POCHESCI PER LA RINASCITA DELLA CASERTANA: “Qui per riaccendere la fiammella del presidente. Patto con i tifosi, non sarà una scampagnata”



La presentazione di mister Pochesci e il suo staff

CASERTA – La Casertana presenta il nuovo allenatore Sandro Pochesci. Il terzo trainer della stagione, dopo Gaetano Fontana ed il tandem Raffaele Esposito e Nello Di Costanzo, ha espresso le prime parole nel ventre dello stadio “Alberto Pinto” di Caserta. A presentarlo il direttore sportivo Nello Martone che ha affermato: “Grazie al presidente Giuseppe D’Agostino che mi ha dato l’opportunità di cercare di riaccendere la fiammella. Il presidente ha fatto l’ennesimo sforzo per cercare di cambiare la stagione. Al momento non so cosa ancora il presidente cosa deciderà sul futuro ma questa è l’occasione per cambiare una stagione fino a qui difficile”.

Sanguigno e determinato come pochi, Sandro Pochesci prende di petto la sua prima conferenza stampa, parlando con il suo tono diretto: “A Caserta qualsiasi allenatore sarebbe venuto a piedi. Per uno come me che ha passione, se ti chiama un club come la Casertana non puoi dire di no. Se mi avessero chiamato in un’altra piazza a sei giornate dalla fine, non sarei andato. Ma a Caserta, alla Casertana non posso dire di no”.



Martone e Pochesci

Quando domenica il direttore Martone mi ha chiamato, abbiamo parlato dieci minuti. Non ho neanche visto il contratto, ho detto al mio procuratore di trovare la miglior soluzione con il presidente, quindi non so quanti mesi durerà. Non mi interessa, addirittura ho lasciato a Terni un contratto di quattro anni: l’ho fatto per dignità. Ora mancano sei giornate alla fine più i play-off e per me questo è un campionato a tutti gli effetti. Con la Casertana c’è stato un altro contatto a novembre, ma non andai con l’idea di chiudere perché dopo Terni immaginavo altre opportunità. Penso di aver fatto un ottimo campionato con la Ternana fino a dicembre ma, dopo l’interruzione del rapporto, non pensavo che ci fosse un sistema così duro per rientrare”.

Per me l’importante è la faccia. Prima di entrare, ho chiesto a Castaldo e Floro Flores un selfie, perché per me che vengo dalla Prima Categoria, che vengo dai Dilettanti, ho sempre sognato di allenare i calciatori di Serie A ed ora che li alleno, voglio arrivare all’ultimo gradino. Se voi pensate che vengo a fare la scampagnata, vi sbagliate. Nonostante fino a qualche giorno fa fosse di altri, questa è la mia squadra: deve dare tutto. Abbiamo una situazione delicata, tra condizioni così così, squalifiche, infortuni. E non è colpa del lavoro sbagliato di chi mi precede. Non esiste stanchezza, i calciatori non possono avere una condizone scadente al 30 di marzo. Io ho entusiasmo e voglio trasmetterla a tutti, dal presidente all’ultimo dei tifosi”.

Figura che fa della dialettica un proprio punto forte, anticipa i giornalisti e si autodomanda: “Come gioco? Si gioca con i giocatori che un allenatore ha a disposizione. Non posso fare quello che penso o ho in testa. La mia bravura è quella di ottenere il massimo dai giocatori che abbiamo a disposizione. In Serie B 5, 6 giocatori così non li avevo, mentre la Casertana li ha in Serie C. Faccio un esempio. Floro Flores? Lo devo riaccendere, il 18 giugno fa il compleanno e quel giorno vorrei stare ancora ad allenare a Caserta. Ho contato che in squadra abbiamo ancora alcuni compleanni. Vorrei festeggiarli insieme, le responsabilità se le devono prendere. Per la prima volta alleno giocatori forti, io sono bravo ma non ho un curriculum come loro. Ho vinto la Prima Categoria, Eccellenza, Serie D, ma farò di tutto per mentalizzarli”.

Un momento della conferenza

Argomento Ternana è un discorso che lo fa ancora rabbrividire: “A Terni, in 23 partite, ho collezionato 13 pareggi, 3 vittorie, 7 sconfitte, avevo il quarto attacco in Serie B con 12 esordienti con un allenatore esordiente. Sono salito di 7 categorie, mentre allenatori come Spalletti e Mancini non li hanno vinti certi campionati, per cui credo che non hanno esperienza. Io ho 580 panchine, molti mi dicono che ne ho 30 in Prima Categoria, 30 in Promozione, 30 in Eccellenza ma per me restano comunque presenze, qualsiasi sia la categoria. Mi arrabbio perché nel calcio c’è un sistema che deve essere cambiato. Basta con queste categorie privilegiate. Non è giusto che un giocatore smetta di giocare in Serie A, e dopo venti secondi allena in Serie A. I calciatori devono fare gavetta. Non è giusto per chi come si è fatto una vita dalle categorie basse per poi risalire”.

Infine il nuovo allenatore si sofferma sul presidente: “Ho visto un uomo ferito. E’ un passionale, quindi va dall’esaltazione alla delusione. Io mi sono messo in testa di far tornare la fiammella al presidente. Non ho mai visto una persona che mi guarda in quel modo. Vediamo chi è Pochesci, per me sei partite è un campionato. C’erano giocatori che erano morti fisicamente ed ora sto cercando di riprenderli. Chiedo ai tifosi di fare un patto: è un messaggio forte, chi non ci crede non venga. Ho giocato contro la Casertana, so che peso hanno i tifosi che sono i dodicesimi uomini in campo. Io voglio principi no moduli. Ho incontrato un presidente eccezionale, che lavoro insieme alla moglie. Non posso né pretendre né credere, devo dare. Sarà una bella sfida con uomini veri. Non ho trovato mai apparecchiato niente. Se stavano bene, non avrebbero chiamato Sandro Pochesci. Se avevano preso giocatori forti, non chiamavano Pochesci. Io sono innamorato del presidente, metterò per la Casertana amore, passione, sogno”.


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