Leghiamocela ‘Ardito’ – Puntata doppia e non è una scommessa… La coreografia, le ‘pezze’ e le voci di dentro



Rubrica settimanale. Uno spaccato sulla ‘Palla a Spicchi’. A Tutto Tondo. Raccontato in modo ‘leggero’. Un “dietro le quinte”, fuori dalla competizione. Signore e signori:  Modestino Ardito.

Cosa va? Ve lo dico subito:



Uno – Oscar, O’ Rey, Mao Santa. Un idolo, un campione, un esempio.

Due – La coreografia della “Curva Ancilotto”, tutta per il nostro idolo.

La “Curva”, oggi come oggi, è il vero “plus valore” bianconero. Il vero benchmark di riferimento, per il brand JuveCaserta/Pasta Reggia.

Tre – Quelli che pagano sempre il biglietto. Anche quelli del “sold-out” brindisino. A prezzo pieno, ma correttamente concordato.

Cosa non va? Eh… è una parola!!!! Da dove comincio?

Uno – Torniamo all’happening di mezzodì contro Pesaro: più che di “marketing”,  è parsa la tradizionale fiera del mercoledì e sabato di Via Ruta.

“E ho detto tutto” (cit. Totò e Peppino);

Due – La serie negativa di sconfitte: 4 nelle ultime 5 (due sicuramente evitabili). Finirà il 1 gennaio? Mah, forse no. O forse…

Tre – Panchina lunga (per posti  a sedere), roster corto (per giocatori validi, anche senza infortunati);

Quattro – Il Coach: decisamente fuori allenamento;

Cinque – “Buio in sala” (e non è il titolo di un horror),  sulla panchina ospite. Spieghiamo: il Palamaggiò è dotato di 20 fari, che dovrebbero illuminare a giorno il parquet, così come si conviene al Basket (9 per ambo le metà campo e 2 sulla linea di centro). Orbene, da tempo immemore, ne funzionano solo 11. Ma non ne farò un dramma, visti tutti gli altri problemi…

Contro Pesaro, però, solo 9 e con la metà campo avversaria illuminata da soli 2 fari. Strano che non ci abbiamo affibbiato una multarella. Fa che dobbiamo giocare all’aperto quando c’è il sole?

Sei – Le “voci di dentro…” (cit.). Dentro alla società. Ma anche le parole (o le parolacce) che si saranno detti nello spogliatoio. Questi, però, non sono fatti nostri.

Aneddoti dalla “Terra di mezzo”:

Uno – Il Basket è uno sport che si gioca al chiuso; a volte si gioca anche a mezzogiorno, senza che il sole penetri all’interno. Al Palamaggiò, una parte delle vetrate (quelle esposte a ovest), sono già oscurate da una pellicola nera: furono trattate ai tempi dei play-off, quelli grondanti di folla e sudore degli anni ’80-’90. Contro Pesaro, c’è stato il patetico tentativo dell’ultimo momento, di renderlo “blind” (cieco), con l’apposizione di teli da raccolta delle olive sulle vetrate lato est. Risultato: le “pezze  a  colori” si devono evitare. Sempre. Anche se, in questo caso, erano monocromatiche;

Due – I “portoghesi” della domenica. Mediamente: 1.200/1.500 parassiti che occupano abusivamente i sediolini di Pezza delle noci. Francamente, non se ne può più. Soprattutto verso chi (ri)paga prezzo pieno. Pur avendo già sottoscritto l’abbonamento. Pur facendo parte di quei “230” fedelissimi.

Chiosa con melanconia:

a Brindisi termina la Via Appia. La “Regina Viarum”, termina con la sua storica colonna e, una volta arrivati lì, non resta che guardare il mare. Ecco, non vorremmo che “Brandizio” diventi la nostra Finisterre…

Modestino Ardito


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