La Juve ha un regalo da scartare



Mordente e Brooks (Foto Giuseppe Melone)
Mordente e Brooks (Foto Giuseppe Melone)

Al suono della carica di ‘venderemo cara la pelle’, la Juve si è preparata alla sfida che questo pomeriggio chiuderà il doppio impegno casalingo dei bianconeri dopo essere stati protagonisti di altrettante trasferte nelle due settimane precedenti. Un imperativo dettato anche dai numeri sui quali gli avversari probabilmente proveranno abbassare il loro personale piano di gioco. Numeri che riguardano l’andamento della formazione diretta in panchina da coach Lele Molin quando si ritrova a scendere in campo tra le mura amiche di Pezza delle Noci. Una sola vittoria, contro Venezia, e tante sconfitte con il trend delle tre debacle consecutive interrotto proprio una settimana fa contro la Virtus Bologna. Insomma la considerazione che il Palamaggiò non sia proprio un catino inespugnabile, è e forse è stato un dato che non ha destato più di qualche preoccupazione agli avversari. Un dato, però, che ha avuto come denominatore comune un calendario casalingo che ha portato all’ombra della Reggia squadre che di sicuro non appartengono alla fascia stagionale di Mordente e compagni e che per tornare a casa con l’intera posta in palio, hanno dovuto sudare qualcosina in più delle semplici camice. Ma la magra consolazione di aver lottato fino alla fine serve, anzi serviva, a poco visto che anche lo stesso timoniere mestrino nella settimana precedente alla sfida con le ‘Vu Nere’ ha voluto sottolineare questo aspetto ed indicando il successo come unica soluzione per essere soddisfatti di quello che si fa in campo. Una sorta di senso obbligato, un unico risultato da prendere in considerazione, se si voleva uscire da un tunnel casalingo ormai non felicissimo. Un imperativo che ha esaltato le prestazioni in campo della Juve che non solo ha spezzato la maledizione che durava dalla prima giornata di campionato, ma ha anche fatto dei passi in avanti in termini di gioco e di consistenza mentale nei momenti cruciali. Consistenza sia nel non rientrare in campo dopo l’intervallo lungo, come una squadra scaricata dall’adrenalina che la palla a due pervadeva i vari Roberts e compagni, portando a casa per la prima volta in stagione il parziale della terza frazione, ma soprattutto consistenza mentale nel finale quando il ritorno degli avversari necessitava di sangue freddo, cinismo e raziocinio nello scegliere i possessi e quindi fare la cosa giusta al momento giusto. Forse quest’ultimo punto è quello che ancora ha bisogno di qualche smussatura, ma la prova offerta dai bianconeri nel finale con Mordente pronto a prendersi i falli e liberi necessari per spezzare l’inerzia della rimonta dei bolognesi, ha mostrato segnali incoraggianti. Gli stessi segnali che lo staff tecnico e la dirigenza, vorrebbero vedere in campo questo pomeriggio contro Varese e contro due ex del passato recente e non della Juve, Fabrizio Frates ed Ebi Ere. Una voglia che lo stesso Molin non ha nascosto dietro un dito o parole di circostanza, ma con indicazioni precise e termini precisi. Questa volta l’imperativo offerto attraverso la stampa dal coach casertano è stato il dimostrare di non essere una squadra mediocre, il dimostrare di non essere una squadra appagata perché ha vinto a Montegranaro, perso per un episodio a Cantù e battuto la Virtus Bologna ovvero squadra che guarda a diverse altezze della classifica del campionato. L’unico messaggio velato – anche se non troppo – è stato quello legato alla possibilità con un successo di rientrare all’interno degli ultimi vagoni del treno che pota alle Final Eight, che in un certo senso sono state definite dallo stesso Molin come un modo diverso di vedere il proprio campionato. Insomma una sorta di prova di maturità, una prova per provare a capire se il nome Juve può essere inserito all’interno del novero delle outsider per quella parte di classifica che conta, o semplicemente una squadra che si accontenta della metà classifica e quindi semplicemente di restare fuori dalle sabbie mobili della coda del campionato. Senza contare che per una volta il calendario è dalla parte dei bianconeri, visto che l’esame in questione avrà come sede la stessa che giorno dopo giorno la Juve frequenta per preparasi al momento cruciale della settimana, il Palamaggiò, lo stesso che infiammandosi per le giocate dei bianconeri spinge Roberts, Moore, Brooks e gli altri a volare, letteralmente, sulle ali dell’entusiasmo. Se però i bianconeri hanno la voglia di confermarsi tra le mura amiche, i lombardi non sono certo da meno. Quella che, infatti, scenderà sul parquet di Castelmorrone, sarà una Varese con la bava alla bocca per l’essere ancora ferma al palo quanto a vittorie esterne. Quattro trasferte per altrettanti stop (anche se tirando con il 53% da due, il 39% da tre, servendo 11 assist e 76 punti abbondanti di media, che però fanno a sportellate con le 17 palle perse ed i 64 di valutazione ad allacciata di scarpa) e trend che sembrerebbe essere cambiato nell’ultima partita di Eurocup dove i varesini sono tornati a casa con una vittoria rigenerante (ma inutile per la competizione continentale) in territorio teutonico battendo l’Ulm, cosi come ha avuto modo di commentare anche l’ex in panchina Fabrizio Frates: «Dobbiamo cogliere l’occasione per confermare i progressi dell’ultimo periodo e coniugare la qualità di gioco evidenziata nelle ultime uscite con una vittoria importante per invertire la tendenza esterna anche campionato cercando di conquistare due punti lontano da Varese».




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