Juve, il bombardamento di Jelovac



Jelovac in azione (Foto Giuseppe Melone)
Jelovac in azione (Foto Giuseppe Melone)

Euforia; l’euforia di essere tornati a vincere, l’euforia di aver messo fine ad una striscia di quattro sconfitte consecutive e di aver fatto un enorme passo in avanti all’interno del cammino verso la salvezza. Se poi a tutto questo ci si aggiunge l’euforia trasmessa dall’abbraccio della nuova proprietà e di tutta la squadra e la gioia dei cinquanta presenti nello spicchio di Unipol Arena colorato di bianco e di nero, ma anche di biancoblù targato Fortitudo, allora ci si rende conto di come il gesto alla fine di Stevan Jelovac, che ha fatto tanto infuriare la curva avversaria sia oggetto ed il riflesso principalmente di quella euforia e nulla più, cosi come ha avuto modo di spiegare anche il diretto interessato sulla questione: «E’ stato un gesto istintivo e senza nessun secondo fine. Ho solo alzato le braccia per la grande emozione e l’euforia della vittoria. Non volevo generare nulla, solo gioire per la vittoria, ma mi dispiace se ho fatto qualcosa di male od offensivo. Non era mia intenzione».

Dopo la sirena finale e la vittoria la fotografia più bella della serata è stata il grande abbraccio che c’è stato sotto la curva e davanti alla vostra panchina tra squadra, staff e società a dimostrazione che quelli conquistati non erano semplice due punti…



«E’ stata una vittoria importantissima e arrivata nel momento migliore. Eravamo un po’ scoraggiati per il periodo negativo, dal punto di vista dei risultati, in cui eravamo in cappati e quindi ardevamo dal desiderio di mettere fine a tutto questo. Ed allora la prima parte di grande importanza va proprio all’interruzione di una striscia di quattro sconfitte consecutive. In secondo luogo questo successo ed il doppio confronto con Bologna ci permette di mantenere quella serenità che avevamo prima della striscia negativa e relativa alla lotta alla retrocessione. Con questi due punti, possiamo tornare a lavorare con serenità guardando solo ed esclusivamente avanti e poco indietro, a differenza invece di quanto eravamo tornati a fare da qualche settimana. Ed infine, ma non meno importante, volevamo finalmente regalare il primo successo al nuovo presidente dopo la sconfitta contro Varese».

Durante il match ci sono stati tanti momenti in cui il punteggio sembrava una sorta di elastico. Avete avuto tante possibilità di allungare ancora di più il vantaggio in doppia cifra, ma ogni volta la Virtus tornava a stretto contatto. Quale la ragione secondo te?

«Credo solamente che sia un qualcosa che fa parte di questo sport. I break possono arrivare da una parte e dall’altra in ogni momento della partita, quindi ci può stare. Quindi sinceramente io non voglio pensare a questo dettaglio, ma sottolineare che alla fine in campo in più di un’occasione abbiamo dimostrato di essere la squadra migliore e di aver giocato una pallacanestro migliore».

Quale la vera chiave della partita?

«Abbiamo fermati prima Smith e poi Hasbrouck che potevano essere importanti. Imbrò e Gigli hanno giocato sicuramente una bella partita ma non sono bastati per vincere».

Cosa hai pensato nel finale concitato?

«A come cambiare l’inerzia della partita. Eravamo un po’m confusi e abbiamo sbagliato qualche conclusione di troppo. Però abbiamo mantenuta la calma e continuato a difendere. Mordente e Maresca hanno segnato liberi importanti, mentre Gentile il rimbalzo fondamentale e alla fine siamo stati fortunati sull’ultimo tiro, ma alla fine un po’ di fortuna non fa mai male».

Ora guardando avanti c’è il Palamaggiò, l’abbraccio dei tifosi e Siena…

«Non vedo l’ora di giocare la prossima partita e non solo per sentire la gioia per questa vittoria da parte dei tifosi. Cosi come non vedo l’ora di giocare le restanti gare tra le nostre mura amiche. Faremo tutto il possibile per portarle a casa tutte. Per quanto riguarda Siena, ci pensiamo con molta più tranquillità e serenità rispetto a prima. Un passo alla volta, ora tocca a loro e sono convinto che con la spinta del nostro pubblico potremo giocarcela come abbiamo fatto anche in altre occasioni a Caserta».


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