Una Juve corsara sogna il colpo sull’isola



Michelori in azione contro Siena (Foto Giuseppe Melone)
Michelori in azione contro Siena (Foto Giuseppe Melone)

La partita chiave, ma soprattutto la partita verità specialmente se si guarda avanti. L’ha definita in questo modo coach Lele Molin nella sua consueta conferenza stampa del venerdì la trasferta a Sassari aggiungendo del ‘pepe’ a quella che è l’ormai nota striscia di sconfitte che i bianconeri hanno inanellato da quando hanno invaso e saccheggiato il rettangolo in legno da gioco di proprietà della Montepaschi Siena il 26 di dicembre scorso. Del ‘pepe’ (nel senso buono del termine) che è poi definito ed inquadrato con una frase che forse racchiude tutta la difficoltà di questa partita: «Di sicuro possiamo dire che Sassari in questo momento è la nostra bestia nera. Non solo è l’unica squadra che ci ha lasciato un passivo di una certa consistenza lasciando il Palamaggiò, ma anche perché è una squadra che mette in risalto tutte i nostri limiti del momento. Quindi possiamo dire che è la nostra bestia nera». Una bestia che però la Juve era riuscita a domare per circa venti minuti in quella che pochi giorni dopo l’ultima vittoria ‘on the road, è stata a tutti gli effetti l’ultima sconfitta casalinga di Mordente e compagni. Insomma in due settimane si è passato al vaglio quelli che sono stati i due check point più importanti della stagione della Juve sia in positivo che in negativo. Da un lato si è passato dal battere colei che era stata asfaltata all’andata dando continuità a quanto avvenuto immediatamente dopo la sfida contro la Dinamo, ed ora si proverà, invece, a convertire un andamento lontano da casa che da quello stesso dicembre è il motivo per cui la compagine di Pezza delle Noci si ritrova ancora a combattere e dover sgomitare per la conquista di una posizione all’interno della prossima post season. Già perché da quell’ormai lontano giorno di dicembre, ne sarebbero bastate poche, ne sarebbero bastate un paio per ritenere quanto meno l’ultima posizione cosa chiusa. Bastava non sprecare a Cremona, o una delle due ultime Bologna e Varese e quella isolana, non sarebbe stata certo una tappa importante per la crescita della Juve. Ma il passato è passato, anche se un noto coro dice che non si dimentica. E di sicuro Caserta on dimenticherà quanto gli è scappato di mano per proprie mancanze in alcuni momenti chiave anche su campi difficili come quelli di Roma e Brindisi. Di sicuro non dimenticherà di aver avuto tra le mani la possibilità di compiere un filotto tra gare interne ed esterne che avrebbe avuto più fragore del fungo atomico in terra giapponese. Ma di sicuro coach Molin non ha voluto che i suoi uomini dimenticassero quanto di buono avevano già fatto quel 29 di dicembre con in aggiunta il fatto di giocare tre giorni dopo Siena e sempre senza il pivot titolare, Moore, che si era appena infortunato. Il video di quei venti minuti sono stati il liet motive di tutta la settimana, sono stati il fulcro di una settimana di avvicinamento in cui lo stesso Molin al venerdì ha ammesso che questa volta la difesa non è la principale arma per costringere gli avversari alla resa. Quello che serve è l’attacco. Quello che serve è mettere pressione ad una squadra che ama più riflettersi negli specchi della metà campo offensiva che in quella difensiva, anche perché puoi anche tentare di metterti davanti a quegli stessi specchi, il talento e la forza della Dinamo riesce sempre e poi sempre a trovare uno spiraglio in cui riflettersi. Certo i dati delle uniche due sconfitte casalinghe di Sassari (11 le vittorie tra le mura amiche di cui sei consecutive) stuzzicherebbero chiunque a riconsiderare quanto appena detto, ma la maggior parte del fatturato contro Siena prima e Milano poi, è arrivato da errori in esecuzioni che in genere vanno sempre a buon fine. Sono 64 i punti di media delle due battute d’arresto, anche se il dato più eclatante è quello che arriva dalla specialità della casa, il tiro da tre, dove Sassari ha chiuso con il 26,3%; 14 le palle perse (a fronte di 12,3 delle vittorie), 7 quelle recuperate (12,3 a valori invertiti) e poi l’altro dato fondamentale gli assist: quasi venti a partita nei 11 successi, poco più di 11 nelle sconfitte. 




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