La Juve è in ansia per Moore



Moore in azione (Foto Giuseppe Melone)
Moore in azione (Foto Giuseppe Melone)

«La speranza in vista di Cremona è quella di provare a recuperare Moore. Sia perché Cremona provvederà a mettere dentro un nuovo giocatore, comunitario e proprio nello spot di lungo, ma soprattutto per riallungare le rotazioni e provare a spendere di meno in termini di energie». Sono state queste le parole profetiche e meno profetiche di Marco Atripaldi alla fine della sfida di domenica scorsa che ha chiuso un 2013 di alti e bassi, con la sconfitta contro la Dinamo Sassari. Profetiche per quanto riguarda il mercato, considerando che a conti fatti la nuova Cremona di Cesare Pancotto inizia a muovere qualche pezzo con l’arrivo di un giocatore, meno profetico per quanto riguarda la situazione medica e clinica di Cameron Moore. Il lungo a stelle e strisce che nelle due partite precedenti a quelle saltate – la passeggiata in termini cestistici a Siena e la debacle interna proprio contro Sassari – era stato uno dei migliori bianconeri a disposizione di coach Molin, non è stato molto fortunato. I tempi di recuperi stimati prima come semplice riposo precauzionale e poi come una piccola preoccupazione, potrebbero trasformarsi in un qualcosa di molto più grave e che dovrebbe essere identificato e quantificato in termini di assenza dal parquet, nei prossimi giorni. Stando alle prime indiscrezioni, però, la questione non sarebbe per nulla semplice e per nulla felice, visto che l’entità della distorsione al ginocchio rimediata in maniera del tutto casuale nella sfida contro Varese ove il lungo fu addirittura l’Mvp di serata, sembrerebbe essere più gravi del previsto e con tempi di recupero molto più lunghi di quelli che si sarebbero stimati alla vigilia della seconda risonanza magnetica. Una tegola non indifferente per due motivi su tutti e che riguardano da una parte coach Molin e dall’altra Marco Atripaldi. Dal lato del timoniere mestrino, la tegola potrebbe essere anche doppia e molto più pesante, non solo perché si ritroverebbe un giocatore in meno in un periodo importante e con un obiettivo a portata di mano che renderebbe questa stagione già di per se vincente. Ad aggiungersi a questo, poi, un infortunio arrivato nel momento in cui la crescita di Moore verso quella comprensione della pallacanestro nostrana era in forte ascesa ed i numeri e le prestazioni su ambo i lati del campo parlavano chiaro. Se Molin si dispera, certamente non ride Marco Atripaldi che da un lato condivide quanto appena detto e riferito a Molin, ma dall’altro potrebbe ritrovarsi a fare i conti con un qualcosa di molto più complicato: la decisione del mercato. Già perché se i tempi di recupero di Moore dovrebbero essere molto lunghi, la necessità di prendere un giocatore a gettone che lo rimpiazzerebbe nella maniera migliore all’interno delle rotazioni, assumerebbe un valore nettamente superiore a quello di arrivare in maniera facile a Peppe Poeta. Insomma tutto dipende dal ginocchio di Moore, tutto dipende dalla risonanza, ma per il momento il giemme bianconero guarda avanti e al ritorno in campo e all’obiettivo che tutti ormai sognano, le Final Eight: «Dal 2014 mi aspetto solo ed esclusivamente che questa squadra continui a lavorare e a crescere assieme cosi come ha fatto nell’ultima parte del 2013. Di sicuro non dimentichiamo il passato, ma ci servirà da insegnamento per non ripetere gli errori. Quota 16 punti? Beh se ci arriviamo saremmo ottavi e quindi prenderemmo parte alle Final Eight. Però come abbiamo sempre fatto fino ad ora guardiamo avanti un passo alla volta, poi tireremo le somme».

Tornando per un attimo alla partita come si spiega una sconfitta del genere dopo una vittoria strabordante contro Siena?



«Purtroppo credo che sia stata una partita caratterizzata dagli errori commessi e intendo di tiri sbagliati e percentuali, nel terzo periodo. Con qui numeri è impossibile anche solo pensare di poter vincere contro una squadra come Sassari che può presentare giocatori di altissimo livello sia partendo dallo starting five che continuando in panchina. La dimostrazione più lampante è nel playmaker dove possono contare in una coppia come Green e Travis Diener. Tra l’altro proprio il primo, entrato al posto di un campione come Diener, ha svoltato la partita con esperienza e semplicità come hanno dimostrato le palle recuperate ad Hannah a cui ho provato a spiegare alcune cose quando tornava in panchina. Comunque tornando al discorso iniziale, è molto difficile riuscire a capire dove iniziano i meriti dell’uno ed i demeriti degli altri, specialmente partendo dal terzo periodo. Nel primo tempo i numeri e le percentuali ci hanno tenuto a galla, nel secondo abbiamo sbagliato troppi tiri e questo ha fatto la differenza».

Dulcis in fundo: stando agli ultimi sviluppi di mercato e di infermeria, a Cremona si andrà con la stessa squadra?

«Vedremo».


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