Righetti: “La Pepsi è in crescita”



Alex Righetti

Fare da collante, sparare triple nel momento del bisogno, e dare quel pizzico di vissuto ad una squadra che a parte Collins e Maresca, non ha certo minuti di Lega A nel sangue, se si esclude ovviamente il canadese, non menzionato solo ed esclusivamente perché non parte dei nuovi arrivati in maglia Juve.

«Non sono certo l’unico che può parlare in termini di esperienza di questo campionato – ha affermato Alex Righetti affrontando la questione esperienza e presenza nei minuti finali della sfida contro la Benetton Treviso di una settimana fa-. Anche Giuliano ed Andre possono vantare presenze importanti da questo punto di vista nel nostro campionato. E quindi indifferentemente abbiamo detto qualcosa nel rivedere la partita, ma soprattutto nei momenti finali, quelli che ci potevano costare caro in quanto a risultato finale. Ma al di là di tutto è stato un parlarci collettivo per evitare che situazioni come quelle contro Treviso possano ancora una volta accadere in futuro e quindi mettere in pericolo un vantaggio costruito meritatamente cosi come abbiamo fatto domenica scorsa».



Un vantaggio costruito sulla base di una carica agonistica che ha preso alla sprovvista Treviso e non invece la maggior parte dei presenti al Palamaggiò. Per quanto ti riguarda, invece, ti aspettavi immediatamente una Juve di queste proporzioni?

«L’avevo anticipato anche durante il pre-campionato. Siamo una squadra combattiva e quindi vedere tutto quell’agonismo contro Treviso non mi ha certo impressionato. Abbiamo fatto una bella partita per oltre tre quarti, poi come dicevo in precedenza, ci abbiamo messo del nostro per permettere ai nostri avversari di rientrare in partita, complicandoci la parte finale dell’incontro. Fortunatamente tutto è andata in maniera differente rispetto a quanto, invece, era successo nelle amichevoli e questa volta siamo riusciti a portare il risultato finale a casa e di questo siamo più che contenti».

Quali le ragioni che vi hanno portato a quella ‘complicazione finale’?

«Di ragioni ce ne possono essere tante. Come abbiamo sempre ripetuto prima di arrivare a questa prima sfida di campionato, siamo una squadra completamente nuova ed in alcune situazioni dobbiamo ancora imparare a conoscerci specie in difesa. Dobbiamo crescere dal punto di vista dell’esperienza e della gestione dei vantaggi per evitare che poi ci siano finali come quelli di domenica sera. Miglioramenti e conoscenza, però, che può venire solo ed esclusivamente attraverso le partite e quindi vivendo il campo».

Dopo l’adrenalina sprigionata dalla vittoria contro la Benetton, forse non era meglio giocare subito e sfruttare la scia, anche se il prossimo avversario si chiama Montepaschi Siena.

«Dopo il periodo di preparazione e dopo la prima palla a due del campionato, è logico che l’unica voglia che prevale è quella di scendere in campo e giocare. Però dobbiamo anche essere realisti e dire che per quanto ci riguarda questa pausa viene nel momento giusto. Abbiamo alcune faccende da risolvere sia dal punto di vista burocratico, come il passaporto di Collins, che dal punto di vista fisico e quindi ci si riferisce al recupero di Doornekamp. Quindi avere una settimana in più per risolvere entrambe le situazioni non può che farci felici».

Quale il tuo giudizio sul recupero di Doornekamp?

«A dire il vero lo vedo molto bene. Negli ultimi giorni sta intensificando gli allenamenti dimostrando volontà oltre dei passi in avanti dal punto di vista fisico. Ecco quindi perché avere una settimana in più ci serve e come sperando, poi, di averlo in campo già dalla sfida contro Siena».

La presenza dopo Siena, del faccia a faccia contro una diretta avversaria per la salvezza come Casale, rende la trasferta in Toscana meno attuale di quanto possa essere?

«Non credo. Il nostro motto è quello di pensare ad una partita per volta. Siamo consapevoli che Siena è una formazione di altro rango e di altro livello, ma non possiamo permetterci, per mentalità, di pensare di scendere in campo già battuti psicologicamente. Quello che dobbiamo fare è prepararci al meglio e di fare la nostra partita. Poi perderemo, ma questo non è un problema, l’importante è giocare questa sfida come tutte le altre, specie perché giocare contro una grande squadra ti da poi quegli input necessari per migliorare dal punto di vista dell’esperienza per quanto dovremo affrontare squadra che lottano per la salvezza».

Ora che conosci abbastanza bene squadra, compagni e valore in una partita di campionato dio ognuno, ti senti di dire quale è il punto di forza di questa squadra e quale ancora il punto debole?

«Siamo una squadra. Siamo un gruppo. Questa è la nostra forza, non possiamo prescindere da questo. Per quanto riguarda i punti deboli, dobbiamo ancora eliminare alcuni punti bui dalla nostra pallacanestro. Il basket è gioco chiaro: vince chi commette meno errori e quindi dobbiamo imparare a commetterne di meno».


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