#FavaDay. Il ritratto di Dino Fava Passaro: “Con il pallone ci dormivo, con il sogno nel cassetto di diventare un calciatore. Ci sono riuscito e non voglio svegliarmi”



Dino Fava Passaro esulta per il goal al San Siro

Dino Fava Passaro: un nome, una garanzia. Sembra l’inizio di una qualsiasi pubblicità, è solamente il nome e cognome di un professionista nei dilettanti, un calciatore che ha deciso di accettare una nuova sfida, di mettersi ancora una volta in gioco. Ed oggi, giorno dei suoi 40 anni, si racconta in esclusiva ai nostri microfoni. Più che un’intervista è stata una chiacchierata con chi, lo si leggeva negli occhi, ama veramente il calcio quasi come si amano le persone a noi più care.

Da Udine a Portici. Udine è stata una delle tappe fondamentali del percorso, ora invece c’è l’avventura porticese: “Sicuramente con il passare degli anni si ottiene una maggiore esperienza, la professionalità e l’impegno sono rimasti invariati. Gli anni si fanno sentire, metto comunque il massimo impegno negli allenamenti, ma è difficile mantenere il passo dei giovani. Io ora in Serie A come Totti e Buffon? Sono due mostri sacri, due fuoriclasse, bisogna essere realisti ed obiettivi in certe situazioni, bisogna capire quando fai fatica a stare in certe categorie. E’ giusto divertirsi in altre categorie come sto facendo ora, mi sento di continuare su questa strada”



Il calcio. La domanda più facile e più difficile allo stesso tempo: cos’è il calcio per Dino? “Il calcio è vita per me, è tutto. Tante volte ho pensato di fermarmi, la voglia è tantissima, faccio fatica a pensare di smettere. In queste categorie mi posso ancora divertire, fin quando il fisico mi accompagna, è dura pensare di smettere.”

Capitolo allenatori. “Il ruolo dell’allenatore conta tantissimo nella squadra, è importante. Un allenatore bravo ti fa fare la differenza, soprattutto nel calcio di oggi dove c’è molta tattica, ovviamente senza squadra è inutile. Sicuramente Spalletti mi ha impressionato, sia a livello calcistico che umano, è stato importante avere lui. Il calcio era diverso da come m’immaginavo, c’è tanta gente che gioca per portare i soldi a casa cercando di andare avanti con le proprie forze”.

L’Eccellenza. Non è mai facile calarsi nella realtà dei dilettanti, prima l’esperienza a Sessa e poi a Portici dallo scorso febbraio: “Il primo anno è stato importante, poichè l’ho fatto nella mia città natale, partendo dal presupposto che la professionalità non ha categorie. E’ stato doppiamente bello, abbiamo fatto una cosa meravigliosa a Sessa, ci siamo tolti tante soddisfazioni con una squadra che non puntava a fare così bene. Siamo stati seguiti da un pubblico meraviglioso che c’era ovunque da Vibo Valentia fino alle trasferte isolane, ho delle immagini bellissime in mente come con la Turris in casa. Il secondo anno è stato un anno bello nato in maniera diversa, con il Portici eravamo forse un po’ risicati come rosa. Quest’anno invece possiamo contare su tanti ricambi, abbiamo una società che vuole fare bene e crescere, siamo primi, vinto la Coppa Italia, abbiamo tutte le qualità per vincere il campionato”.

Le maglie conservate dal calciatore aurunco

La Serie A. E’ il sogno di ogni calciatore raggiungere quella categoria, la massima serie ed i suoi straordinari impianti: “Parto da un rammarico: non aver potuto giocare allo Juventus Stadium, andrò a breve comunque lì. Lo stadio che mi ha impressionato di più è stato il San Siro, penso sia il sogno di tutti i ragazzi giocare lì, fare goal e addirittura vincere..quasi non mi sembra vero. Tra i difensori che mi hanno messo in difficoltà c’era sicuramente Fabio Cannavaro che viveva forse il suo massimo splendore, c’era Stam che ti metteva paura solo a vederlo, sono stati anni meravigliosi che difficilmente dimenticherò. Degli attaccanti che vedo in Serie A forse è Mertens che ha delle qualità incredibili, fa delle giocate che mi fa rimanere sbalordito. Sono contento finalmente che qualche ragazzo italiano sta venendo fuori come Belotti che ha delle qualità interessanti, speriamo che riesca ad andare avanti su questa strada. Non ho nessun rammarico calcistico, mi sono tolto tante belle soddisfazioni, forse l’unico errore è stato quello di accettare il Treviso nell’anno in cui sono stati ripescati, andando via da Udine dove mi volevano alcune squadre di A. Forse la società non era pronta, la cittadina era piccola, abbiamo fatto tante difficoltà e andammo male”

Poco Eccellenti in A e problema under. Tanti ottimi calciatori nelle serie minori e pochi “fenomeni” nella massima Serie: “Ci sono stati tanti calciatori che non meritavano di fare l’Eccellenza, qualcuno di questi ha un doppio lavoro e non può dedicarsi anima e corpo al calcio, ti trovi davanti ad un bivio che non sai quale strada intraprendere. Purtroppo ora mi capita di vedere, forse perchè il calcio è sceso di livello, qualche calciatore che non merita di fare la Serie A. Del problema degli under, non me ne vogliano, non ne capisco il perchè di far giocare questi ragazzi, tanti non sono ancora pronti, tanti non sono all’altezza di giocare in squadre. Tanti di questi hanno quasi paura di scendere in campo in Eccellenza, ma anche in Lega Pro, Serie D, purtroppo alcuni non hanno le qualità per farlo. Se una società ha un ragazzino da farlo giocare, lo fa scendere in campo senza “costrizione”, per farlo mettere in mostra, per valorizzarlo; che ben venga che ci siano i ragazzi, ma con vincoli, qualcuno fa brutta figura.”

Idoli. Più che al plurale possiamo parlare al singolare: “Sicuramente Marco Van Basten, difficilmente troverò un sostituto per quello che vedo”.

Dino Fava Passaro alla Sessana

Parentesi Sessana. E’ noto quasi a tutti il motivo della separazione dalla Sessana, ma un giorno Dino Fava tornerà nella propria città? “Mai dire mai nel calcio, io Sessa ce l’ho nel cuore, appena ho la possibilità vado a vedere le partite, conosco tanti tifosi che hanno una grande stima di me come io ce l’ho in loro. Io abito qua, alla fine dispiace per quello che è successo, il presidente ha preso una decisione forse affrettata che ho accettato mal volentieri. A malincuore, soffrendo tantissimo, sono andato via, però adesso mi trovo veramente bene al Portici dove mi vogliono veramente tutti bene.”

Nuove generazioni del calcio. Rispetto ai suoi inizi, il calcio, e la vita, sono cambiati: “E’ una domanda importante, purtroppo faccio molta fatica nel trovare ragazzi con la testa giusta. Forse i tempi sono cambiati, forse sono io che mi devo “mentalizzare” a determinate situazioni, vedo tanti ragazzi che vengono a giocare con modi presuntuosi, molto superflui. Sarò io vecchio stampo, ricordo quand’ero ragazzino forse era eccessivo nell’altro senso quando ero considerato uno degli ultimi per la sola giovane età, dovevo raccogliere tutti i palloni, i “cinesini”, ma era un vero onore stare in prima squadra. Oggi è difficile trovare ragazzi con questa mentalità, forse è un mio pensiero sbagliato, se dai loro un consiglio ti guardano davvero male, vedo un cambiamento importante nel calcio e sono un po’ sfiduciato anche se non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, qualche ragazzo interessante c’è fortunatamente. Speriamo che questi ragazzi crescano con i sani principi del calcio”.

Il giovane Dino. Facciamo un salto all’indietro con Dino Fava 12enne che giocava con il Supersantos:”Sognavo di fare il calciatore, mia mamma me ne ha comprati di palloni, ci dormivo anche con il pallone. Quando andavo a scuola, conservavo gelosamente tutti i diari e tutti i quaderni, lì mi esercitavo a fare le firme per un domani, doveva essere bella la mia firma da calciatore. Serve un po’ di fortuna, quando le cose devono andare bene si incanalano nel modo giusto. Con questo ne approfitto per ringraziare i miei genitori che mi hanno sempre seguito, accompagnandomi sempre, venendomi sempre a prendere fuori scuola per portarmi alla stazione, venendomi a prendere con la 500 blu di mia mamma, mi portavano dappertutto. Forse senza di loro non riuscivo a fare tutto quello che ho fatto.”

Il prossimo Dino Fava. 40 anni non sono pochi, ma nemmeno tanti, il futuro di Dino Fava sarà….”E’ una domanda quasi impossibile da rispondere, il mio più grande desiderio è quello di aprire una scuola calcio con il mio nome che raggruppi tutti i paesi del territorio aurunco, facendo da succursale per qualche squadra importante di Serie A, facendola in un certo modo. Quello che mi dispiace è che manchiamo di strutture, spero che al più presto risolvano la situazione del nuovo campo “Ernesto Prassino” a Sessa Aurunca. Un comune come quello aurunco non merita di giocare a San Castrese, nonostante i tantissimi sacrifici fatti da tutti. Mi farebbe piacere fare una scuola calcio, fatta bene, nonostante l’impegno profuso da chi comunque riesce a farla in zona. Per ora però continuo a giocare, la voglia matta di calciare quel pallone è forse ancora più forte del primo giorno”.

 

Firmato Dino Fava Passaro, un ragazzino di 40 anni che fa della professionalità il suo modo d’essere, che vuole ancora una volta calciare quel pallone verso la porta. Come prima, più di prima.


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