LA RIPRESA. Per il ministro Speranza ci sono altre priorità: “Il calcio è l’ultimo problema. Bisogna salvare vite umane”



Roberto Speranza, ministro della Salute

ROMA – “Calcio? Con oltre 400 morti al giorno le priorità sono altre” – questo il messaggio veicolato da Roberto Speranza, ministro della Salute – “con sincerità, e parlo anche da tifoso, questo è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci”.

COSA ACCADE DOPO IL 4 MAGGIO. Se è vero che “il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti” (A. Sacchi), è altrettanto vero che lo stop forzato di questo e di tutti gli altri sport è un problema non solo sportivo, bensì anche e soprattutto economico, visto e considerato che la Serie A, presa singolarmente, genera ogni anno 8 miliardi di euro che contribuiscono in parte al mantenimento della struttura fiscale dell’intero paese. Ecco perché mercoledì 22 aprile alle 12:00 ci sarà una videoconferenza tra Spadafora, ministro dello sport, FIGC, e i presidenti di Lega Serie A, Serie B e Lega Pro. Al centro del dibattito, un Protocollo licenziato dalla Commissione medica della Federcalcio contenente le varie indicazioni da adottare nel caso in cui si decidesse di dare il via libera agli allenamenti, e che tra le altre cose prevede:



  • test sierologici e molecolari a giocatori e staff, il cosiddetto “gruppo squadra”.
  • allenamenti con distanze superiori ai due metri
  • ritiri blindati

Meno di 48 ore dunque al verdetto finale, che sembra però pendere tutto dalla parte di Speranza: d’accordo con la posizione del politico anche il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, disposto a fermare definitivamente la stagione calcistica, per tutelare la salute pubblica e degli addetti ai lavori, evitando di “fare il becchino del calcio italiano”.


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