La Juve a rischio chiusura, il pericolo fa tremare tutti



Il presidente Francesco Gervasio

L’ennesimo allarme lanciato dal presidente Francesco Gervasio ha avuto l’effetto di una bomba atomica piovuta nella città della Reggia. Solo quelli che vivono di favole e storielle potevano pensare che la situazione economica fosse, di colpo, migliorata, ma oggettivamente in pochi pensavano che le condizioni fossero queste. Gervasio ha chiaramente detto che i soldi non ci sono, la possibilità di chiudere è reale e che bisogna darsi una mossa.
Chiudere subito i battenti appare una strada poco percorribile anche per motivi, prettamente, burocratici. Sa molto di provocazione ma è lo stesso presidente a continuare sulla strada tracciata nelle ultime ore: «Non so se sia fattibile chiudere durante la stagione ma la situazione economica è pessima. Mancano i soldi per andare avanti e già a febbraio possiamo avere dei problemi».
La prima ‘borderline’ pare essere intorno al 10 quando bisognerà pagare la classica mensilità. E lì non si può sgarrare: «Bisogna pagare assolutamente gli stipendi entro il 10-15 febbraio e la situazione non è affatto buona» continua il presidente che, bisogna essere onesti, non si è mai sottratto alle domande e non ha mai raccontato ‘favole’ sulla situazione economica.
Presidente, premesso che logicamente uno sponsor quando stipula un accordo con la Juve non è che paga l’intero apporto subito, ma le scadenze sono molto dilazionate nel tempo?
«Ogni sponsor ha scelto la formula più comoda, alcuni dovranno finire di pagare quanto pattuito a maggio, per fare un esempio. Ma la liquidità ci serve ora visto che ci sono delle scadenze da onorare».
Ha pensato all’ipotesi di consegnare la squadra al sindaco come gesto estremo per provare a smuovere, ulteriormente, le acque?
«No, non ci abbiamo ancora pensato ma, a questo punto, valutiamo qualsiasi ipotesi. Certo ogni decisione va presa solo dopo dei Consigli d’amministrazione. Il sindaco Del Gaudio ci sta aiutando molto, ma deve fare chiarezza su alcuni passaggi».
In queste ore viene ‘accusato’ di aver preso Charlie Bell in questo momento delicato visto il suo nuovo grido d’allarme…
«Sinceramente non c’è differenza economica tra prima ed ora. La decisione di prendere Bell era per portare ancora più gente al palazzetto e coinvolgere qualche sponsor nuovo. Diciamo una sorta di investimento sull’immagine. E va detto che dobbiamo ancora centrare la salvezza e, quindi, un giocatore del genere ci serve».
Ok, ma parlando in soldoni, è vero che Bell è arrivato grazie ai soldi risparmiati con l’addio di Ciorciari?
«Sì, la somma più o meno è quella e non c’è stato uno stravolgimento del budget iniziale (che si dovrebbe aggirare intorno al milione e centomila euro ndr)».
Dulcis in fundo, non le sembra di aver sbagliato la tempistica di questo nuovo intervento? Era appena ripartita la campagna abbonamenti per il girone di ritorno (ok, senza illudersi i numeri sarebbero stati bassissimi), ora con che spirito un potenziale nuovo tifoso stipula l’abbonamento?
«Posso aver commesso questo errore ma, sinceramente, ho ragionato più per portare qualche nuovo sponsor. L’abbonamento per il girone di ritorno è l’ennesimo tentativo che stiamo facendo per continuare a tenere in piedi questa società».
Chiaro, ma non è che un potenziale nuovo sponsor si tuffi a capofitto in questa società se vede questa situazione. Comunque la battaglia di Gervasio continua e con lui c’è poco altro. Solo i tifosi e le parole delle Istituzioni che, almeno, rispetto a quel maledetto 1998, ci sono e parlano senza denigrare. Il momento è difficile, drammaticamente difficile, e Caserta invece di parlare al vento farebbe bene a trovare una soluzione. Vera e non a chiacchiere. Di chiacchiere se ne sono sentite anche troppe.




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