Gentile: “Grazie alla Juve sono un giocatore da A”



Stefano Gentile ai tempi della Juve
Stefano Gentile ai tempi della Juve

«L’aspetto emotivo è sempre importante all’interno di ogni partita soprattutto dal punto di vista dell’approccio. Ovvio che in partite del genere il lato emozionale gioca un grande ruolo e tornare a Caserta dopo la stagione scorsa, per me è una grande emozione». Esordisce cosi Stefano Gentile nella sua personalissima interpretazione della vigilia della sfida che lo porterà all’ombra della Reggia da ex insieme con Pino Sacripanti e Max Oldoini. Un ritorno particolare che di sicuro sarà molto più incisivo dal punto di vista delle emozioni, considerato che dopo le tante volete che ha calcato il parquet di Terra di lavoro da ex alla lontana – per i pochi trascorsi in maglia bianconera come parte del roster della prima squadra – quella di domenica pomeriggio sarà come la sua prima volta. La prima volta da ex in tutto e per tutto, la prima volta da professionista di un altro club dopo aver sudato e dato tutto quello che aveva sui ventotto metri di campo per portare in alto il nome di Caserta e della Juve anche in una stagione difficile e complicata come quella che lo ha visto protagonista lo scorso anno proprio con Sacripanti, ma che alla fine lo ha consacrato definitivamente all’interno del basket che conta tricolore. «Tante volte ho sottolineato in interviste e di recente l’ho anche scritto sul mio blog – ha continuato il primogenito di Nandokan – che non smetterò mai di ringraziare la Juve e Caserta per quello che mi ha dato come giocatore e come uomo la scorsa stagione. Le difficoltà che ci sono stare durante l’anno non erano certo piccole difficoltà, ma alla fine siamo sempre riusciti ad essere una squadra, professionisti e portare con dignità il nome di Caserta. Personalmente, poi, quella stagione mi ha dato la possibilità ulteriore di dimostrare di poter essere un protagonista, di poter essere un giocatore importante anche in LegaA e quindi di poterci stare. Sono venuto fuori come giocatore e per questo non posso che ringraziare la Juve».

Cosa ti aspetti domenica?



«Mi farebbe piacere ricevere una bell’accoglienza, cosi come per Max e Pino. Mi farebbe piacere soprattutto riprendendo il discorso di prima e cioè di essere stati nelle difficoltà sempre pronti a lottare per il nome di questo club e di questa città. Nella lotta, poi, abbiamo anche fatto tanti miracoli con vittorie e traguardi sfiorati che per la situazione in cui versavamo definirle chimere sarebbe un vero e proprio eufemismo. Poi è logico che siamo dei professionisti, è logico che non mi aspetto lo stesso durante la partita, visto che una volta alzata la palla a due è giusto che i tifosi tengano e tifino sperando in una vittoria della Juve e noi dall’altra parte dobbiamo giocare pensando a Cantù. Ma prima della palla due mi piacerebbe vedere una bell’accoglienza in generale».

Arrivando al presente, come giudichi la tua stagione fino a questo momento e quale l’obiettivo di Cantù?

«Partendo dall’obiettivo è quello di arrivare più in fondo possibile. Non siamo partiti con i favori dei pronostici, ma abbiamo fatto abbastanza bene fino ad ora e quindi vogliamo continuare a farlo. Personalmente sono soddisfatto. La mia idea di questa stagione era confermare quanto di buono avevo dimostrato a Caserta, fare in passo in avanti in carriera, ma allo stesso tempo di essere anche un giocatore importanti a livelli e con ruoli differenti come accade ora uscendo dalla panchina.

Passando al campo, invece, quella che affronterete in campo domenica è una squadra cambiata nel play e nel pivot con Moore e Easley al posto di Hannah e Cameron Moore. Che idea ti sei fatto di questa nuova versione?

«Io credo che la differenza più nel pivot sia nel playmaker. Credo che il cambio di regia ha giovato alla squadra in termini di rendimento, ma soprattutto conoscendo bene Marco Mordente so bene quanto per lui sia importante avere di fianco un giocatore in grado di capire il gioco e di coinvolgere tutta la squadra. Con Hannah, forse, l’andamento era alterno cosi come precari gli equilibri di squadra».

Che partita ti aspetti e quale sarà la chiave del match?

«Una partita difficile perché quando Caserta gioca in casa, e io ne so qualcosa, il pubblico ha sempre in grado impatto nell’aumentare l’entusiasmo e l’adrenalina dei giocatori in campo. Detto questo la conseguenza che la partita si giochi in difesa su ambo i lati, passerà tutto dalla metà campo di appartenenza». 


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