D’Angelo punta sulla scaramanzia



Salvatore D'Angelo

Diviso in due l’umore di Salvatore D’Angelo. Quello fiducioso e contento per il lato tecnico della squadra viste le prime sei uscite di campionato (oltre che per la vicenda giudiziaria che lo ha visto impegnato nell’udienza per il Daspo della quale si attende solo il responso finale ndr) a quello meno fiducioso e contento per il lato societario, specie dopo le dichiarazioni di Gervasio ai media dei giorni scorsi. Una situazione economica che al momento non ha meno importanza di una sfida di tradizione, di un avversario blasonato e magari della possibilità di compiere un altro passo gigantesco cosi come è stato fatto a Siena. Un passo che ebbe come traghettamento verso la partita toscana, proprio un’intervista del dirigente bianconero e poi tutti sanno come è andata a finire contro i campioni d’Italia. Ed allora perché far mancare un pizzico di scaramanzia.
«Due anni fa ero molto più scaramantico – ha esordito lo stesso Salvatore D’angelo – sedevo allo stesso posto, indossavo sempre la sciarpa e tante altre cose. Poi l’anno dopo, ovvero lo scorso campionato, dopo tante sconfitte ho capito che servivano a poco. Però visto il risultato di Siena ci riproviamo, sperando ovviamente che il risultato sia lo stesso che contro i campioni d’Italia, anche se penso che contro Milano sia ancora più difficile».
Quindi secondo lei l’Armani è una squadra molto più temibile e difficile da affrontare dei pluriscudettati?
«Vista attualmente si. Con quel roster che si ritrova tra le mani, credo che in questa stagione sia più Siena a dover contendere qualcosa all’Armani che viceversa. Fanno impressione solo a leggere i nomi del roster, figurarsi a vederli in campo. Negli anni scorsi, Milano è sempre stata una spanna davanti a noi e quindi la favorita per vincere la partita al suono della sirena finale, poi però abbiamo vinto anche al nostro ritorno in Lega A con il tap in di Slay, ma quella di allora non era certo la Milano di oggi».
Quindi tutto è già scritto?
«Assolutamente no. Lo sport ed in particolare il basket sono entusiasmanti proprio perché sono imprevedibili. Tutto può succedere anche che si vince a Siena o magari che si vinca in casa contro Milano, puntando un po’ anche sulla scaramanzia».
Le tre sconfitte in fila la preoccupano?
«Diciamo che il lato tecnico della squadra mi preoccupa meno di quello societario. Veniamo da tre sconfitte, ma quello che si è visto in campo in ognuna delle stesse fanno pensare che questa squadra può sicuramente dire la sua in questo campionato per la conquista dell’obiettivo finale».
Si è detto più preoccupato per l’aspetto societario. Le parole di Gervasio di questi giorni possono essere il primo segnale forte di uno scricchiolio che si fa sentire sempre di più?
«A mio avviso non è il primo segnale, ma è il segnale che la Juve in questo momento si ritrova in una situazione difficile e per nulla piacevole. La speranza è che il presidente Gervasio possa arrivare alla fine del campionato con magari nuove sponsorizzazioni che diano una mano ad una realtà sportiva di un certo livello per la città quale è la Juvecaserta».
Ancora una volta la domanda resta sempre la stessa: perché non c’è questa fiducia nel voler dare una mano ad una franchigia che lotta nel massimo campionato di basket e che ha dimostrato di poter far bene anche con una squadra operaia?
«Anche la risposta resta sempre la stessa: non si sa. E’ difficile capire come una casa di abbigliamento possa scegliere i notori ad una squadra locale che potrebbe portare anche degli introiti sfruttando i tifosi, cosi come magari succede a Milano o a Treviso. Figurarsi come si possa capire perché altri imprenditori non abbracciano questo progetto. La viva speranza, attualmente, è che Gervasio e Marzano possano trovare introiti tali da poter chiudere la stagione. Allo stato attuale la percentuale credo che non sia certo confortante».
Una boccata d’aria potrebbe arrivare già domenica dal lato biglietti e dal sold out annunciato…
«Speriamo che questo sold out sia vero. Anche da questo punto di vista ci vuole più partecipazione. Domenica c’è Gallinari e c’è il tutto esaurito, magari contro Teramo che ci giochiamo la salvezza no».




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