Coach Marcelletti e il basket moderno: “Questo sport è cambiato tanto. Bissare il ’91? Si può e vi spiego come”



Coach Marcelletti
Coach Marcelletti

Gli amici di Libero Pensiero Bianconero, attraverso la loro pagina ufficiale facebook, hanno realizzato una interessante intervista a Franco Marcelletti, allenatore dello scudetto, ma soprattutto grande conoscitore di basket. Con lui sono stati affrontati temi che riguardano il club bianconero, ma è stato fatto anche un discorso ad ampio raggio sulla palla a spicchi.

D. Qual è il tuo rapporto, oggi, col basket?
R. Dopo la famiglia è sempre una parte fondamentale della mia vita;
D. Franco, se e quanto ci ha fatto “male” quello scudetto del ’91?
R. Ci ha fatto solo bene perché dimostrammo che anche a Caserta, lavorando bene e programmando, si poteva vincere in Italia e contro un colosso come l’Olimpia Milano. Ed abbiamo vissuto tutti un’emozione unica nella nostra vita!!!
D. Franco, il tuo palmares pro­fessionale parte dai successi con le giovanili, un nostro vero cruccio. Sappiamo che, il successo di giovani come Nando Gentile ed Vincenzo Esposito -ma non solo- è stato anche opera tua, oltre che di Boscia Tanjevic. Voi due, con Giancarlo Sarti ed il Presidente Giovanni Maggiò, avete creato un autentico ‘modello Caserta’, e la nostra ‘foresteria’ era un vanto nazionale La domanda è: ritieni sia possibile, oggi, ripetere quel successo? A tuo avviso: da dove e come si deve ripartire?
R. Certo che è possibile. Bisogna però considerare che, le regole, sono cambiate. Non c’è più il cartellino che invogliava tutti, piccole e grandi società, a reclutare e far crescere giovani che rappresentavano un “capitale societario”. Ora la situazione è diversa: già è difficile trovare risorse per la prima squadra, e per fare un settore giovanile di qualità ci vogliono: buoni istruttori (i miei avversari, nelle finali giovanili, erano Ettore Messina e Sergio Scariolo), una foresteria per reclutare fuori regione. E, senza dei lunghi come: Massimiliano Rizzo, Tufano, Palmieri , Chiusolo, De Lise ed Acunzo, non avrei potuto impostare Gentile ed Esposito come Playmaker. E tutto ciò necessita di tempo, lavoro di qualità e pazienza. Perché non ci dimenti­chiamo che abbiamo a che fare con degli adolescenti. La realtà è che, società come la “Pallacanestro Reggiana (Grissin Bon Reggio Emilia)”, stanno investendo da anni ed hanno molti giovani in Legabasket Serie A con una riduzione dei costi, (pensiamo alla maggior pare delle società di serie A che spendono soldi anche per il nono e decimo giocatore, quando si possono tranquillamente creare in loco), ed arrivano alla finale scudetto. Pensate che, alle Finali Nazionali Under 20 Basket – Cantù 2016, c’erano 4.000 persone a vedere giocatori giovani italiani. In Lega A assistiamo a partite inguardabili, con americani scarsi ed ingestibili che non difendono e giocano corri e tira, come nelle Summer Leagues, solo per avere buone statistiche a fine stagione e trovare un contratto per l’anno seguente. Ed il brutto è che molti italiani li stanno imitando. A tutti questi personaggi non interessa niente della maglia e delle società che li pagano;
D. Scouting, reclutamento: come impostare un buon progetto di ricerca di giovani talenti?
R. Monitorando il territorio, ed allenando bene ed intensamente i giovani. Quando allenavo il settore giovanile, le mie squadre, si allenavano 7 giorni su 7;
D. I dettami dei grandi coaches della NCAA, che hanno influenzato ed indicato “la via del basket”, senza mancare di rispetto ai nostri, sono sempre validi? In quali ti ritrovi (Princeton offense, sideline triangle, ecc.)? Dove andrà il basket nei prossimi anni?
R. Gli allenatori devono difendere il loro posto di lavoro. Non c’è pazienza, ogni anno allenano gruppi nuovi, con atleti provenienti da scuole tecniche diverse e sempre più povere. Giocano italiani sempre più vecchi, non abbiamo un ricambio adeguato e, non avendo le risorse che ha il Calcio, ritengo che l’unica nostra risorsa rimanga il settore giovanile, da coltivare ad ogni costo ma facendo un lavoro di qualità, di selezione, parallelamente ad un lavoro sulla base. Tutte le idee tecniche sono sempre valide, ma vanno adattate ai giocatori a disposizione, agli obiettivi, al tempo che si ha a disposizione, al fatto che dopo 5 sconfitte vengono esonerati. Il gioco è in mano ai piccoli, perché far crescere i lunghi necessita di tempo e lavoro che molti coaches non hanno, o non vogliono fare. In Eurolega , che è il basket migliore al mondo, i lunghi vengono coinvolti, gli allenatori allenano e non gestiscono. L’intensità è enorme, si difende, il tiro da 3 è usato e non abusato;
D. Riteniamo che, l’uso eccessivo del tiro da tre punti (soprattutto quando era a 6,25 mt.), abbia fatto fare passi indietro al Basket, e che abbia rovinato generazioni di giocatori. Noi di Libero pensiero Bianconero, auspichiamo un regolamento unico del basket (NBA), soprattutto per le dimensioni del campo, per il “tre secondi difensivo” e del tiro da tre punti (ndr-ricordiamo che il campo FIBA è mt. 28×15 e la linea da te punti è sul fronte a mt. 6,75 e negli angoli a circa mt. 6,30, mentre il campo NBA è circa mt. 30×17, la linea da tre punti è sul fronte a mt. 7,25 e negli angoli a mt. 6,70 ). Cosa ne pensi, al riguardo, e dell’applicazione di una squadra europea su un campo NBA?
R. Nelle mie telecronache su Sky Sport HD1 sto auspicando un allargamento del campo, che non inficerebbe il gioco ma aiuterebbe molti tiratori che mettono i piedi fuori dal campo, perché il campo è stretto;
D. Meglio quando c’erano solo i due ‘stranieri’, o sarebbe preferibile prose­guire con 8 ‘eleggibili’ e due ‘non eleggibili’? Suggeriresti qualche altro modello ottimale? (ndr- “eleggibili” per la nazionale)
R. Ci sono le leggi della libera circolazione europea che non lo permette­rebbero, ma io ridurrei il numero drasticamente. Ci vorrebbe un accordo fra le società ma soprattutto una produzione maggiore e migliore di giocatori italiani. Premiare con più soldi quelle che li tirano su e li fanno giocare . Bloccare le retrocessioni per 3 o 4 anni, per far crescere i giovani. Eliminare il diritto sportivo, che è obsoleto. Disputa la Serie A solo chi ha le risorse economiche per farla!
D. 1986-2000/2001-2016: quali i limiti della Pallacanestro, tra questi due periodi? E cosa occorre al basket per tornare all’appeal di una volta?
R. La risposta è in molte cose che ho detto prima: bisogna avere palazzi più accoglienti per far venire le famiglie, non dobbiamo essere uno sport di nicchia. Così è porprio quello che vuole il calcio! Spiegare bene le regole anche alle massaie, per renderlo più comprensibile;
D. La Juvecaserta, ha avuto negli ultimi due anni periodi di grande confusione e di scarsa organizzazione. Le è stato mai offerto un incarico o solo un semplice consiglio tecnico?
R. Da quando ho lasciato la Juve, nel 2007, nessuno mi ha mai chiamato. Ma questo è normale nello sport, ci sono stati nuovi dirigenti e nuovi allenatori e loro fanno le scelte;
D. Quanto ed in che modo, la comunicazione con media e pubblico di una società sportiva, può influire sul buon esito di un progetto sportivo?
R. Moltissimo, ma a Caserta fortunatamente il basket è diventato il primo sport cittadino e la Juve è una seconda pelle per tutti noi;
Per concludere: questa non è una domanda, ma un pensiero e un sogno. Noi di Libero Pensiero Bianconero abbiamo sempre auspicato un tuo ritorno alla JuveCaserta… Torneresti qui? Ed in che ruolo ruoli ti vedresti?
R. Noi allenatori veniamo scelti dai Presidenti. Io ebbi l’onore di essere chiamato da Giovanni Maggiò . Il ruolo lo devono scegliere i presidenti e noi siamo sempre disponibili.




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