La fiducia di Giacobelli: “Qui alla Sigma Aversa si sta creando un gruppo solido”



Mario Giacobelli
Mario Giacobelli

Da quattro anni veste la maglia della oggi Sigma Aversa. Dalla serie B2 alla serie A2 ha messo la propria zampata, anzi «manata», in ogni impresa compiuta dalla squadra del presidente Di Meo della quale è una certezza. Il suo soprannome è «the wall». Il suo nome Mario Giacobelli. Il centrale napoletano suda da due settimane con i nuovi e vecchi compagni, già calato, come suo solito, nello spirito campionato: «procede tutto per il meglio – conferma – seguendo scrupolosamente la tabella di marcia che i tecnici ed il preparatore hanno studiato per noi. Lavoriamo tanto, sodo e bene e non è di certo di questo che abbiamo paura. Siamo già concentrati sull’obiettivo di mantenere questa preziosa A2 che abbiamo conquistato con i denti e siamo consapevoli che fatica e dedizione al lavoro potranno essere i nostri migliori alleati». Naturalmente, ogni passo di un cammino lungo come quello che attende la Sigma Aversa deve essere mosso l’uno dopo l’altro: «due settimane di preparazione sono poche – aggiunge Giacobelli – ma sta già creandosi una ottima amalgama tra noi che già facevamo parte della squadra ed i nuovi, compresi i due atleti brasiliani. C’è gran voglia di fare da parte di tutti e di mettersi in gioco per vivere un campionato come quello che ci aspetta che si preannuncia intenso ed avvincente ma allo stesso tempo non semplice da affrontare. Del resto si tratta della seconda massima serie maschile, una sfida importante per noi che vogliamo stupire, far divertire i nostri tifosi e conquistare quanto prima la salvezza diretta». Quando si tratta di sfide l’atleta normanno è pronto a farsi avanti, mai tirarsi indietro. Così Giacobelli vuol vivere un nuovo anno da protagonista: «quando il presidente mi ha scelto quattro anni fa – conclude – ho subito capito  che vestire la maglia della oggi Sigma Aversa mi avrebbe portato a far parte della gloriosa storia della pallavolo normanna. Per me non è come se fosse il quarto anno ma sempre il primo perché non mi sento mai arrivato, mai sazio. Sono affamato di successi e vittorie e non voglio fermarmi mai».




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