Save the last shoot



Aradori contro Mordente (Foto Turati-Pallacanestro Cantù)
Aradori contro Mordente (Foto Turati-Pallacanestro Cantù)

Quando perdi a fil di sirena brucia. E pure tanto. I bruciori aumentano se la perdi nello storico Pianella, contro una squadra di prima fascia come Cantù, dopo aver offerto una prova coraggiosa, dignitosa, a tratti anche di pregevole qualità. Due quarti a testa e la sensazione che l’overtime sarebbe stata l’appendice più giusta. Meglio Cantù nel primo e nel terzo quarto, benissimo Caserta nel secondo e quarto. Conti pari ma due punti di distacco causa quel canestro, a 3 decimi dalla sirena, imbucato da Cusin con la complicità della difesa bianconera. Sono attimi, frazioni di secondo, dove ti giochi tutto e se sbagli anche solo un angolo di difesa becchi il canestro della sconfitta. La Juve si è confermata in crescita offensiva e la scelta di partire con Mordente in quintetto è saggia e giusta. Così come il blocco italiano è una garanzia e Vitali piace ogni giorno di più (ma anche Tommasini, mentre per Michelori sono finiti gli aggettivi). Basta un tiro, a volte, per decidere una partita ma questo non deve cancellare quanto di buono fatto in terra brianzola. Si perde, ci sta, si inghiotte il boccone ma si guarda avanti con ottimismo. Sì, perchè la Juve di Molin sta dando segnali positivi pur negli errori e nelle sciocchezze che fa troppo spesso. Ultima nota: vediamo di uscire meglio dall’intervallo lungo; il terzo periodo sta diventando una mattanza.

L’ULTIMA AZIONE. Possiamo stare le ore a dire cosa sarebbe stato più giusto fare, la realtà racconta del canestro di Cusin, dell’aiuto sbagliato di Brooks, del disperato recupero di Hannah che, forse e dico forse, ha subito anche un fallo. Prendo, pari pari, le parole di Flavio Tranquillo (uno che ne capisce di basket, mica come il sottoscritto) che, sulla sua pagina Facebook, ha così parlato dell’ultimo tiro: “Temo abbiate un concetto della realtà lontano dalla stessa. E una concezione del ruolo degli allenatori un filo arrotondato per eccesso. Tra chi disegna una rimessa e chi deve difendere c’è un abisso, il secondo arriva a ruota per forza, non sono gli scacchi, dove si può riflettere 10 minuti sulla contromossa ed i pezzi sono di legno, qui non c’è riflessione e si parla di umani. Bravo Sacripanti, bravo Cusin, meno bravo Brooks che salta a vuoto, dubbio sulla sbracciata di Cusin. Stop”. Game set and match.



USA E GETTA. Se Brooks si sta confermando su altissimi livelli diventando il leader offensivo dei bianconeri (ed al Pianella, in tanti, l’hanno rimpianto domenica pomeriggio) e Scott è finalmente uscito dal fossato regalando una nuova prova di estrema efficacia e qualità, discorso opposto per Hannah, Roberts e Moore. Hannah è stato anonimo per tre quarti e spiccioli, ha sbagliato tanto al tiro, solite letture discutibili, difesa poco incisiva ma poi, almeno, negli ultimi minuti ha messo un mattonino (oltre ai canonici 7 assist finali). Roberts è andato a corrente alternata: fiammate in attacco, momenti di apatia, discreta difesa in alcuni casi, sbagliata in altre circostanze. Moore, e lo dice lo stesso Molin, vive un momento di estrema difficoltà. Dopo essere stato panchinato contro la Sutor, a Cucciago ha giocato solo 14′. Il coach ha chiarissima la situazione, non aspetta più nessuno e fa giocare chi merita. Moore, ora, merita questi minuti con la speranza che sappia rialzarsi come hanno fatto altri compagni che, in precedenza, sembravano ad un passo dal burrone.

L’ABBRACCIO DEGLI EX. Emozioni vere nel rivedere amici di vecchia data come Pino Sacripanti, Max Oldoini e Stefano Gentile. Emozioni vere anche sui loro volti e su coloro che c’erano già lo scorso anno. Il mio weekend canturino resterà nel cuore, nei miei ricordi che non voglio rendere accessibili a tutti voi. Perdonatemi, ma quello che è stato resta in me. Abbracci, baci e quella sana riconoscenza verso tre persone speciali. Piaccia o meno, tutti e tre hanno Caserta nel cuore. Capisco le simpatie e le antipatie, le abbiamo tutti, ma almeno bisogna essere lucidi e freddi nell’analizzare i risultati del campo: i risultati parlano per tutti e tre. Ci rivediamo al Palamaggiò che spero, anzi sono certo, riserverà la stessa accoglienza che il Pianella ha regalato a Brooks e Molin. Così si omaggia chi ha onorato la tua canotta. Poi, appena si alza la palla a due, ognuno penserà solo e giustamente a vincere.

VERITA’. Sesta sconfitta nelle ultime sette uscite ma l’ultimo posto è ancora distante. Capisco chi vuole qualcosa di più, vuole sognare un posto playoff e non vuole accontentarsi. Giusto, vero, sacrosanto e credo che questa Juvecaserta abbia ampiamente dimostrato che non si vuole accontentare di una salvezza senza patemi. Giocare così a Cantù non è da tutti: è da chi ha qualcosa dentro. Non recuperi, nuovamente, una partita già persa se non ti interessa onorare quella canotta bianconera (complimenti per il cambio di divisa, molto meglio questa). Caserta, eccezion fatta per Reggio Emilia, se l’è giocata con tutti e stiamo parlando di compagini che sono saldamente nei primi posti. Ha perso, ancora, con un solo tiro di distacco. Adesso ha un doppio turno casalingo e deve crederci. Può fare una doppietta, ce l’ha nelle corde.


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