Di Costanzo e l’emozione di tornare al Piccirillo: “Il Gladiator è stato il mio trampolino di lancio. L’amichevole con Maradona ed i trionfi le pagine più belle”



Nello Di Costanzo e Diego Armando Maradona
Nello Di Costanzo e Diego Armando Maradona

SANTA MARIA CAPUA VETERE – “Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non possiamo essere cacciati”: così scriveva il pedagogista tedesco Jean Paul Friedrich Richter in uno dei suoi testi nel 1700. Mai come in questo caso, l’enorme spazio della mente in cui rientrano tutti i ricordi è paragonabile al paradiso, alla sfera della felicità in cui niente richiama negatività. La storia di Nello Di Costanzo ed il Gladiator è contrassegnata da tante pagine positive, emozioni, vittorie, soddisfazioni, momenti che ogni sostenitore sammaritano ricorda come se fosse accaduto ieri. E di fatti, ogni qual volta che l’allenatore romano mette piede all’ombra dell’Anfiteatro, il popolo di Santa Maria Capua Vetere lo tributa con baci e abbracci. Un trattamento che non viene riservato a tutti, bensì solo a coloro che vengono inseriti di fatto nell’Olimpo dei maggiori beniamini neroazzurri.

IL DOPPIO TRIONFO. Cuono Di Costanzo (sì, Nello è il diminutivo di Cuono) ha vissuto due esperienze a Santa Maria Capua Vetere che sono state tra le più fortunate della sua carriera, sia da calciatore che da allenatore. Da calciatore, dopo le giovanili disputate nel Milan e nel Napoli, egli svolse quattro stagioni con la maglia neroazzurra dal 1982 al 1986 e conquistò da protagonista la seconda promozione in Serie D nel 1983-1984, a cui fanno seguito due annate in Serie C2. Poi, dopo aver appeso anzitempo le scarpette al chiodo, viene investito della carica di allenatore nel 2001-2002 da Mario Natale ed Alfonso Salzillo. Così come diciotto anni prima, fu una stagione trionfale per la sua corazzata che si laureò campione del girone G di Serie D ed ottenne la terza promozione. Solo lui ha avuto l’onore di portare il Gladiator in Serie C2 prima da calciatore e poi da allenatore.



RICORDI INDELEBILI. E per questo motivo per il trainer nato a Roma il 26 luglio 1961 il turbinio dei ricordi si muove ad una velocità inesorabile: “Santa Maria Capua Vetere è la mia seconda casa. In primis da calciatore, con i presidenti Vollero e con l’allenatore Franco Villa vincemmo il campionato 1983-1984 di Serie D, facendo due anni in C2. C’era un entusiasmo dilagante, tribune piene ogni domenica, un terreno di gioco perfetto, infatti il giovedì ospitammo il Napoli di Diego Armando Maradona per un’amichevole infrasettimanale. C’era la cultura di squadra di alto livello. Dopo diciotto anni sono tornato da allenatore ed abbiamo vinto il campionato. Una cavalcata incredibile che ha ricreato tanto entusiasmo, con calciatori del calibro di Gaetano Romano, Vincenzo Di Maio ed Amedeo Petrazzuolo. Il Gladiator tornò in C, mentre io ho fatto il mio percorso. Il Gladiator è stato il mio trampolino di lancio, infatti da lì sono partito per poi allenare Benevento, Juve Stabia, Venezia, Messina ed Ascoli. Quando torno a Santa Maria Capua Vetere mi sento a casa”.

L’IMPRESSIONE. Ad inizio stagione, diverse volte è stato visto sedersi sulla tribuna prefabbricata del Piccirillo. Molti addetti ai lavori lo hanno indicato tra i papabili del dopo Squillante, ma lui nega che tale ipotesi sia stata reale: “Quando sono venuto ad inizio stagione, l’impressione era altamente positiva. Il nuovo progetto societario aveva ambizione, anche il ds Governucci mi è sembrato un bravo direttore, infatti ha costruito una buona squadra. C’erano le prerogative per fare un grande campionato, ora ci sono delle problematiche e questo mi dispiace. Quando ho rivisto il Gladiator allo stadio, ho pensato che in un futuro tornare a Santa Maria Capua Vetere mi farebbe piacere. Spero possa riaccadere, è una cosa mi gratifica ma non in questo momento, infatti quando Squillante era in bilico non c’era stata praticamente niente”.

MARADONA AL PICCIRILLO. Di tanti aneddoti vissuti in quel di Santa Maria Capua Vetere, Di Costanzo indica alcuni episodi che faranno la felicità dei tifosi neroazzurri: “Da allenatore mi ricordo la partita contro la Turris, se non sbaglio giocata in campo neutro. Mentre vincevamo 4-o, venne giù una nevicata e l’arbitro dovette sospendere la partita. Poiché c’era il rischio del rinvio, tutti i giocatori si affrettarono con le scope e le scarpette a liberare le linee di gioco. Il regolamento diceva che poteva rimanere bianco il campo ma non le linee. Chi con le scope, chi con le scarpette ci muovemmo a pulire perché volevamo i tre punti. In quell’annata da penultimi risalimmo la china. All’inizio stentammo, poi a dicembre la squadra si rinforzò con tre innesti del ds Pasquale Lanzillo, così veramente la squadra acquistò spessore. Da calciatore, nell’anno in cui vincemmo il campionato, durante l’amichevole contro il Napoli di Maradona, ci guardavamo il riscaldamento di Diego che faceva il funambolo, infatti in partita avevamo paura di affrontarlo per non fargli male. Ho vissuto il periodo d’oro del calcio sammaritano”.

L’OBIETTIVO DELLA FRATTESE. Domani Nello Di Costanzo torna ufficialmente per la prima volta da avversario al Piccirillo (da non dimenticare un’amichevole con l’Aversa Normanna), alla guida della Frattese con cui ha iniziato la sua esperienza da venti giorni: “Sono arrivato in un ambiente reduce da un anno in cui è stato compiuto un exploit, poi è stato perso il campionato nelle giornate finali. Quest’anno pensavano si potesse ripetere la stessa stagione, invece sono uscite diverse problematiche. Ad inizio anno è stato un perso un po’ di terreno, ma gli obiettivi da raggiungere a Frattamaggiore sono i play-off. E’ questo l’obiettivo realistico, oltre ai quarti di finale di Coppa Italia che sono importanti per il percorso. Per quanto riguarda il mercato, sicuramente qualche giocatore arriverà a Frattamaggiore per rinforzare la rosa. Domani contro il Gladiator sarà una partita impegnativa, perché i giocatori rimasti non regaleranno niente. La sfida del Piccirillo sarà un buon banco di prova per capire lo spessore della nostra squadra. Nonostante la rosa sia ridotta all’osso, di sicuro il Gladiator giocherà con un undici di spessore davanti al proprio pubblico darà il massimo”.


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