Il direttore Giuseppe Vitale: “Troppi sprechi nel calcio attuale”



Il direttore Vitale

L’Ex Direttore Albanova a 360 gradi sul movimento calcistico. Lo abbiamo incontrato nel suo studio legale ad Aversa, dove svolge la professione di avvocato. Sempre impegnato al telefono che squilla in continuazione, riusciamo a parlare con lui in modo cordiale e sereno, affrontando i temi attuali legati al mondo del calcio.
– Direttore, tutti coloro che hanno lavorato con te ne dicono un gran bene e lodano la tua professionalità oltre che competenza, eppure sono oltre due anni che manchi dai campi di calcio. Qual è la verità?
“Ti ringrazio del “direttore”, ma in questo momento sono semplicemente Giuseppe, o Peppe per gli amici. In realtà non ho assolutamente abbandonato i campi di calcio, anzi li calco tutti i giorni dal momento che mi sto dedicando ai miei allievi della Scuola Calcio Olympia Aversa. Siamo al quarto anno di attività FIGC e siamo in forte crescita sul territorio. Contiamo oltre 120 allievi, da quest’anno anche molte bambine. Abbiamo una squadra interamente composta da femminucce, sulla quale stiamo dedicando molte attenzioni.“
– Quindi, l’assenza dai palcoscenici del calcio dei grandi è stata voluta?
“Voluta direttamente no. In realtà dopo l’ultima esperienza all’Albanova Calcio del Presidente Giuseppe Zippo (con il quale mi sento spesso e conservo un ottimo ricordo di lui e di tutta la famiglia Albanova) ho avuto diversi contatti con società di eccellenza e promozione, ma dopo vari colloqui ho preferito declinare le proposte fatte, diciamo così per divergenze di vedute nel modo di intendere il calcio, sia da un punto di vista tecnico che societario, inteso come “di azienda”.”
– Quest’ultimo aspetto mi incuriosisce. Se puoi approfondire.
“Vedi per me fare calcio è una cosa seria. Io ho sempre avuto molto rispetto per coloro che, mossi dalla passione e da ottimi propositi investono tempo e danaro in un club sportivo. Ragion per cui quando sono stato chiamato a dirigere una società, ma anche quando sono stato un semplice dirigente, o ancora prima un allenatore ed ancora prima un calciatore ho sempre sentito in me una forte responsabilità nell’onorare al meglio compito da svolgere. In sintesi ho sempre sentito su di me la maglia cucita addosso e ne ho difeso gli interessi dal primo all’ultimo giorno.”
– Sembra il manifesto dell’aziendalista perfetto.
“E ti meravigli? Scusami. Chi è che ci mette i soldi? Tu? Io? I calciatori forse? I tifosi? Sono i Presidenti. Certamente con il sussidio di sponsor e contributi. Ma sono loro che investono e che pagano quanto pattuito. Se io mi accordo in sede sul da farsi e per questo mi viene riconosciuto un rimborso è giusto che io esprima quanto meno il cento per cento delle mie capacità. Oserei dire che dovrei (anzi devo) esprimere ancora oltre il cento per cento delle mie potenzialità se non altro perché domani chiunque possa valutarmi in modo ancora migliore. Questo è un mio modo di intendere il calcio che vale per tutte le figure di questo sport. Siano essi semplici addetti, collaboratori, dirigenti, tecnici e calciatori.”
-Allora non è sempre colpa dei Presidenti se le cose non vanno bene…_-
“E invece i principali colpevoli sono proprio loro, ma non i soli ovviamente. Una società che ha intenzioni serie deve affidare il compito di strutturare il club come una vera azienda organizzata in modo piramidale con al vertice il presidente che rappresenta la proprietà. Ma chi è demandato a gestire il club deve essere necessariamente un esterno, ovvero un direttore generale che supervisioni e diriga le vare aree di lavoro ognuna con il proprio responsabile capo: l’area tecnica con il mister ed il suo staff; quella medica con il professionista o lo studio medico incaricato, quella amministrativa con a capo il segretario, quella comunicazione-media con l’addetto stampa e quella del settore dotazione-magazzino con il magazziniere. Ognuno leader nel proprio settore con le rispettive responsabilità. La scelta di queste professionalità fa la differenza. Il presidente deve scegliere attentamente il manager, che dovrà valutare attentamente la scelta del responsabile tecnico (che è il mister col suo staff e non il direttore sportivo che per me ha ragione di esistere solo dalla serie D in poi). Questa scelta va fatta di concerto con la proprietà in relazione agli obiettivi da perseguire in base al budget disponibile.
-E quindi?-
Purtroppo vuoi per incompetenza, vuoi perché controinteressati i patron si fanno raggirare e letteralmente imbrogliare da emeriti incompetenti che pur di essere presenti e visibili in questo mondo si dichiarano disponibili a rendere il servizio a titolo di amicizia, senza nulla in cambio. Anzi. Sono pronti a portare lo sponsor pur di farsi vedere presenti in questo mondo che a tutti sembra dorato. Ecco quindi che a titolo di amicizia fanno assumere il magazziniere che però non ha mai fatto una lavatrice e non sa nemmeno come si accomoda una scarpa bullonata. Però costa meno… A titolo di amicizia si rivolgono a novelli segretari che però non conoscono nemmeno le più elementari nozioni delle norme federali. Poco importa se poi giocheranno calciatori senza essere tesserati ovvero schierati in campo senza aver scontato una o più giornata di squalifica del campionato precedente. Però costa meno…A titolo di amicizia viene incaricato un noto ginecologo come medico della squadra. Poco importa se non potrà mai essere presente sul campo e non avrà la men che minima capacità a curare un ginocchio o una caviglia se non in base a reminiscenze universitarie. Però non costa nulla. A titolo di amicizia viene incaricato il dott. Tal dei tali, ome addetto stampa. Poco importa se non conosce bene gli aspetti peculiari di un lavoro molto particolare e tralasciamo che non conosca un minimo di forma verbale corretta. “Pres non ti preoccupare. Dirà il direttore. Basta che gli paghiamo una pizza al mese con la ragazza…”. Insomma l’andazzo è questo. Una mandria di sciacqua lattuga al servizio del club e di un presidente convinto che stia risparmiando, quando invece sta ponendo le basi per uno sperpero di risorse. Potrei continuare all’infinito. Ovviamente va fatta una distinzione tra il calcio di 1^,2^ e 3^, quello di promozione ed eccellenza e quello di serie D. Tralascerei in questa sede i professionisti.
– Manca il riferimento all’area tecnica-
“Quello merita un discorso a parte. Come ho detto il mister a mio avviso è il capo dell’area tecnica. La scelta di questa figura è fondamentale. Ma anche in questo caso moltissimi hanno rotto il mercato. Mi domando come sia possibile vedere tanti bravissimi tecnici di comprovata esperienza fermi ai box mentre emeriti ignoranti (non solo calcisticamente) sono perennemente alla guida di club anche dal passato glorioso. Mah.. Il calcio per me è un gioco molto semplice che taluni mister vogliono per forza complicare con alchimie tattiche scovate su internet o magari dal professore di turno che ha scoperto un nuovo metodo di allenamento in base al quale il riposo assoluto è più efficace del lavoro sul campo… Il calcio è sempre lo stesso. Cambiano gli interpreti. Ma più lo si vuole complicare e peggio è. Un bravo allenatore è colui che sa gestire al meglio tutte le risorse, è quello che cerca di semplificare (non banalizzare, attenzione) un modo di gioco che sia congeniale ai calciatori. Ma indubitabile che il gioco del calcio passi per l’acquisizione di una mentalità vincente che sia indotta (attraverso un lavoro certosino e metodico che inizi da settore giovanile) o acquisita (attraverso l’utilizzo di prestazioni di calciatori che abbiano già un baglio di esperienza vincente altrove). Solo con il duro lavoro e con la ricerca di migliorare se stessi e gli altri (con il buon esempio), non trovando mai scuse o alibi si può alzare l’asticella. Ma questo comporta sacrificio fisco e mentale. Che non tutti possono sostenere. Ecco. Per me un bravo allenatore è quello che sa trasmettere questi valori alla propria squadra. Poi ripeto. Il calcio è semplice. Un vecchio adagio recita: Le partite si vincono con i contrasti. Ed è vero.”
– Tutto ciò ha un prezzo. Sia per i calciatori che per i tecnici. Oltre che per i direttori.-
“Questo è chiaro. Ma anche qui puntualizzo. Se è vero come ho detto prima che per alcune figure si è creato un mercato al ribasso che rotto il sistema ed ha fatto scendere terribilmente il livello qualitativo degli interpreti, dall’altro lato registriamo un clamoroso innalzamento di quelli che dovrebbero essere i rimborsi per i calciatori. Le cifre che sento circolare sono pazzesche. Confesso che in alcuni casi non ho visto accordi economici così alti nemmeno quando sono stato Team Manager dell’Aversa Normanna in serie C, con i professionisti. Cifre assurde, sulle quali stenti a crederci. Ma poi vedi che a dicembre se non già prima i Presidenti chiudono i rubinetti e non pagano più quanto pattuito. Cambiano radicalmente i roster delle squadre stravolte e rivoltate come un calzino perché si devono fare nuovi accordi. Molti club si indebitano oltre misura e poi l’anno successivo si leggono di titoli svenduti a destra e a manca. La colpa ricade sempre sul vertice per tornare alla domanda iniziale. Nel calcio difficilmente si vince subito al primo colpo. Serve programmazione a cominciare dall’investire nel proprio settore giovanile affidando a buoni tecnici che facciano crescere allievi ben allenati e con la giusta mentalità vincente. A medio termine i frutti si potranno già raccogliere. Ma chi gestisce i settori giovanili dei club? Pochi hanno il loro. Molti hanno quello acquisito con accordi con scuole calcio per un reciproco interesse. Ma non un interesse condiviso. I primi non avranno rotture di scatole perché tanto se lo vede il presidente della scuola calcio e quest’ultimo avrà la falsa idea che potrà valorizzare suoi tesserati allievi solo con la speranza di strappare un premio di valorizzazione e magari perché potrà vendere fumo (e sottolineo fumo) ai suoi genitori che pagano le rette. Alla fine nella migliore delle ipotesi debutterà un giovane che non avrà la minima idea di cosa dovrà affrontare in campo tra i grandi. Quei grandi che oggi solo per aver vinto un campionato battono cassa e pretendono cifre da capogiro. Ma stiamo scherzando? Un operaio, un cameriere, cito ad esempio, lavorano 6 se non 7 giorni su 7 per 10 ore lavorative e prendono si e no 800/1000 al mese , mentre costoro pretendono compensi molto più alti per tre/quattro allenamenti a settimana di due ore scarse per tirare quattro calci ad un pallone. Serviti, riveriti, idolatrati e trattati e che al minimo fastidio si fermano ai box per un mese salvo poi pretendere di essere rimborsati. Ma fatemi il favore. Fino alla serie D sono e devono restare dilettanti. Vada per il giusto ed equo rimborso che sia commisurato al grado di esperienza, efficacia e attitudine al lavoro sul campo dimostrata e certificata. Saranno poi i vertici del club a premiare chi e come nei modi e tempi giusti. I Premi vanno meritati a cose fatte. Gli accordi andrebbero presi in sede e non in mezzo alla strada o al bar di turno. Anche in questo si manca di professionalità. E allora è giusto che io attualmente stia fuori dai giochi.”
– Quest’anno dovevi essere il Direttore Generale della neonata Real Agro Aversa. Poi non se ne è fatto più niente. Come mai? Ti rivedremo presto di nuovo protagonista? –
“Con il Presidente Pellegrino sono tutt’ora in ottimi rapporti, anche se non lo sento spesso come prima. Diciamo che non abbiamo trovato l’intesa giusta almeno per quest’anno. Da fuori pare che stiano facendo un buon lavoro, ma non ne conosco il prezzo. Qualcuno mi ha contattato per allenare e potrei anche tornare in panchina. Se capiterà la giusta chiamata sicuramente farò le dovute valutazioni.




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