Juve, assalto alla tana di Sacripanti



Jeff Brooks in azione (Foto Giuseppe melone)
Jeff Brooks in azione (Foto Giuseppe Melone)

Un fiume in piena ed il giocatore più ricercata della settimana. Il calendario consegna, infatti, a Jeff Brooks la sua prima sfida con il passato, la sua prima sfida contro Cantù anche se le questioni personali al momento non sembrano interessare all’ex di turno che a riguardo ha così commentato: «E’ una partita importante solo perché è la prossima partita. Durante questa settimana in tanti mi hanno fatto questa domanda e ogni volta mia risposta è stata sempre la stessa: voglio vincere questa partita solo perchè è la nostra prossima partita in calendario. Non mi interessa se è Cantù e quindi la mia ex squadra, quello che importa al momento è che abbiamo bisogno di un’altra vittoria e provare a dare continuità a quanto fatto a Montegranaro».

Pensi di dover dimostrare qualcosa a Cantù dopo quest’estate?



«Non devo dimostrare niente a nessuno, fa parte del gioco. Ora sono qui a Caserta e sono convinto che tutto succede per un motivo, c’è un motivo perché non sono tornato a Cantù, c’è un motivo per cui mi trovo qui a Caserta e quindi alla fine della giornata tutto ha una ragione di esistere. Quello che puoi fare è non preoccuparti del perché il tutto sia successo, ma accettarlo ed andare avanti ed in questo caso il mio andare avanti è rappresentato dallo scendere in campo domenica (questa pomeriggio ndr) al Pianella e tentare di tornare a casa con la vittoria tra le mani».

Lo scorso anno partivi dalla panchina, ora sei uno dei leader di questa squadra. Quale la differenza più importante?

«Al momento credo che la differenza più importante è rappresentata dalla fiducia che ho in squadra sia dal punto di vista offensivo che dal punto di vista difensivo. Durante gli ultimi anni avevo perso un po’ di questa fiducia per tanti fattori, ero giovane, ero un rookie e dovevo imparare in fretta in un contesto dove si giocava ad altissimi livelli sia in Italia che in Europa, con top player ed allora tutto accadeva e avveniva in maniera molto veloce, mentre qui a Caserta il tutto va molto più lento nel senso che ho il modo ed il tempo giusto quando sono in campo di capire qual è il passaggio giusto e qual è la cosa giusta da fare. Anni che però mi sono serviti per arrivare a questo punto come un giocatore più scaltro, esperto, duro e pronto a questo campionato. Con questo, però, non mi sento arrivato, so che devo lavorare ancora tanto per continuare a crescere».

Da Brindisi a Montegranaro, cosa è cambiato in una sola settimana?

«La cosa più importante che è accaduta a partire dal primo allenamento dopo Brindisi è stata che tutti in squadra senza esclusione di nessuno, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che quando è troppo è troppo. Cinque sconfitte consecutive erano troppe per un gruppo di giocatori che sono venuti ed hanno accettato il progetto di Caserta per provare a vincere e dimostrare il loro valore e non per perdere tutte le domeniche. Con questo spirito abbiamo affrontato una settimana di lavoro intensa e siamo scesi in campo affamati di vittoria. Ed è questo lo spirito che ci deve pervadere d’ora in poi».

Quindi è una questione prima di tutto mentale?

«E’ tutta una questione mentale. Siamo giovani e abbiamo dimostrato di poter essere una squadra che corre e salta, ma dobbiamo anche dimostrare di saper usare la testa. Come dice il coach le gambe e le braccia ad un certo punto della partita possono accusare la stanchezza, le mente no ed è questa la chiave di tutto».

Contro la Sutor ti abbiamo visto anche da ‘5’, credi possa essere un’arma per tutta la stagione?

«Personalmente non è assolutamente un problema. Sono cresciuto con il motto di mio padre che mi diceva sempre che un ottimo giocatore deve saper giocare in ogni ruolo e una volta sceso in campo

devi sempre dare e fare del tuo meglio qualsiasi cosa sei chiamato a fare. Se il coach mi chiede di giocare ‘5’ lo faccio senza nessun problema. In attacco so di poter sfruttare la mia velocità e il mio tiro, ma non ho molti muscoli per giocare di forza o in difesa per tenere quelli più grossi. Ma come ho detto a coach Molin, se servo in quel ruolo darò tutto quello che ho dentro per rendere al meglio».

Come si vince a Cantù?

«Non possiamo aspettare che loro commettano degli errori o che ci lascino correre, dobbiamo essere noi aggressivi ed imporre il nostro gioco. Hanno tanto talento con tanti giocatori che specialmente in casa elevano il loro rendimento. Quindi dobbiamo scendere in campo aggressivi in difesa e giocare prima di tutto la nostra pallacanestro, ma soprattutto restare concentrati ed uniti qualsiasi cosa accada perché sarà una lunga partita».

 


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