Calcio vietato per i bambini di Sant’Arpino



PALLONE DI sogni, la spensieratezza, il gioco, la gioia dei bambini, a Sant’Arpino hanno un costo ben preciso, all’incirca 3.500,00 €, questa, più o meno, è la richiesta di denaro fatta pervenire dalla società che gestisce il campo sportivo di Sant’Arpino al sodalizio presieduto da Rita Falace. I piccoli amici della scuola calcio della Asd Città di Sant’Arpino Calcio, giovedì, 27 marzo, sono stati ufficialmente sfrattati ed impossibilitati a svolgere il regolare allenamento sul terreno di gioco dei “Ludi Atellani” di Sant’Arpino. Infatti, i piccoli calciatori della Città di Sant’Arpino Calcio, recandosi al campo come sempre per il consueto allenamento hanno trovato una spiacevole sorpresa con i cancelli della struttura sportiva di via Baraccone, chiusi. Trattati quasi come dei criminali ed indesiderabili, il  “DASPO” combinato ai bambini che non hanno nulla a che fare con le beghe degli adulti, è stato denunciato dalla società giallorossa, affinché fossero aperti i cancelli permettendo a degli “innocenti” di poter giocare a pallone,  alla vicina caserma dell’arma dei carabinieri, i quali, evidentemente impegnati sul territorio a garantire l’ordine pubblico, non hanno preso troppo sul serio la richiesta. La Asd Città di Sant’Arpino Calcio è legittimata a svolgere le proprie attività ludiche sportive  sul campo di calcio “Ludi Atellani”. Eppure, nemmeno qualche settimana fa, con una missiva resa pubblica a mezzo di stampa,  la società della Città di Sant’Arpino Calcio, aveva messo le cose in chiaro: La società che milita nel campionato di Promozione diffida le controparti dal prendere qualsiasi iniziativa che possa sospendere l’utilizzo della suddetta struttura sportiva con la conseguente interruzione delle attività sportive della scrivente società perché sarete perseguiti civilmente, amministrativamente ed anche penalmente per tutti i pregiudizi che deriveranno dalla vostra illegittima ed antigiuridica condotta. La struttura sportiva in oggetto è stata regolarmente  concessa alla A.S.D. Città di S.Arpino prima del  01.08.2013 come si evince  dalla certificazione, regolarmente sottoscritta e recante il timbro del Comune di S.Arpino, prodotta agli organi competenti per poter partecipare ai vari campionati sportivi. Nonostante la non condivisione dell’assurda ed illogica delibera n°102 del 01.08.2013 , sulla quale gli organi preposti  stanno espletando le opportune e doverose indagini, la scrivente società, in uno spirito collaborativo, ha versato quale contributo spese all’Olimpia Sant’Arpino la complessiva somma di €.3.500,00. Niente e nessuno, men che meno la delibera n°102 del 01.08.2013, in ogni caso, non vi abilita a porre in essere la minacciata sospensione dell’utilizzo della struttura sportiva”. 1) Quale trasparenza vi è nella gestione della struttura e quale rendiconto ufficiale esiste rispetto all’affitto dei campi sportivi con utenze  carico del Comune e della collettività; Le entrate sono del privato gestore e le uscite sono pubbliche?  2) Quale funzione ha il signor Lettera Raffaele che, di fatto, gestisce il campo sportivo, con la complicità di tutti gli addetti, come fosse una sua proprietà privata? 3) Con quale “intelligenza” in una struttura sportiva frequentata da giovani si permette la  pubblicità del gioco? Chi è quanto ha pagato per esporre lo striscione pubblicitario? 4) A chi vanno i proventi della gestione del bar e soprattutto chi controlla l’igienicità dei locali nonché la merce che viene venduta “a nero” e certamente non a prezzi popolari? 5) La società A.S.D. Olimpia S. Arpino è davvero una struttura sportiva del popolo santarpinese o è una società di fatto di esclusiva proprietà e  gestione del signor Vitale Orazio che  di santarpinese non ha nulla se non qualche parentela con qualche amministratore?.  6) A chi è demandata la pulizia dello spazio antistante la struttura sportiva che il venerdì, dopo il mercato, emana una puzza insopportabile?  7) In ultimo, è mai concepibile l’ubicazione di un’isola ecologica adiacente al campo sportivo dove gli atleti si allenano respirando inevitabilmente un’aria certamente non particolarmente salubre?” Domande alle quali i piccoli bambini già marchiati dal tetro aggettivo di “Terra dei Fuochi” hanno il diritto di avere in tempi brevi quelle risposte che in un territorio già devastato e vicino al collasso definitivo sia culturale, ambientale ed economico mancano da troppo tempo. Al di là delle ragioni, chiudere i cancelli in faccia a dei bambini che chiedono solo di giocare a calcio, è una violenza, è un atto inqualificabile. Verrà un giorno, in cui saranno “giudicati” i vivi e morti.

Gaetano Molaro 




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