L’ANALISI. Grimaldi e la regia de “La Gabbia”! La Turris cade nella trappola del tatticismo esasperato del Gladiator



La Gabbia di Teore Grimaldi
La Gabbia di Teore Grimaldi

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Gara perfetta, dimostrazione di forza, partita dominata, vittoria strameritata. Sono solo alcune delle parole, scaturite dalle dichiarazioni dei diretti protagonisti, che evidenziano il valore della prestazione eseguita dal Gladiator in uno dei catini infuocati del girone I di Serie D: lo stadio “Amerigo Liguori” di Torre del Greco. Espressioni che sono tutte susseguite dall’alone della verità, perché i neroazzurri del presidente Raffaele D’Anna sono stati protagonisti della migliore partita della stagione. Anche contro la Sarnese, è stato dato saggio di grande calcio, ma la performance di domenica primeggia, senza alcun dubbio, perché è stata messa in atto contro una corazzata del girone, una squadra che punta a vincere il campionato e non lo ha nascosto.

ATTACCO RESO INNOCUO. Per qualità e quantità, la Turris dispone di calciatori esperti della categoria e che, a discapito di quanto detto da Giacomarro che testualmente ha dato le colpe del suo esonero ad un organico mediocre, giocherà per i primi posti della classifica. Ed è qui che si afferma la prova magistrale dei calciatori neroazzurri che sono riusciti a rendere innocui attaccanti che di goal ne hanno fatti a bizzeffe in carriera: vedi Antonio Picci e Davie Evacuo. Al di là del rigore concretizzato, se l’unica occasione degna di rilievo è il tap-in sottomisura di Evacuo che è terminato sull’esterno della rete, questo vuol dire che, poiché gli attaccanti avversari non sono scarsi (anzi), i difensori si sono elevati a veri e propri cani da guardia, concedendo poco e nulla.



LA GABBIA. Com’è stato possibile trasformare in mansueta, inoffensiva un’armata come la Turris? Chiedetelo a Teore Grimaldi, autore di un’opera teatrale a due atti. L’allenatore neroazzurro, uno di quelli che sulla strategia tattica dedica la maggior parte delle nottate sotto il cielo di stelle, ha preparato una vera e propria trappola per il collega Domenico Giacomarro. Ma chiamiamola con il nome e cognome: “La Gabbia”. E non ha nulla a che vedere con il titolo del noto programma televisivo in onda su La7; è il primo atto della regia grimaldiana. E’ quello schermo, creato ad hoc davanti alla difesa per eludere l’interazione tra centrocampo ed attacco corallino. “Si salvi chi può” avranno pensato Schettino & company alla vista di una mediana atipica, con Grimaldi che ha deciso di lasciare inaspettatamente in panchina Gatta ed il suo bagaglio tecnico, preferendo un centrocampo più dinamico, composto da “operai” del calibro di Fontanarosa, Leone ed Odierna. Penetrare là in mezzo era alquanto improponibile per i torresi che hanno pagato quest’affanno, la mancanza di aria nel trovarsi aggrediti appena si cercava di impostare il gioco.

RIDICOLIZZARE LA DIFESA A TRE. Privilegiata nel migliore dei modi la fase di copertura, con gli attaccanti “primi difensori”, il trainer di Frattamaggiore si è poi soffermato sulla fase offensiva: il secondo atto. L’assenza di Antonio Libero Del Sorbo ha depotenziato l’attacco neroazzurro, ma allo stesso tempo ha permesso di regalare maggiore velocità sulle fasce, con due marpioni del calibro di Tedesco e Criniti che hanno sfruttato alla grande gli enormi spazi concessi da una difesa a tre, che quasi mai è diventata a cinque, come predilige il modulo 3-5-2. Deficienze strutturali su cui Grimaldi ha insistito continuatamente in partita, chiedendo a Tedesco e Criniti di puntare sistematicamente l’uomo ed ottenere la superiorità numerica. Risultato? Tra primo e secondo tempo, il Gladiator ha avuto ben sette palle goal nitide per segnare e da questo calcolo è immune la punizione beffarda del raddoppio che è stato un episodio fortuito. Di queste sette azioni, una è stata siglata, le altre no ed è questa forse l’unica nota dolente della partita degli Audaci che avrebbero potuto ipotecare prima la gara. Questa mancanza di cinismo ha reso ancor più sofferente ed allo stesso tempo bello il finale di un’impresa che a Santa Maria Capua Vetere ricorderanno a lungo. Gladiator, chapeau!


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