Lo scorso anno toccò ai cronisti del basket



L'editoriale di Camillo Anzoini

La vile aggressione di cui sono stati vittime gli amici, prima ancora che colleghi, Giuseppe Frondella, Nico Marotta e Piero Maiello ha sconvolto tutto il nostro settore. Tre colleghi che sono andati a Brindisi per svolgere il loro lavoro, tornano a casa con delle ammaccature e tanta paura. Brindisi, ancora Brindisi, si macchia di gesti che, con lo sport, non hanno nulla a che vedere. Ed è ancora la stampa casertana che viene colpita, in prima persona, in terra pugliese. Ovviamente non è il caso di generalizzare, ma due indizi fanno una prova. Lo scorso anno toccò a me ed ai colleghi della pallacanestro vivere momenti di tensione (chiamiamola anche paura e non ce ne vergogniamo) durante la sfida giocata nell’angusto palazzetto di Brindisi. Era il 20 novembre del 2010 e dopo una partita caratterizzata da offese continue e ripetute sia ai venti tifosi casertani che a noi in zona stampa, dopo il suono della sirena si scatena il finimondo. Un gruppetto di pochi, ma sconsiderati, sostenitori pugliesi va a cercare lo scontro coi ragazzi casertani, a noi in zona stampa piovono insulti, offese e minacce di ogni tipo (addirittura anche da parte di qualche ‘collega’ più in là con gli anni). Io rimasi seduto al mio posto e fui minacciato di continuo; Ornella Guerra di Rpr, che si accingeva ad andare in conferenza, veniva colpita con un pugno alla schiena. Altri due riuscirono ad arrivare a destinazione sommersi da offese continue. Siamo riusciti ad uscire, sani e salvi, dal Pala Pentassuglia un’ora e mezza dopo la fine della partita mentre il pullman della Juvecaserta veniva scortato fino all’autostrada. Non mi sorprende, più di tanto, quel che è successo ieri. Non ho ancora capito da cosa nasca questo astio nei riguardi dei casertani ma l’ho vissuto, sulla mia pelle, lo scorso anno. Provo tanta amarezza nel vedere come il nostro lavoro venga insultato ed offeso in questo modo. Noi giornalisti, troppo spesso, veniamo bollati, etichettati ed offesi anche dalla nostra gente. Guardate in che condizioni, spesso, siamo costretti a lavorare. La gente non capisce, e noi non chiediamo di essere capiti. Vogliamo solo essere rispettati come lavoratori. Peppino, Nico e Piero sono gli ultimi ad essere vittime di questa vergognosa violenza, ma l’elenco è lungo. Un elenco che porta anche i punti di sutura sulla fronte dell’amico e collega Fabio Testa rimediati a Jesi. Le corse, le fughe, dai vari campi di calcio di tanti giornalisti casertani. La violenza verso la stampa, purtroppo, non fa scalpore e, molto spesso, andiamo in giro per i vari campi con la speranza di tornare dalle nostre famiglie con tutte le ossa apposto. Non siamo eroi, ma non vogliamo essere martiri. Vogliamo solo avere la possibilità di lavorare in modo tranquillo, in un ambiente civile. A Peppe, Nico e Piero un abbraccio grande e sincero che spero di dargli, personalmente, quanto prima.




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