«Più le guardo e più non mi sembra vero. Più ci penso e più non mi sembra vero che quello in foto sono proprio io». Dopo l’esordio in LegaA con minuti e presenza anche importanti, ovviamente in relazione a quanto gli viene concesso da coach Pino Sacripanti, Dario Cefarelli fa il suo esordio anche dal punto di vista mediatico per commentare un ultimo periodo, il suo ultimo periodo, che lo ha visto protagonista in maglia bianconera. Una presenza in campo che è stata accelerata dalla situazione di emergenza della truppa bianconera, ma che ancora una volta, ha dato una precisa indicazione: il prodotto della cantera bianconera ha del talento e lo ha non solo per stare in campo oggi per quei quattro minuti, ma anche guardando oltre la sua attuale situazione. Di sicuro il ‘dono’ che si ritrova va ancora limato, va perfezionato, ma quello che, attualmente, hanno tra le mani lo staff tecnico bianconero è un prodotto modellabile ad immagine e somiglianza del giocatore professionista.
«Ci sono dei momenti in cui l’emozione è veramente tanta. Specie quando cammini dalla panca fino al cubo dei cambi ed aspetti il momento di entrare. Poi l’adrenalina, la voglia di giocare e di fare bella figura prende il sopravvento. Appena scendi in campo ti concentri e pensi solo a giocare».
Tra tutti i momenti vissuti fino ad ora quale quello più emozionante?
«Ogni nuovo momento che vivo è un’emozione ed un momento che non dimenticherò, ma se proprio devo scegliere dico che quello del primo canestro con la maglia della Juve, in LegaA e contro Venezia. Questo resterà quello che mi porterò dentro per sempre».
Hai detto ‘con la maglia della Juve’. Cosa significa per te o come tanti altri di Caserta, giocare per questi colori?
«Siamo cresciuti seguendo e tifando questa squadra, quindi è un legame particolare e forte allo stesso momento. Un legame difficile da spiegare a parole, l’unica cosa che posso dire è che si tratta di un qualcosa che ti fa battere forte il cuore».
Se guardi indietro fino a pensare dove sei ora, c’è qualcuno che vorresti ringraziare?
«Sinceramente non posso scegliere una sola persona, non sarebbe giusto per un semplice motivo. Se sono qui ora è perché c’è stata, appunto, più di una persona che da qualche anno mi segue e mi ha seguito costantemente. Sto parlando ovviamente di coach Sacripanti, di Oldoini, di Sergio Luise, Mimmo Papa, Remo Petroccione ed Enzo Iodice».
Tutti hanno un sogno nel cassetto, tu il tuo l’hai appena tirato fuori. Ora come pensi di tenerlo fuori da quel cassetto?
«Per adesso non voglio pensare a niente. La strada da percorrere è appena iniziata ed è ancora lunga, quindi resto con i piedi per terra e continuo a lavorare. Quello che voglio è non deludere la fiducia degli allenatori e di tutti quelli che mi hanno permesso di arrivare al mio esordio in LegaA e quindi voglio dare sempre di più».
Il tuo essere parte della Juve, non è solo impressioni ed emozioni, ma anche giudizio su quello che poi è avviene in campo. E dal tuo punto di vista cosa è successo a Sassari?
«L’ultimo periodo è stato abbastanza pesante e duro da affrontare fisicamente con tante partite in pochi giorni, quindi probabilmente una piccola flessione a livello fisico e mentale».
Quindi che Juve ti aspetti a Treviso?
«Combattiva e pronta ad una reazione di squadra. Anche in allenamento la voglia è una sola, riscattare Sassari e uscire da questo trend negativo».
Su chi punti la tua monetina per Treviso?
«Su Andre Smith».