L’integrazione nel calcio: Pape Ousmane Diop di Caserta, primo arbitro nero in Promozione Campana



Ousmane Diop a centrocampo
Ousmane Diop a centrocampo

La provincia di Caserta si dimostra all’avanguardia nella lotta al razzismo. Luogo in cui risiede una delle più grandi comunità africane d’Italia, la tanto rinomata Terra di Lavoro convive da tanti anni con le differenze di cultura, pelle, razza, religione e tradizioni di uomini, donne e bambini che hanno deciso di stanziarsi a sud di Roma ed a nord di Napoli per scappare dai problemi riscontrati nei propri paesi d’origine.

La sezione AIA di Caserta. All’interno di una civiltà che è progredita sotto molti punti di vista (vedi la tecnologia), ma che ha ancora tanto da imparare riguardo il rispetto dei rapporti umani, esistono persone che non fanno della discriminazione il proprio credo, anzi tendono ad eliminare tutto ciò che può alimentare l’alienazione del diverso. Valore che assume un peso specifico assai notevole, quando ad innalzare la bandiera dell’antirazzismo è un ente, l’Associazione Italiana Arbitri, che riveste una funzione super partes nel fenomeno sociale più rilevante del Bel Paese, il calcio. Ridurne l’importanza etichettandolo come un semplice sport, sminuisce il ruolo del centro gravitazionale di buona parte della popolazione italiana, base di vita in cui s’impara a socializzare ed in cui si costruisce la coscienza di tanti, buona o cattiva che sia.



Ousmane Diop insieme al presidente Antonio Santangelo, dopo la premiazione al Coni di Caserta
Ousmane Diop insieme al presidente Antonio Santangelo, dopo la premiazione al Coni di Caserta

L’esperienza. In questo contesto rientra la storia di Pape Ousmane Diop, arbitro senegalese che la sezione AIA di Caserta si coccola sin dal suo primo giorno di corso e che sabato scorso ha fatto il proprio esordio nel campionato di Promozione, prima categoria in cui è obbligatoria la terna arbitrale. Un legame nato per puro caso, quando ben altra era la sua quotidianità: “Davo una mano sul campo a San Nicola La Strada, quando una persona mi chiese di arbitrare un’amichevole. Solo più tardi venni a sapere che si trattava di Antonio Pietro Santangelo, presidente della sezione AIA di Caserta. Rimanemmo in contatto, tanto che poi lui mi disse di prendere parte al corso di formazione per arbitri. Ci pensai su e poi il 17 dicembre 2013 ho iniziato il corso, durato tre mesi, in cui ho ricevuto l’insegnamento dei dottori Carlo Tenga e Daniele Galluccio. Il mio battesimo avvenne il 3 febbraio 2014, per la gara dei Giovanissimi provinciali tra Juve Sammaritana e San Prisco che finì col punteggio di 1-0. Mi ricordo che pioveva e prima di entrare in campo avevo un po’ d’ansia”.

Bruciare le tappe. Dal dicembre 2013 ne ha fatta di strada il ragazzo, nato il 4 giugno 1992 a Thies in Senegal, che si è trasferito in Italia da circa cinque anni ed insieme alla famiglia vive a Caserta. In serie ha arbitrato gare delle categorie Esordienti, Giovanissimi Provinciali e Regionali, Allievi Provinciali e Regionali, Seconda Categoria e Prima Categoria (coi rispettivi debutti a Santa Maria La Fossa e Sant’Anastasia), Attività Mista regionale e Berretti Nazionale. Superamento di tappe che gli è stato utile per guadagnarsi l’approdo in Promozione, nella gara valevole per il 25° turno del Girone C tra Sporting Guardia e Morcone. Per la cronaca, il match è finito col punteggio di 5-0, con l’impeccabile direzione arbitrale di Diop: “Aver bruciato le tappe è stato possibile grazie ai tanti sacrifici che ho fatto. Arbitrare in Promozione è una grande emozione per me. Soddisfazione enorme per la sezione AIA di Caserta che mi ha dato la possibilità di arbitrare. Hanno puntato su di me ed io spero di ricambiare tale attenzione. Grazie alla sezione ed al presidente Santangelo, a dicembre ho ricevuto dal CONI di Caserta il premio speciale per giudici di gara quale fulgido esempio di perfetta integrazione in ambito sportivo”.

Ousmane Diop in campo
Ousmane Diop in campo

No al razzismo. Chiaro esempio d’integrazione, dell’uguaglianza che si dovrebbe respirare in un paese che lentamente si sta aprendo al modello multiculturale, Pape Ousmane ripudia ogni forma di razzismo. Il colore della pelle non può essere un ostacolo alla sua crescita personale e professionale, né tantomeno deve frenare la sua carriera arbitrale. Discorsi che in altri paesi occidentali sono stati affrontati in passato, mentre in Italia non è mai stato posto seriamente l’accento, tanto che risulta difficile trovare arbitri neri: “Su tutti i campi di calcio in cui sono stato, difficilmente ho riscontrato insulti per il colore della mia pelle. Nessun calciatore si è mai permesso, forse qualche spettatore, ma io non ho mai dato importanza a ciò. Quando un arbitro è su un terreno di gioco, il suo unico pensiero deve essere quello di dirigere nel migliore dei modi la partita. Tutto quello che avviene fuori ha un valore secondario”.

I consigli del padre. In Italia non mancano gli episodi di razzismo perpetuati ai danni di calciatori ed arbitri che, per ignoranza, vengono ritenuti “diversi”. Tanto che anche il padre, agli inizi della sua carriera, aveva consigliato a Pape Ousmane di fare un passo indietro. Ma su tale argomento egli non ha dubbi e continua per la sua strada, con l’intento di conquistare con il tempo la personalità che da sempre ha identificato l’arbitraggio del suo idolo Pierluigi Collina: “Sin da subito, mio padre mi fece un bel discorso. Mi mise in guardia dall’atteggiamento intimidatorio che avrei trovato sui campi di calcio. Fare l’arbitro non è facile perché già attiri l’attenzione per le scelte giuste o sbagliate che fai, poi subito si può passare ad oltraggi di tipo razzista. E’ un discorso che ho stampato nella mia testa ed a cui ripenso spesso, ma non ho intenzione di fermarmi. Da sempre” – conclude il promettente direttore di gara – “mi sono chiesto perché esistano calciatori neri in Serie A e non arbitri. Per questo motivo coltivo nel mio piccolo quello che per ora è un sogno ma che spero un giorno diventi realtà”.


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