoli che portò a casa una vittoria a punteggio tondo.

Ad affiancare Frigerio tra la formazione casertana c’era anche Luca Mariotti. L’ex falchetto si è affiancato al dolore di tutto il mondo e non ha risparmiato di certo belle parole per colui che è l’incarnazione di questo sport. Così lo ha descritto al Mattino: “E’ stato unico. Gli riusciva tutto con una facilità impressionante. Aveva della gambe fortissime, scattava e si fermava in un metro”. E poi sull’uomo Diego, oltre che calciatore: “A fine gara gli chiesi una foto, fu gentilissimo e ce la scattammo. L’anno dopo giocammo contro la Juventus e la stessa foto Platini me la rifiutò”.


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