Michelori mostra i muscoli della Juve



Michelori in azione (Foto Fiacco)
Michelori in azione (Foto Fiacco)

«Non penso e non sono d’accordo che loro hanno avuto più fame di noi o che noi non l’abbiamo avuta per niente. Anche noi abbiamo voglia e abbiamo fame di andare ai playoff, ma la differenza è stata che nei momenti cruciali la Virtus è riuscita a trovare quel cinismo e quei break decisivi che gli hanno incanalato la strada verso la vittoria. Ecco se proprio dovessi indicare qualcosa che loro hanno avuto e noi invece no, io direi appunto l’essere più cinici, trovare il break giusto e difenderlo fino alla fine». Parte subito con le marce alte ingranate Andrea Michelori nel valutare e commentare la sconfitta a Bologna della sua Juve nell’ultima uscita di campionato. Una sconfitta che pesa non solo perché allunga a nove la striscia di sconfitte consecutive quando si tratta di giocare lontani dal Palamaggiò: «Sicuramente la prima cosa a cui abbiamo pensato quando abbiamo superato la rabbia della sconfitta è stata la possibilità che abbiamo sprecato. Ovviamente questo ci ha lasciato ancora più amaro in bocca rispetto a quanto già la sconfitta ci aveva lasciato, ma non possiamo certo farci abbattere. Vincere contro Bologna approfittando della caduta di Reggio – ha continuato il lungo milanese – non avrebbe certo chiuso il discorso e la nostra qualificazione ai playoff. Certo ci avrebbe dato una spinta non indifferente, ma non possiamo fasciarci la testa. Quello che dobbiamo fare è imparare questa ennesima lezione, rimboccarci le maniche e guardare avanti, perché quella contro la Virtus era solo una delle tante opportunità che questo finale di stagione ci proponeva. 

Il fatto di non averla sfruttata ora permette di allungare la lista delle pretendenti con Avellino che torna in corsa, ma questo non vuol dire niente. Da parte nostra continueremo a lottare per arrivare alla conquista di un qualcosa che fino a qualche tempo fa era solo un sogno. Dobbiamo crescere e vincere in trasferta, lo sappiamo, ma stiamo lavorando per questo. Anche se poi a me piace sempre ricordare che il nostro obiettivo era un altro, lo abbiamo raggiunto e in corso d’opera ne abbiamo raggiunto un altro che è un sogno per tutti e ce la metteremo tutta per trasformarlo in realtà». 



Vista la differenza tra primo e secondo tempo cosa cambia nella vostra mente…

«Le partite non si vincono solo perché hai giocato bene nei primi minuti o nei primi trenta. Bisogna sempre considerare il ritorno degli avversari e l’orgoglio legato al fatto di giocare in casa. Ed è in quel momento che dobbiamo allungare quanto di buono abbiamo fatto prima fino all’ultimo secondo della partita». 

La sconfitta contro la Virtus potrebbe caricarvi di una ulteriore pressione psicologica a Varese e quanto, invece, sarebbe stata d’aiuto una vittoria?

«I successi liberano sempre la mente e ti scrollano di dosso un peso enorme. Ancor di più se i successi arrivano in trasferta dove acquisisci maggiore soddisfazione e coscienza dei tuoi mezzi. Però sinceramente non vorrei vedere la partita di Varese in questo modo. Non vorrei guardare alla prossima sfida come un qualcosa che debba condizionarci psicologicamente e quindi pesare sul tipo di gioco e di partita che andremo a fare. Quello che mi piacerebbe fare, invece, è guardarla, come dicevo in precedenza, come una delle opportunità che questo campionato ci offrirà da qui alla fine. Caricarci di troppa pressione o tensione non serve a nulla. Avevamo una doppia possibilità a nostro favore, la prima è andata via con Bologna, vuol dire che ci proveremo domenica prossima contro Varese». 


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