La gioia di Michelori: “Una vittoria per la città”



Michelori in azione contro Cantù (Foto Giuseppe Melone)

Non ne serviva uno, non serviva un solo gladiatore, non serviva un solo condottiero per battere una squadra come quella guidata da coach Trinchieri e lo sapeva bene anche lui che di gladiatori e condottieri se ne intende. Di sicuro Andrea Michelori avrà trasmesso questo ai propri compagni di squadra più di quanto non faccia giorno dopo giorno in allenamento o settimana dopo settimana in partita. Energia, grinta e voglia di non mollare mai. Doti che normalmente il lungo milanese ha nelle vene come proprie e che ha avuto modo di dimostrare ormai da anni.

«La sfida di domenica scorsa contro Cantù ha dimostrato – ha esordito in conferenza stampa lo stesso Michelori che ormai non parla ai media se non accompagnata dal dolce sorriso della sua primogenita – il vero carattere di questa squadra. Parlate di gladiatori? Domenica sera lo siamo stati tutti sul campo lottando secondo dopo secondo su tutti i palloni possibili ed immaginabili, credendoci fino alla fine che potevamo portare a casa questa vittoria e compiere un’impresa che sarebbe rimasta per molto tempo nella mente di tutti».



Quindi è stata tutta una questione di determinazione?

«Non solo. Sul campo non serve solo combattere, bisogna dimostrare il proprio talento ma soprattutto bisogna avere quel pizzico di fortuna che ti aiuta a portare a compimento quello che stai cercando di fare quando il valore degli avversari è un gradino al di sopra del tuo. Insomma un qualcosa di molto simili a quanto accaduto domenica sera. Se fai quello che devi la fortuna ti arride, diciamo che te la devi anche meritare e credo che il tiro di Stefano da lontanissimo ne sia la più nitida dimostrazione. Lui per come ha giocato quel pizzico di fortuna se l’è meritata e alla fine quel pallone abbiamo visto tutti che fine ha fatto».

Molto probabilmente a spingerlo verso la retina, sono stati anche gli oltre tremila presenti al Palamaggiò…

«Probabilmente si. Domenica sera abbiamo sentito la spinta di un pubblico numeroso e importante, ma soprattutto che ha fatto la differenza dal primo all’ultimo minuto senza mai lasciarci soli. Quando ad ogni canestro, ad ogni timeout o ad ogni momento di riposo che prendi dopo un cambio alzi gli occhi e vedi un palazzetto in visibilio per quello che stai facendo in campo, non puoi non riempirti di forze immediatamente e pensare di non poterli deludere, perché tutti erano li per arrivare alla fine e gioire insieme per un successo importante».

Di energie, poi, ne ha da vendere. Praticamente da questo punto di vista il match cambia ad ogni tuo ingresso in campo…

«Mi piace lottare anche senza la necessità di mettere punti a referto, se lavori bene in difesa e la squadra gioca meglio abbiamo ottenuto un risultato importante. Senza contare, poi, che in questa stagione sto sperimentando anche il nuovo ruolo di giocare da ala forte oltre ai classici minuti al centro dell’area colorata al posto di Akindele. Una scelta più difensiva che altro. Al fianco di Akindele posso concentrarmi principalmente sulla difesa e dare quel qualcosa in più nella nostra metà campo. Parte tutto dalla difesa. E’ un concetto dal quale non possiamo prescindere in nessun modo, ed è anche un concetto dal quale non potrà prescindere chiunque arriverà ad allungare le nostre rotazioni. Bisogna capire che a Caserta si difende, punto».

Quanta leggerezza danno questi due punti?

«Vincere fa sempre bene, è la miglior cura per ogni male. E’ un bene per noi che giorno dopo giorno ci alleniamo, ma è anche un bene per la società. Guardare la classifica ora e pensare quello che si prospettava dopo Biella e Roma o dopo la partenza dei due americani, è un qualcosa di incredibile. Ora ci godiamo questo momento e proviamo a prepararci al meglio e con serenità per la sfida di Brindisi».


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