Kudlacek, una luce in mezzo al buio



Kudlacek in entrata

Di sicuro occupare i minuti lasciati vuoti da Andre Collins per infortunio, non era certo il suo piano originario per dimostrare di poter stare in campo anche nel massimo campionato italiano. Non era certo il piano di coach Pino Sacripanti, ma alla fine fatto sta che gli eventi stanno dando più di un’occasione a Jakhub Kudlacek che da par sua sta provando a sfruttarle tute senza sprecare e senza strafare o commettere errori. Certo che se qualche errore fosse arrivato dalla dipartita di Fletcher e dalla sua entrata di forza all’interno delle rotazioni bianconere, di sicuro non si sarebbe gridato allo scandalo, dal momento che il ruolo del playmaker ceco è quello di dare respiro e riposo a chi, invece, ha il compito ben definito di guidare la squadra sulle strade del successo, almeno fino a che le gambe ed il fisico reggono alla grande. Questo è quanto è successo ad Andre Collins che a partire dal secondo periodo fino ad arrivare alla sirena finale, ha dovuto fare i conti con un problema muscolare, l’ennesimo, che addirittura lo ha tenuto fuori nel momento più importante, nel momento topico e cioè in quei secondi finali e di ordinaria follia con i quali la Vanoli ha rimesso in carreggiata la Juve che aveva un’ultima chance per pareggiare il match e rimandare il verdetto finale ai supplementare. Lo stesso ultimo possesso che coach Sacripanti si aspettava finisse nelle mani di Bell, che lo stesso Bell non ha ricevuto e che alla fine è giunto nelle mani del giovane metronomo della Repubblica Ceca di cui si può dire tutto, ma non che sia umile ed ammetta i propri errori: «Non era questione di tensione o di paura di gestire l’ultimo possesso della partita – ha commentato lo stesso Kudlacek a caldo alla fine della quinta sconfitta casalinga della Juve -. Purtroppo avevamo chiamato un gioco e da quando ho ricevuto la palla devo dire che non sono stato bravo a metterlo in pratica e quindi alla fine abbiamo optato per un pick and roll con Smith a cui poi ho consegnato la palla per l’ultimo tiro. Come è andata, poi, lo sanno tutti e quello che posso dire in questo momento è che siamo tutti amareggiati ed arrabbiati per come è andata a finire e per la possibilità che avevamo».

Escludendo quell’ultimo possesso, però, stai dimostrando da tempo di giocare bene come cambio di Collins in modo tale da regalargli minuti importanti di riposo. Anche contro Cremona, quindi, è arrivata un’altra prestazione positiva. Il tuo giudizio?



«Prima di tutto vorrei partire da un concetto importante per me e per la squadra. Avere Collins in campo per noi è importantissimo. E’ un giocatore che cambia gli equilibri in campo in qualsiasi situazione. Purtroppo nell’ultimo periodo sta avendo dei problemi fisici e quindi non è al top della forma. Il mio compito in questo è quello di entrare, fare il meglio possibile, dare energia in sua assenza. Purtroppo nonostante si parli di prestazioni positive, alla fine alzo gli occhi ed il tabellone dice che siamo di fronte ad una nuova sconfitta e questo non fa certo piacere a prescindere dalle prestazioni personali».

E quello del Palamaggiò è arrivato a segnalare la quinta sconfitta interna. Cosa succede a questa Juve quando si tratta di giocare a Pezza delle Noci?

«Bella domanda, ma dalla risposta difficilissima. Ora come ora credo che il primo pensiero non debba essere di come risolvere questo problema, visto che abbiamo all’orizzonte una partita importante. Quindi ora pensiamo a Teramo e poi di ritorno da questa sfida importante penseremo a come dare ai tifosi e a tutto l’ambiente quello che meritano ovvero quella felicità derivante dal successo e non la tristezza di una sconfitta».

Come si vince a Teramo?

«Con la faccia tosta e con la concentrazione e determinazione di chi sa che deve scendere in campo per portare a casa due punti importanti, pesanti e che andranno a compensare almeno in parte quelli persi in casa. Abbiamo avuto due occasioni interne per conquistare punti importanti per la salvezza e non ci siamo riusciti contro due squadre che erano alla nostra altezza e quindi ora dobbiamo conquistare quel pezzettino che ancora cui manca per arrivare al nostro obiettivo».

 


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