Febbre da ca…nestro! La (s)carica del tifoso



Sul difficile momento di Società e squadra, la mia posizione è la seguente: «Io, a questo gioco al massacro, NON CI STO!»

Chiaro come il Sole, come quel discorso datato 3 novembre 1993.



Voglio dire, davvero siamo disposti a credere che, il match contro Cantù, debba segnare il prosieguo o il de profundis per Coach Sandrokan? Veramente pensiamo che sia utile immolare una fetta di questo sodalizio, ORA, a nove giornate dal termine della stagione rego¬lare, e coi play-off già belli che andati? Per cortesia, siamo seri.

Come è stato già fatto notare, da qualche attento osservatore, l’origine dei nostri problemi oltre ad essere organica e “vintage”, va ricercata anche a monte di questa stagione, durante la campagna acquisti. Già in quella occasione si è cominciato a sbagliare, tentando di rimediare in ritardo, e con scelte inappropriate. Aggiungiamo anche gli infortuni, una disinvolta policy d’infermeria, ed una situazione di cassa (e patrimo¬niale) perennemente in emergenza. Senza contare l’aver sottovalutato ad inizio stagione il potenziale della squadra, facendo un improvvido “sconto” sugli obiettivi stagionali, che è costata la difesa del vantaggio iniziale accumulato.

Sulle attribuzioni di responsabilità, poi, mi spiego meglio:

giocare con un solo centro titolare; senza un “regista” di ruolo ma con tante “combo”; senza un’ala piccola (poi sostituita troppo in ritardo con Diawara), sono tutte scelte che, alla lunga, presentano più rischi che sicurezze, date le circostanze. Ecco, anche questo spiega il nostro calo di rendimento. E nemmeno ce la possiamo prendere -non più di tanto- con Sosa: non è colpa sua se nasce come guardia tiratrice ma, inspiegabilmente, poi gli viene chiesto di adattarsi a playmaker.

Non a caso, tutte le sue incursioni in area, ed i vari “penetra e scarica”, da tempo sono ormai opzioni “telefonate”. Gli avversari se le aspettano, perché siamo diventati prevedibili, con poche idee con cui sorprendere.

Certo, i numeri fanno incazzare il tifoso. 2 e 3: 2 vittorie in 3 mesi; 18 punti in 21 partite (il rapporto è quasi una ogni 3); 11 sconfitte su 13 match e la famosa luce in fondo al tunnel sembra irraggiungibile.

Sono risultati difficili da accettare, da giustificare, è vero: ma siamo proprio così sicuri che l’unico responsabile sia il Coach? Siamo davvero convinti che, tagliare coach o qualche atleta, sia la strada da intraprendere oggi? A cosa servirebbe, concretamente? Quali traguardi raggiungeremmo, salvezza a parte?

Io dico nessuno: c’è solo il rischio di trasmettere incertezze all’intero movimento. Come se non ne avessimo già offerte abbastanza.

Gettare la croce su Dell’Agnello, Sosa, Gaddefors & Co. non risolverebbe nulla. L’unica cosa da fare, a questo punto, è imporsi di chiudere la stagione nella maniera più onorevole possibile, con l’auspicio di recuperare fiducia, consenso e, quindi, più pubblico.

 Possibilmente pagante. Perché, chi NON PAGA NON AMA LA JCE!

Carmine  Covino

 


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