‘Quel che resta del match’…



“Qui in cucina, signore, la regola è sempre stata una: la cuoca cuoce la colazione, il suo aiuto tosta il toast.”

(citazione dal film: “Quel che resta del giorno”)



Provo ad immaginare cosa potrebbero essersi detti i giocatori prima e dopo la partita. Cerco di mettermi nei loro panni: difficile, lo so.

Prima:

S. «Sarà una passeggiata. Dopo Reggio, in casa non ci ferma nessuna!»

W. «Non so, forse non sarebbe una cattiva idea avere alternative al ns P&’R.»

J. «Ué ragazzi, ci sono anch’io. Anche se sono l’ultimo arrivato…»

D. «Vale pure per me, mi raccomando. E v’ho fatto pure vincere domenica.»

G. «Giriamo la palla più veloce, e abbassiamo i loro ritmi. Basterà!»

C. «Stringiamo la difesa, tagliamo fuori gli assist in area ed io colpisco da 3!»

B. «Magari potrei rifare il play: il trucco potrebbe funzionare ancora.»

V. «Può darsi, ma dovrebbe starsene di nuovo fuori il piccoletto.»

S. «Ragazzi tranquilli, vi dico che ci penso io. Sto troppo a palla…»

Dopo:

G. «Certo, te lo potevi risparmiare quel ditino…»

V. «In effetti, non ci ha aiutati molto, e ne sei uscito un po’ maluccio.»

S. «Lo so, lo so: ma quelli continuavano a fischiarmi, e non c’ho visto più.»

W. «Vero, però pure tu: non ne hai azzeccata una.»

C. «Ragazzi, non me è entrata una dall’arco, che brutta serata.»

D. «E che devo dire io: 0 su 6, e manco una palla servita in post basso…»

J. «Però pure il pubblico dai. Ma cos’era ieri: il San Carlo?»

G. «E perché: i fari che si spegnavano? Ne vogliamo parlare?»

Dai “piani alti”: «Ragazzi, il Presidente vi vuole nel suo ufficio. Ora!»

Questo è il dialogo, prima e dopo, come l’ho immaginato io. Ma potrei scommettere che i toni siano stati di qualche ottava più alta. In realtà, ci sarebbero anche i commenti captati qua e là tra il pubblico. Ma quelli, preferisco che si svolgano sui social: francamente, nun me ne tene.

Ritorno, invece, alle mie considerazioni sulla gara, ma tralascio le statistiche.

Il titolo che ho scelto stavolta, fa decisamente il verso al film diretto da Ivory, e tratto dal romanzo di K. Ishiguro; un’originale ed insolita similitudine, che ben si presta a fare da infelice allegoria alla pessima prestazione offerta contro Varese. Un contrappasso, ben inteso, che si esprime per ‘contrasto’, rispetto alla trama del libro/film. Quindi: ciò che doveva essere e non è stato.

Dice: sì, ma qual è quel dettaglio che mette in contrasto il film con la partita?

Ve lo dico subito: nel film, c’è un maggiordomo che si prende cura della casa in cui lavora con impeccabile maestria. Sotto la sua ‘direzione’, il ménage domestico procede con la precisione di un orologio svizzero, con piena soddisfazione degli aristocratici proprietari. Insomma: un bravo ‘regista’ in casa, che detta ritmi e competenze di lavoro, con un risultato eccellente.

Ed è proprio qui che risiede il contrasto con l’incontro di domenica sera: la totale mancanza di una ‘direzione’ qualificata. Quel gestaccio verso il pubblico della tribuna, poi, è solo il risultato finale di pressione-frustrazione-delusione subita da un atleta -che già di suo, ha delle fragilità- a cui si sommano le responsabilità affidategli con troppa zelo dalla Società nell’ingaggio.

Alla fine il dominicano ha chiesto scusa, forse su suggerimento spintaneo del Presidente. Intanto, resta il segno ed il rischio che la cosa possa generare attriti nello “spogliatoio”. Lo ribadisco una 2^ volta: la colpa non è tutta sua. Chissà come avrebbe reso se affianco ci fosse stato un play puro.

Ripeto anche un altro concetto: la scelta di giocare con le “combo” si sta rivelando una pessima idea. La storia del nostro glorioso club ci ricorda una inconfutabile verità: ben due volte abbiamo conquistato la Lega A-Serie A1. In entrambi i casi, avevamo due grandi play, due menti finissime: Moka Slavnic e Randy “il Prof.” Childress, registi indimenticabili.

Concludendo: troppe le forzature, pochi i compagni cercati e “serviti”: 12 gli assist, 6 dei quali da parte di Sosa. Tanti i tiri sprecati, soprattutto da oltre l’arco: la partita l’abbiamo persa lì. Ma anche sotto canestro, con 6 rimbalzi in più concessi. Paradossalmente, però, la nostra valutazione Lega è più alta di Varese: 77 vs 75. E non dimentichiamo un aspetto che è ben più drammatico della sconfitta: il clima. Non già quello meteorologico, bensì il clima dentro il PalaMaggiò: asettico, freddo, assordante per il silenzio. Qualcuno lo ha paragonato al mood di un’opera lirica, se non fosse per la mancanza del direttore d’orchestra e di una prova corale convincente, quella che NON è mancata a Reggio quando, a mancare, toccò al dominicano. Dunque i dubbi sono legittimi? Lascio che siano gli “addetti ai lavori” a pensarci su. Io, nel frattempo, provo a pensare ad altro: alla partita contro Cremona, per dire…

Carmine Covino


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