Programmazioni di ‘Lega’: dicotomie e virtuosismi in Serie A



Programmare, è sinonimo di pianificare. Come per le aziende, la stessa valenza c’è anche nelle società di Pallacanestro (semi)professionistiche. Programmare significa senz’altro ANCHE “costruire, pezzo dopo pezzo” (cit.), nel tempo, con l’obiettivo di creare valore assoluto e relativo. Più precisamente, la Pianificazione strategica (aziendale) la si può definire quel Sistema operativo attraverso cui, un’impresa, definisce i suoi obiettivi, previa analisi di realizzabilità e conseguenti vantaggi, ed azioni atte a conseguirli. Gli obiettivi, a loro volta, possono essere definiti come risultati futuri, misurabili, che si prevede di conseguire entro un determinato tempo (Orizzonte temporale). Recentemente, qualcuno ha citato (non senza contraddizioni) l’esperienza della Orlandina Basket quale esempio di programmazione da prendere come riferimento. Virtuosa, aggiungerei. Il “sacrificio” di un fuoriclasse come Bruno Fitipaldo, e all’uscita anticipata di Pearl -verso la Legadue- risponde a ragioni ben distinte: nel primo caso si è presentata un’opportunità oggettivamente non declinabile; nell’altro, più semplicemente, si è capito che l’atleta non rientrava più col progetto in corso. Inoltre, giocare nella serie cadetta, non è affatto motivo di disonore anzi. Attualmente, almeno 4 tra le prime 8 squadre, sono matricole o ex matricole del Campionato di Legadue. C’è più di una società di Legadue che potrebbe ben figurare nella massima serie. Così come vi sono società di LBA – Legabasket Serie A, che farebbero meglio se eseguissero un passetto indietro. Un’opportuna efficace ed efficiente programmazione, sta alla base di alcune piacevoli sorprese in questa stagione, e nulla, o poco, è lasciato al caso. Tanto per dire: almeno 5 -sempre tra le prime 8 squadre- hanno fatto della pianificazione il loro marchio di fabbrica; Basket Brescia Leonessa, Aquila Basket Trento, Pallacanestro Reggiana, tanto per fare 3 nomi.

L’obiezione eccepita circa le scelte gestionali fatte dal management di Capo d’Orlando, non tiene conto di un dettaglio fondamentale: le trade concluse. Tutte responsabilmente ed in modo profittevole.



E non è un caso se, la franchigia siciliana, si trovi al 7° posto in classifica, 4 punti più su di noi, ed aver disputato una final 8 di Coppa Italia.

I temi su cui riflettere sono questi; le considerazioni da fare riguardano questi dati oggettivi. Tutto il resto, francamente, è solo gossip.

Carmine Covino

 


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