Juve, la gioia di Gentile: “E’ merito del gruppo”



Stefano Gentile (Foto Giuseppe Melone)

Aveva qualcosa da farsi perdonare, aveva quel tecnico sulle spalle contro Venezia che pesava su quella che avrebbe potuto essere una vittoria importante non solo per la classifica attuale, ma anche per una possibile qualificazione ad un obiettivo che da solo varrebbe mezza stagione: le Final Eight. Carattere e attributi. Questo ha dimostrato di avere Stefano Gentile nella sfida più importante della fine del 2012. Carattere ed attributi per prendersi in mano una sfida dal quarto periodo in poi ed in generale nel secondo tempo, dopo aver faticato un tantino a trovare ritmo in attacco ed in difesa dove ad un certo punto la fisicità di Mavraides in termini di difesa su avversari più grossi sugli esterni quando coach Tucci alzava i centimetri (ma forse anche la conoscenza di coloro che a conti fatti erano i propri compagni di squadra fino a tre settimane fa quando il nome dell’ex Princeton faceva ancora parte del roster biancoverde ndr) del proprio backcourt. Ma i geni, la faccia tosta e la voglia di non soccombere che in tanti a Caserta ricordano con ardore con un altro nome al fianco del cognome Gentile.
Ovviamente si parla di papà Nando, si parla di colui che ha dato un peso specifico non indifferente a questo cognome ed una eredità a due figli che fino a questo momento non hanno certo dato modo di non provare orgoglio negli anni.
Tripla su tripla, canestro su canestro, ma anche assist su assist, il metronomo bianconero è salito, dunque, sul piedistallo del derby e non vi è più sceso fino al suono della sirena finale. Lo ha capito anche un leader come Marco Mordente che dopo la tripla del pareggio e non solo, quello in cui era entrato l’ex Casale Monferrato era un ‘mode’ uno stato da sfruttare fino alla fine e cavalcare fino a che non sarebbe arrivata la vittoria. L’ex Milano iniziava tutte le azioni, ma con un unico intento metterla nelle mai del proprio compagno di squadra per dargli la possibilità di giocare in uno contro uno sia contro i lunghi che contro i piccoli. Una scelta saggia da parte di chi sa quando i propri compagni sono in un momento di grazia e la dimostrazione è stata quel mancato passaggio nell’overtime in angolo al giovane Luigi Sergio che era libero dopo il raddoppio sul palleggio proprio di Mordente, che però ha girato il pallone dall’altra parte del campo dove il numero 22 ha preso l’iniziativa verso il canestro e generato comunque qualcosa di positivo. Una scelta poi spiegata allo stesso Sergio qualche secondo più avanti che senza nessun dubbio avrà capito le intenzioni da parte di chi di basket di questo livello ne ha masticato tanto e per tanto tempo. Alla fine ha avuto ragione lui, ha avuto ragione Gentile che quindi si scrolla di dosso quel tecnico, la sconfitta con Venezia e parte anche lui, cosi come coach Sacripanti, con una dedica particolare e speciale: «E’ merito della gente, è merito dei tanti tifosi che ad Avellino ci ha sostenuto minuto dopo minuto e ci ha regalato quel calore che serve in partite come queste. Quel calore e quel trasporto che in genere abbiamo quando giochiamo in casa e che ci da quella spinta in più per portare a casa la vittoria. E’ quindi doveroso dire che questa vittoria è merito loro ed è anche merito loro se siamo dove siamo in questo momento».
Un derby portato a casa dopo quattro anni e contro tutto e tutti…
«Abbiamo dimostrato ancora una volta che questa è una squadra di cuore, con gli attributi e che gioca insieme. Abbiamo dimostrato che quando si scende in un campo da basket le ‘figurine’ servono e non servono, ma quello che non deve mai mancare è la grinta, la determinazione e quell’ardore che ti porta a non mollare mai anche contro mille difficoltà. E’ ormai da tempo che abbiamo fatto quadrato attorno a noi stessi affrontando uniti e compatti qualsiasi tipo di avversità e quando arrivano vittorie come queste si è sempre doppiamente contenti. Non facciamo nessun tipo di previsione sul futuro, ma andiamo avanti giorno dopo giorno, partita dopo partita e poi alla fine faremo i conti con gli obiettivi raggiunti».
Quale è stata la chiave?
«La voglia di vincere. Venivamo da due sconfitte contro Brindisi e Venezia arrivate nel finale e dopo aver giocato anche una buona pallacanestro. Volevamo vincere per noi, per i tifosi, non pensare ad altro e divertirci fino alla fine e cosi è stato».




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