Il momento di perdere. Analisi di una meritata sconfitta



Parafrasando un noto romanzo di Grisham, quale titolo più appropriato? Quale momento più appropriato, per perdere un match, se non quando hai 4 (+2) punti di vantaggio sulla tua diretta inseguitrice, e il vantaggio del doppio scontro? Se non ora, quando?

Ecco, questo è il bicchiere mezzo pieno che resta dopo la sconfitta di ieri.



E non è l’unico, per fortuna. Altri ne vedremo in seguito.

Ora parliamo della gara. Innanzitutto, per la pagina, io c’ero!

La prima cosa che mi viene in mente è: gelati dal caldo!

Proprio così: ‘freddati’ dal tepore del PalaLuiss! D’altronde si sa: noi siamo abituati a temperature ben più rigide, e l’eccessivo calore nel palatenda, ha contribuito ad offuscare la nostra concentrazione.

A parte gli scherzi…

Non siamo d’accordo coi cronisti che dicono che la partita l’abbiamo persa per colpa del tiro pesante.

Questa sconfitta si spiega in un solo modo: energia!

Quella fisica: coi ragazzi universitari che ci saltavano in testa, letteralmen­te; quella mentale: una concentrazione mantenuta dal primo all’ultimo secondo della gara. Sempre ‘sul pezzo’. E noi? Noi no!

Poco lucidi, pasticcioni, senza rispettare il piano partita. Però, in quelle poche occasioni in cui l’abbiamo fatto, siamo riusciti a ricucire gli strappi. Ma non non si vince con un atteggiamento così.

E nonostante tutto, Caserta tira col 58% e Roma con 51. Ma loro tirano molte volte di più, e la ragione è il frutto delle tante concessioni: 62 volte contro le 50 nostre, dal campo.

Inoltre non vinci se il tuo avversario è una lepre che corre senza mai stan­carsi. Non vinci se regali 10 rimbalzi in più; non vinci se regali 9 sanguinose palle perse in più. Tutto quello che concedi in più, si trasforma in punti per l’avversario: il primo parzialone di 21-10 (a fine primo quarto) racconta tanto. Non vinci se non riesci a limitare i punti di forza dell’avversario; la Luiss è stata encomiabile nel rispettare il suo piano partita: tutta sostanza, tagli in area, contropiede e costante presidio del lato debole ed un’aggressività da vendere.

Il tiro dall’arco arriva solo alla fine: è la ciliegina sulla torta.

Il risultato finale di una scarsa difesa; di un attacco troppo perimetrale e con enormi limiti nel suo ‘centro’.

A mantenere a galla la barca, ci hanno pensato gli stoici Bottioni e Sergio, gli unici a cercare di far bene fino alla fine. A dispetto dei plus/minus e valu­tazione.

Allora è tutto da buttare? Assolutamente no!

Come scritto all’inizio, la sconfitta arriva nel momento (strategicamente) migliore. In secondo luogo, coach e giocatori avranno di che riflettere nei prossimi giorni. E poi, per la prima volta, hanno avuto l’opportunità di vivere sulla propria pelle il peggiore scenario che si potesse profilare.

Quindi, a conti fatti, oggi sappiamo -oggi la Decò Caserta sa– qual è il peggio che possiamo aspettarci in Coppa Italia e play-off.

E questo, dal nostro punto di vista, è un vantaggio enorme se si trovano  giuste risposte e opportune soluzioni.

Ultima riflessione: ad assistere alla gara c’era anche il presidente FIP Petrucci. Peccato che, dalla sponda del Volturno a quella del Tevere, nessun dirigente o presidente casertano, onorario o disonorario, fosse presente per approfittare dell’occasione: qualche ‘ambasciata’ ben assestata, non ci avrebbe certo danneggiato.

Non più di quanto non lo avessimo già fatto da noi stessi!

Carmine Covino


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