Gladiator, la follia di una squadra che ha superato l’esame di maturità



Euforia nerazzurra a Matera

Sogno o son desto?: questo è il pensiero comune di quanti sentono marchiato sulla propria pelle il glorioso stemma gladiatorio. Uno stupore che nasce da lontano, da una strana estate divenuta fantastica all’improvviso, grazie all’acquisizione di un titolo di serie D che ha catapultato in un attimo il caro vecchio Gladiator dall’infernale girone degli ignavi dell’Eccellenza (espressione più volte ripetuta dal presidente Lazzaro Luce) direttamente all’interno del palcoscenico ambito dello storico Interregionale. Un’avventura in una categoria, dimenticata da oltre 10 anni, che la società nerazzurra ha avviato con grande umiltà, quella stessa umiltà che era mancata nella scorsa stagione, surclassata dalla presunzione cronica di un progetto che ha buttato a mare tutti gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. Dopo aver costruito un organico compatto nella sessione estiva del mercato, il Gladiator (per la Lega Nazionale Dilettanti rimarrà per quest’anno la dicitura San Felice Gladiator, in seguito all’acquisto del titolo del Nuvla San Felice) è partito in punta di piedi sia nei turni preliminari della Coppa Italia che nel girone più ostico dell’intera serie D: il raggruppamento H, quello comunemente denominato pugliese-lucano-campano.  La salvezza l’obiettivo di un’annata che ha il compito di riassestare il club sammaritano tra le compagini valorose del dilettantismo. L’obiettivo prefissato furbescamente dalla società cozza con il cammino iniziale della truppa del tecnico Luigi Squillante che, dopo aver pagato l’emozione al debutto contro il Foggia, inanella trionfi impressionanti come quelli di Taranto, Puteolana Internapoli , Potenza e Ctl Campania. Guai a dar ragione agli addetti ai lavori che consideravano il Gladiator solo un fuoco di paglia, poiché non si era ancora confrontata con alcuna corazzata del girone. L’esame di maturità è arrivato ed il Gladiator lo ha superato a pieni voti, grazie alla determinazione dell’intero organico che ha il volto di Tommaso Manzo, lo spietato folletto napoletano che sente la maglia nerazzurra come la sua seconda pelle naturale e che ha zittito il rumoroso “XXI settembre – Franco Salerno” di Matera con una zampata delle sue. Che poi qualcuno, da qualche altra parte d’Italia, preferisca lamentarsi dell’irregolarità dell’azione che ha portato al goal vittoria, noi non giudichiamo: solo il nostro Tommy saprà se il suo è stato un gesto d’astuzia o qualcos’altro. Purtroppo qualche pozione magica era necessaria per contrastare lo stellare roster lucano. Dallo stratega Favarin al goleador Caputo, dagli estrosi Rodriguez ed Oliveira fino al tecnico Di Gennaro: gli assi nella manica del presidente Saverio Columella sono rimasti a mani vuote contro i sammaritani che ora seguono pari passo la capolista Ischia. Ed intanto la torcida nerazzurra fa chilometri, supera ostacoli e canta a squarciagola per la sua musa ispiratrice. Un amore incondizionato per una maglia unica che fa sognare un intero popolo sammaritano (anche il nostro angelo Giuseppe che veglia dall’alto dei cieli).

Lo striscione dei tifosi materani per Giuseppe Russo



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