Molin: “Brava Juve, due punti pesanti”



Coach Molin
Coach Molin

«La crisi alle spalle? Sarebbe da presuntuosi». E’ stata questa la risposta diretta e concisa di coach Lele Molin nell’immediato post partita del Pala Savelli dopo la vittoria dei bianconeri che ha messo fine ad una striscia di cinque sconfitte consecutive. Una risposta quasi a ribadire o a sottolineare che pensare troppo alla leggere o dare a quello che si è fatto in campo – seppur di grande valore – un’importanza al di sopra del livello normale del mare, è un errore o quanto meno una scottatura che Caserta ha già toccato con mano. Più e più volte, infatti, durante il periodo buio delle sconfitte, i protagonisti della formazione di Pezza delle Noci hanno sottolineato come la partenza sparata nelle vittorie (Venezia e Pesaro) e nella sconfitta (Milano) il livello di auto stima e di comprensione del lavoro e del processo di crescita che aveva disegnato Lele Molin al momento di prendere il timone della squadra tra le mani, si era elevato troppo in alto e con troppo entusiasmo. Il che è un qualcosa che non fa mai male, ma che risulta essere deleterio se non hai quella forza mentale nel restare allo stesso tipo di altezza anche quando le sconfitte o il campo inizia a minare certezza dopo certezza quello che in 120’ di gioco sembravano essere dei pilastri. Ed allora la Juve ha dovuto imparare a sue spese di non dover e poter andare, almeno per il momento, oltre il proprio orto, lo stesso che gli garantisce quella sicurezza mentale e tecnica che ancora una volta ha dimostrato di poter essere fondamentale. L’idea di partire da zero o quanto meno quella di essere sotto accusa (lo stesso era successo all’inizio del campionato dopo una prestazione dove i mugugni sulle prestazioni individuali di alcuni giocatori e quelle di squadra, avevano preso il sopravvento e caricato gli animi dei bianconeri) e ad un passo dal baratro ha funzionato da defibrillatore ad un gruppo che era finito in una sorta di arresto momentaneo. Ed allora calma e piedi per terra devono essere il motto casertano. Calma nell’affrontare giorno dopo giorno la settimana di allenamenti e piedi per terra nel valutare una vittoria che ora comporta anche il compito più difficile: continuità. La reazione di orgoglio, grinta e fermezza mentale dopo un periodo di cinque settimane di scelleratezze soprattutto in termini di concentrazione tra primo e secondo tempo. era un qualcosa che prima o poi poteva essere preventivato, ma ora c’è bisogno che questa continuità che la Juve ha dimostrato di avere in campo in termini di gioco, venga riproposta domenica dopo domenica a prescindere dal risultato. Un risultato ed una linearità di gioco che ha dato un segnale importante e che forse non può assolutamente passare inosservato. Il primo è quello dello spostamento di Mordente in quintetto base per cambiare quelle che sono le regole dell’attacco puntando da prima su un giocatore che è più attaccante di 1vs1 che tiratore puro uscendo dai blocchi. Una decisione adottata con un chiaro obiettivo,. Quello di aprire ed allargare il campo per gli altri bianconeri che sul perimetro, ma anche all’interno dell’area, hanno trovato uno ‘spacing’ diverso per potersi giocare e prendere le proprie responsabilità diverse dalle scorse settimane. ‘Spacing’ diverso che è arrivato anche grazie ad Andrea Michelori. La sua presenza al posto di Moore ha significato più palla in post basso, più gioco vicino a canestro da sviluppare in termini di possessi personali, ma soprattutto in termini di attenzioni dell’intera difesa che ha lasciato quei centimetri necessari agli altri per prendersi tiri da tre in libertà o il tempo giusto per attaccare il recupero degli avversari. Uno ‘spacing’ al quale Molin non ha voluto rinunciare nemmeno quando il livello di energie di Michelori andava tenuto sotto controllo con un riposo; ancora una volta niente Moore (che di gioco spalle a canestro ne ha davvero poco se non un tiro girando sul piede perno ed in allontanamento) e dentro la coppia inedita formata da Brooks e Scott. «Avevamo bisogno di una risposta e quella arrivata con Montegranaro è stata quella giusta soprattutto in termini di atteggiamento – ha continuato lo stesso Lele Molin in sala stampa -. Siamo stati solidi su ambo i lati del campo ed in attacco abbiamo ritrovato quelle percentuali al tiro che ci avevano contraddistinto nelle prime giornate. Alla fine del match abbiamo fatto registrare sei uomini in doppia cifra, abbiamo distribuito ed equilibrato bene il nostro attacco e questo ci ha permesso di fare una gara di grande solidità, specialmente in attacco. Pongo l’attenzione su questa fase del gioco per un semplice motivo e cioè che anche nel periodo delle cinque sconfitte, in difesa avevamo sempre fatto ed ottenuto qualcosa di buono, era in attacco che non riuscivamo ad esprimere noi stessi sia a livello individuale che di gruppo. Non riuscivamo ad essere equilibrati come questa sera (domenica ndr) e quindi abbiamo tirato tanto e male. La differenza credo che sia tutta nel numero di assist, 17, ai quali si può attribuire assolutamente il merito delle ottime percentuali. Ed ultima cosa vorrei sottolineare la prova dei due veterani, Michelori e Mordente che sono la colonna portante per esperienza, di questa squadra».

E in difesa?



«Come al solito abbiamo fatto la nostra partita lasciando gli avversari sotto gli ottanta punti segnati. Nello specifico siamo riusciti a limitare il grande potenziale offensivo di Collins e Mayo ed in generale tutti i nostri avversari».


error: Content is protected !!
P