GLADIATOR, BRACCIO DI FERRO AVETA-TIFOSI. Nessuna decisione dopo la rivolta; la squadra infastidita…



Salvatore Aveta e Mattia Aveta

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Chi attendeva una decisione immediata e drastica dopo il trambusto di ieri sera è rimasto disatteso. Alla rivolta dei tifosi, che si sono barricati davanti all’ingresso del “Mario Piccirillo” di Santa Maria Capua Vetere (CLICCA QUI PER LEGGERE), non ha conseguito fino ad ora nessun provvedimento da parte della società che resta in totale silenzio e, secondo i rumors, avrebbe riconfermato ancora una volta l’allenatore Clemente Santonastaso. Un vero e proprio braccio di ferro, perché di questo si tratta, tra Mattia Aveta ed i tifosi sammaritani che sta generando una polveriera di cui sta parlando tutta la Campania. Il primogenito del patron Salvatore gestisce l’aspetto tecnico in toto, con le decisioni relative a squadra e staff tecnico che riguardano solo lui ed il padre (acquisti, cessioni, esoneri etc). L’altro presidente, il sammaritano Giacomo De Felice, ha invece valenza per l’ambito logistico e non ha alcun potere per quanto concerne le scelte tecniche. Aspetti divisi di comune accordo, in virtù delle differenti quote economiche stanziate per il club, che a quanto pare stanno generando una certa titubanza in De Felice che vorrebbe dire la sua per la scelta di allenatore e calciatori.

GUANTO DI SFIDA. Attualmente Mattia Aveta pare sia irremovibile sulla scelta compiuta lo scorso anno di affidarsi a Clemente Santonastaso, messo a capo del progetto neroazzurro ed affiancato dal responsabile dell’area tecnica Luigi Romano. Con questa scelta la famiglia Aveta sta sfidando apertamente la tifoseria e, quindi, l’intera città calcistica di Santa Maria Capua Vetere che, da diverse settimane, chiede l’esonero o le dimissioni dell’allenatore.



L’EPISODIO PRECEDENTE. Già settimana scorsa è avvenuto un primo episodio, con un battibecco tra Salvatore Aveta ed i tifosi per una frase ritenuta ‘sbagliata’ del patron: i sostenitori se la legarono al dito ed il manifesto pubblicato ne è stata la conseguenza: è servito un chiarimento tra le due parti per ricomporre il tutto. Ora la situazione torna molto delicata in virtù della conferma dell’allenatore che tra l’altro, alcuni giorni prima della sfida contro il Nola, avrebbe promesso di dimettersi se i bianconeri non fossero stati battuti ma ciò non è successo, in virtù dell’appoggio incondizionato del proprio presidente. Anche ieri il trainer maddalonese ha detto in faccia ai tifosi che non si dimetterà mai, nonostante le ingiurie e le urla che ha ricevuto fuori al “Piccirillo”, nelle due ore in cui la squadra è stata tenuta fuori dallo stadio.

SQUADRA INFASTIDITA. Se da una parte la società vuol far passare tutto inosservato, come se sette risultati senza successo e il caos di ieri non valgano niente, dall’altra i tifosi sono inferociti ed anche la squadra sta facendo intravedere i primi scricchiolii. Parte della rosa dei calciatori attende una decisione forte da parte dei vertici presidenziali, consapevole che la situazione è molto pericolosa ed andando avanti così la salvezza diventa difficile da raggiungere. Il comportamento in campo resta esemplare, da professionisti, ma alcuni non credono più nelle idee dell’allenatore. E come insegna il calcio, se un tecnico perde il sostegno del gruppo, la sua vita è breve.

ZERO TUTELA. Oltre a questo discorso, nelle ultime ore è salito alla ribalta il fastidio e la delusione della squadra per il comportamento della presidenza per quanto avvenuto ieri sera. Mentre i tifosi hanno negato l’ingresso al “Piccirillo” ed hanno rifilato una serie di parole pesanti allo staff tecnico ed ai calciatori, nessuno dei tre presidenti si è presentato a risolvere la situazione di caos. Nessuno dei tre si è preso l’onere, il coraggio e la responsabilità di affrontare di petto il problema ed hanno preferito lasciare il compito a tre dirigenti di mediare. Un comportamento ritenuto per nulla responsabile dalla squadra che s’aspettava come minimo che uno dei presidenti arrivasse quanto prima a tutelare i propri tesserati.

LA RIVOLTA CONTINUA. Nulla di tutto questo, perché al momento la famiglia Aveta, a cui, ribadiamo, è demandato l’aspetto tecnico, non ha intenzione di cambiare allenatore e si sta opponendo alla richiesta dei tifosi. Questo lascia pensare che la rivolta dei supporters ha vissuto il primo atto ieri sera e continuerà in questi giorni. Viste le premesse, un braccio di ferro può portare solo all’inasprirsi degli animi in un rapporto che fino a due settimane fa era eccellente e che invece adesso è incandescente. Pericolosamente incandescente.


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