L’ANALISI – L’intelligenza e l’umiltà di Squillante nel cambiar pelle. Col Gela retroguardia finalmente granitica ed il colpaccio mancato di un soffio



Ciro Manzi (foto SportCasertano.it)
Ciro Manzi (foto SportCasertano.it)

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Qualora aveste chiesto a qualsiasi allenatore lo stato d’animo per un pareggio ottenuto in casa del Gela, senza ben otto calciatori, tutti od almeno quasi ci avrebbero messo la firma. E ce lo mette anche Luigi Squillante il proprio autografo sul punto conquistato al “Comunale” di Leonforte. Un punto che rimette in corsa i neroazzurri ed archivia la sconfitta interna contro l’Igea Virtus. Tutte le voci, che si sono rincorse in settimana e che hanno messo in dubbio le qualità gestionali di un allenatore che da record-man si era trasformato all’improvviso in un brocco per una sola sconfitta (brutta ma pur sempre una sola sconfitta), sono andate a farsi benedire. Per il momento, perché solamente la vittoria contro il Rende e la consecutività di risultati positivi può far dimenticare la debacle per 1-4. Ferita che brucia ancora, tanto che nell’intervista post-gara lo stesso allenatore di Sarno ha affermato: “La storia di Squillante insegna che non ha mai preso quattro goal tra le mura amiche”.

CLEAN SHEET. In settimana Squillante si è visto e rivisto la partita, sviscerando tutte le informazioni negative di una partita da film horror. E proprio sulla vulnerabilità del fattore difensivo ha destinato le proprie attenzioni, insistendo su come reagire alle offensive avversarie. Ed i risultati si sono visti, perché il Gladiator è passato dal subire quattro goal in casa all’uscire indenne dalla sfida ostica col Gela con il secondo clean sheet stagionale (clean sheet significa in inglese lenzuolo bianco ed indica le partite terminate senza subire goal). Una difesa accorta che solo raramente ha rischiato di subire goal e, quando non ci sono riusciti i difensori, ci ha pensato Zeoli a togliere le castagne dal fuoco.



LE ASSENZE. Il pareggio di Leonforte deve essere visto come un bicchiere mezzo pieno senza alcun dubbio, poiché il team della triade De Felice-Morico-D’Anna ha dovuto fare a meno di ben otto giocatori, tra cui gente di assoluto valore come Gatta, Marzullo e Tedesco, oltre ai vari Gabbiano, De Carolis, Mangiapia, Motta e Lagnena che era presente in panchina. Di questi sei sono ipotetici titolari, per cui è stato fatto il possibile. Alibi che in questo senso esistono e che, ne siamo certi, Squillante avrebbe voluto fare a meno.

LA SORPRESA. Assenze che hanno costretto l’allenatore a cambiare pelle alla squadra. Infatti, dal 4-3-3, Squillante ha cacciato dal cilindro un 3-5-2 che nessuno si aspettava. Nemmeno il collega siciliano Pietro Infantino che ha lavorato tutta la settimana per contrastare un modulo ed in partita se n’è trovato un altro di fronte. Qui si percepisce l’intelligenza e l’umiltà di un allenatore che, invece di restare fossilizzato nel suo pensiero di gioco, ha stravolto tutto, con l’intento di schierare un modulo adatto per le caratteristiche dei giocatori a disposizione.

TUTTI SUGLI ATTENTI. Che, poi, il 3-5-2 abbia lasciato campo per quasi tutta la partita ad un 5-3-2, se ne prende la responsabilità l’allenatore che conosce l’importanza di un risultato positivo e non può in alcun modo mettere in pericolo il suo posto. In questo caso il catenaccio non guasta, perché riporta tranquillità nell’ambiente e per poco non è stato capitalizzato il colpaccio nel caso in cui Criniti, Del Sorbo e De Falco avessero concretizzato le occasioni avute. Ed il plauso Squillante lo ha già fatto a coloro che sono stati gli interpreti di questo lavoro, in primis quelli come Felice D’Anna ed Antonio Cefariello che, accantonati fino ad ora, hanno messo in mostra le proprie qualità ed hanno allargato l’orientamento di scelta del proprio allenatore che, anche in caso di rientro degli indisponibili, sa di poter contare su un’intera rosa di valore.


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