La scampagnata di Santo Stefano



La gioia di Mordente e soci al Palasclavo (Foto Filauro)
La gioia di Mordente e soci al Palasclavo (Foto Filauro)

Scampagnata, massacro, passeggiata, asfaltata o scegliete voi il termine che più gradite. Tutti saranno appropriati per descrivere la pazzesca e roboante vittoria della Juvecaserta a Siena: sul legno dei pluricampioni d’Italia, della capolista solitaria, della compagine imbattuta tra le mura amiche. Un +21 che fotografa, al meglio, la differenza di valori in campo: una macchina straordinaria contro una utilitaria. Tutti erano moderatamente fiduciosi, ma nessuno avrebbe mai pensato di assistere ad un simile dominio. Certo Siena era senza Hackett ed Hunter, ma la Juve si presentava senza Moore, ovvero il suo miglior giocatore nelle ultime due settimane. Eppure non c’è stata storia. Sin dalla palla a due era palese la ferocia con cui Caserta aveva azzannato la partita: sembra assurdo dirlo, ma la Mens Sana sembrava l’agnellino da sacrificare sull’altare di Roberts e compagni. Non è giusto ne corretto fare classifiche di merito perché quando rifili 21 punti di scarto alla capolista, in trasferta, vuol dire che tutti hanno messo un mattone. E’ stato un Santo Stefano che si consegna alla storia recente del club, resterà sempre nel cuore dei casertani, nella mente dei senesi, nell’antologia del basket italiano. Mamma mia che Juvecaserta, ci hai ubriacato di gioia. Altro che 24 in giro per i bar della città della Reggia: qui siamo ubriachi secchi dopo questa vittoria.

 



IL SUCCESSO DI MOLIN. Più di tutti merita lui il proscenio per l’impresa di Siena. Ha sempre lavorato senza fiatare, lontano dalle luci della ribalta e con la scomodissima eredità di Pino Sacripanti sul groppone. Non si è esaltato dopo le due vittorie iniziali, non si è abbattuto dopo le cinque sconfitte consecutive. E’ vero che l’abbiamo visto particolarmente provato e triste in volto dopo lo stop interno con Brindisi, forse ha anche pensato alle dimissioni, ma quel pensiero sarà durato un batter di ciglia. E’ tornato in palestra e le quattro vittorie nelle ultime cinque partite (la sconfitta è arrivata a Cantù e ricordiamo tutti in che modo) sono il frutto del suo incredibile lavoro (insieme a Baioni, Luise, Papa e tutto lo staff al seguito). Ha panchinato chiunque senza farsi problemi, salvo poi recuperarlo in tempi brevissimi. Ha dato un’identità alla squadra: prima solo corsa e salti, adesso anche gioco a metà campo e letture. Ha dato la forza di combattere a gente che sembrava poca avvezza alla ‘guerrilla do parquet’. E’ Lele Molin a meritare una ‘standing ovation’ generale. E’ un coach ottimo ed una persona splendida, lo dico da settimane e sono felice che molti lo stanno scoprendo. Avanti.

 

IL RITORNO DEI CASERTANI. Era nell’aria e finalmente si è avverato: è ritornato un esodo della tifoseria bianconera. Pullman in partenza così come da antica tradizione, tanti mezzi propri, tanta voglia di esserci anche se le panze erano ancora piene di cibo, alcol e bevande varie. C’era tanta partecipazione che non poteva non esserci questo meraviglioso giorno: il giorno del ritorno dei casertani in trasferta. Più di un centinaio hanno invaso e colorato di bianconero uno spicchio del Pala Sclavo (io continuerò a chiamarlo sempre così, fatevene una ragione); un coro continuo ed incessante come, appunto, ai bei vecchi tempi. Un tifo che non si vedeva da tantissimo tempo in trasferta e si era, in parte, visto domenica contro Varese al Palamaggiò. Due indizi fanno sempre una prova: la tifoseria torna a compattarsi e c’è un bisogno disperato di rendere Pezza delle Noci quella bella, commovente, fantastica bolgia. A me il salotto o il teatro piace veramente poco: dai curva, torna a ruggire.

 

MISSIONE FINAL EIGHT. Ho iniziato a parlare del traguardo Final Eight dopo la vittoria contro Bologna e Lele Molin, persona schietta e sincera, non si è trincerato dietro a frasi di rito. Ha iniziato a parlarne dopo il successo contro Varese ed, ora, è lecito sognare. Prima della trasferta di Siena avevo detto che con tre vittorie in quattro partite si poteva fare: adesso ne bastano due in tre ed il calendario è ancora amico. Non sono diventato un mago tutto d’un tratto ma ero già fiducioso prima della trasferta toscana, figuriamoci ora. Ci sono Sassari e Pistoia in casa intervallate dalla trasferta di Cremona. Due su tre e chiudiamo le valige in direzione Coppa Italia. Due su tre è possibile, Juve ce la puoi veramente fare.

 

VERITA’. Adesso arriva il bello o il difficile, dipende dalla prospettiva. Quando sei reduce da una simile prestazione, ripetersi diventa un aspetto complicato e per nulla scontato. Per fortuna il calendario non concede tregue, non c’è tempo per ripensare troppo al massacro del Pala Sclavo, perché domenica arriva Sassari al Palamaggiò. Una Dinamo ferita nell’orgoglio dalle ultime sconfitte, non quella macchina segnapunti che tutti si aspettavano o una pretendente allo scudetto (Molin l’ha data come sua favorita ad inizio anno). Ovviamente i sardi hanno un roster superiore a quello dei bianconeri, hanno tantissime frecce nella propria faretra e quintetti versatili, oltre a mani incandescenti ed atletismo puro. Ma… devono venire a vincere al Palamaggiò ed il risultato pesa tantissimo per loro. Caserta non ha ancora nulla da perdere, è ancora un ‘underdog’ ma forse è più bello così. Io ho un sogno chiamato Final Eight: Caserta deve dare una mano a questi ragazzi. Se lo meritano loro, se lo merita il club, ce lo meritiamo tutti.


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