Aouadi fa outing: “Maltrattato al Gladiator, senza vitto ed alloggio per giorni”



Amir Aouadi
Amir Aouadi

Scioccante. Solo in questo modo si può etichettare il racconto di Amir Aouadi sull’esperienza vissuta a Santa Maria Capua Vetere. Un legame di poco meno di due mesi, tra il calciatore di origini algerine ed il Gladiator, che è iniziato lo scorso 7 dicembre ed è terminato ai primi di febbraio, quando gli è stato comunicato il benservito da parte del club. Oltre cinquanta giorni di maltrattamento, non solo di un calciatore, ma di un uomo che è stato costretto a trovarsi ogni giorno un alloggio dove dormire e un pasto da mangiare, tra la completa indifferenza di uno staff dirigenziale che gli aveva garantito un vitto, un alloggio ed un accordo economico. Logicamente nulla di questo è stato mantenuto. In ordine cronologico, quello di Amir Aouadi è il terzo sfogo contro la cordata Vito, dopo che nei giorni scorsi hanno fatto outing prima il difensore Ettore Savoia e poi il segretario Massimo Savoia. Dichiarazioni di persone che stanno rivelando la verità dello scempio che sta accompagnando le tristi giornate del Gladiator.  

“Penso che il calcio non è fatto solo di cose belle e bisogna anche avere il coraggio di denunciare i maltrattamenti subiti da ragazzi di 20 anni che vogliono solo giocare per arrivare da qualche parte. Quello accaduto a me e ad altri ragazzi non è certamente il calcio che sognavo da bambino. Sono stato chiamato con altri ragazzi per fare parte della rosa a dicembre e ci sono stati promessi vitto, alloggio e ovviamente lo stipendio. I primi 10 giorni passano abbastanza bene, non possiamo lamentarci perché ci hanno fatto dormire in un B&B e il vitto era in un ristorante di fronte al campo.



Dopo questi giorni iniziano i problemi. Prima ci viene negato il vitto e quindi siamo costretti ad allenarci a stomaco vuoto, poi siamo costretti ad arrangiarci da soli per l’alloggio. Alcuni miei compagni si organizzano dalle proprie fidanzate ma io, provenendo dalla provincia di Brescia, non avevo nessuno a cui appoggiarmi. Grazie al proprietario del secondo ristorante (siamo stati trasferiti perché il primo ristorante non veniva pagato per darci il vitto) riesco ad appoggiarmi ad un pizzaiolo algerino (che non conosco) e grazie a lui riesco a dormire per cinque notti. Fortunatamente era un padre di famiglia e mi ha trattato bene.

Con l’arrivo del nuovo allenatore Filippo Di Pierro, acui sin da subito ho detto che stavo male e non riuscivo ad esprimermi al meglio, lui mi ha detto: “Amir stai tranquillo, fin quando ci sarò io, tu non dormirai sotto i ponti”. Fortunatamente ha mantenuto la sua parola e mi ha aiutato per l’alloggio e il vitto era coperto (Filippo di Pierro ha provveduto con le sue forze a darmi qualche giorno d’alloggio fin quando è rimasto al Gladiator). Ho passato molte giornate in centro a Caserta con le valigie in mano fino all’una di notte per vedere dove andare a dormire, poi in qualche modo il proprietario del ristorante mi aiutava. Questi sono i problemi extracalcistici.

Eravamo più di 30 giocatori, forse 35, ma si allenavano solo 23/24 persone e gli altri rimanevano a guardare. Fortunatamente ero preso in considerazione e mi allenavo regolarmente. A parte questo non avevamo soldi poichè venivamo sempre presi in giro sul fatto dei pagamenti.  Ci fu il periodo in cui mi infortunai e il massaggiatore non sapeva nemmeno che cosa avevo e non aveva neanche un cerotto e una borsa del ghiaccio. Giulio Biasin mi ha difeso e mi ha aiutato. Lui non fa parte di quello schifo, purtroppo ci è caduto. Il mio 108 non è stato rilasciato e poi non sono stato pagato come gli altri ragazzi, anche se ho un accordo economico.

Essendo una persona corretta e con dei principi sani per questo sport, dopo che mi è stato comunicato che non avevo più il vitto e l’alloggio, ho preso una scelta e sono tornato a trovare i miei genitori a Brescia perché un giocatore di calcio può fare dei sacrifici ma questo è troppo. Ho passato giornate al freddo e senza posto dove dormire. Ho avuto coraggio di parlare di questa situazione perché il calcio non finisce a Santa Maria Capua Vetere. Io, come molti ragazzi, abbiamo passato questa situazione uniti per cercare di cambiare un giorno il nostro tono di vita . Purtroppo il calcio sta diventando sporco. Gente incompetente e senza preparazione allena o gestisce società professionistiche o semi-professionistiche. In tutta Italia ora molti ragazzi stanno vivendo la mia situazione ma non vogliono parlarne. Io lo dico a testa alta perché questo non è il calcio che sognavo da bambino e per cui ho una passione”.


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