Juve non si cambia e Brooks indica la strada



Jeff Brooks  (Foto Giuseppe Melone)
Jeff Brooks (Foto Giuseppe Melone)

«A Montegranaro si va con la stessa squadra e senza nessun cambiamento». Questa la dichiarazione e le parole di Marco Atripaldi che negli ultimi due giorni ha fatto il giro del web e dei media e che ha chiuso definitivamente per questa settimana la questione mercato. Una chiusura da parte dell’ex dirigente dell’Angelico Biella non alla possibilità di agire sul mercato e quindi porre rimedio a qualche sbavatura che nelle ultime cinque settimane è costata cinque stop consecutive, ma solo nei confronti di cambiamenti repentini, frettolosi e senza quel minimo di costrutto necessario per evitare il classico ‘cambiare tanto per cambiare’. Quello che serve alla Juve, infatti, non è certo il cambiamento solo per vedere sulla canotta il nome di un ‘Mister X’ al post di Hannah o di Roberts o chi per esso, quello che serve alla formazione di Pezza delle Noci è un cambiamento che abbia un senso tecnico di un certo livello, ma cosa ancora più importante un cambiamento che non sia una sorta di bagno di sangue per una società che dall’inizio della stagione si sta anche preoccupando di ripianare il passato oltre che essere sempre ai passi con il presente economico di una società professionistica. Ed allora quest’ultimo punto esclude, almeno per il momento, la possibilità di arrivare a Peppe Poeta (anche qui è arrivata la diretta smentita da parte di Atripaldi ndr), considerato il contratto che il playmaker campano ha con la Virtus Bologna e quindi l’esborso non indifferente da effettuare per portarlo all’ombra della Reggia anche in termini di ingaggio. Si potrebbe arrivare anche al cambio di idea di costruzione e abbandonare il 5+5, ma ancora una volta il tutto dovrebbe trovare il perfetto equilibrio all’interno di quella proporzione qualità/prezzo che nelle stanze dei bottoni del Palamaggiò risulta essere una sorta di motto ineludibile. Quindi si avanti seguendo il classico detto ‘la calma è la virtù dei forti’, la stessa che Jeff Brooks ha provato a mostrare, nonostante il momento negativa, durante la sua conferenza stampa post sconfitta di domenica scorsa e che ha letteralmente scoperto il vaso di Pandora di Terra di Lavoro: «Credo che quella arrivata contro Brindisi domenica sia stata una sconfitta dura e pesante. Una sconfitta che pesa per il numero di stop consecutive ed anche per come è arrivata. Ancora una volta abbiamo perso nel finale ed ancora una volta tra errori e cose buone abbiamo messo quello che avevamo, anche se non è stato abbastanza. Purtroppo in questo momento difficile non possiamo deprimerci. Il peso delle sconfitte si sente, ma è ancora presto nella stagione in termini di obiettivi, ovviamente dobbiamo cambiare registro per provare a cambiare rotta in campo».

Come spieghi questo trend negativo?



«E’ un qualcosa di particolare, ma quello a cui dobbiamo pensare in quanto giocatori è continuare a giocare è continuare ad impegnarci ogni giorno di più in allenamento per migliorare la situazione e tornare in campo da squadra, come una squadra per uscire da questo momento difficile. Non possiamo e non dobbiamo farci influenzare da quello che ci succede intorno per quanto riguarda il coach, giemme e quant’altro. La nostra unica preoccupazione è lavorare e farlo nel miglior modo possibile. Questo deve essere il nostro unico obiettivo per questa settimana di lavoro. All’orizzonte abbiamo già una partita ed una trasferta impegnativa come quella di Montegranaro e quindi dobbiamo destare e mettere in allenamento tutta l’energia, la voglia e la concentrazione possibile per fare risultato».

E come invece la diversità di atteggiamento o se vogliamo di basket tra il primo e secondo tempo, visto che al sirena di metà partita eravate anche avanti nel punteggio?

«Concentrazione, semplicemente questo. Quando esce dal campo con quattro punti di vantaggio contro la prima in classifica ed una squadra come Brindisi giocando anche un buon basket, non si può tornare in campo con un livello di concentrazione più basso di quando si è iniziata la partita e a tratti avere atteggiamenti pigri. Questo è quello che è mancato nelle ultime tre partite che abbiamo perso di pochissimo e dove c’è sempre stata una differenza sostanziale tra il primo tempo in cui giochiamo bene, poi un vuoto assoluto e poi la rimonta che ci porta si ad un possesso di distanza, ma anche ad un dispendio di energie non indifferente».

Quindi quale la ricetta per uscirne?

«Sta in noi stessi. Non è colpa del coach, non è colpa del giemme o nel caso specifico della sconfitta contro Brindisi o altre degli arbitri. Tutto deve venire e partire da noi. Dobbiamo scendere in campo e dare più del 100% per ritornare ad essere quelli delle prime tre giornate di campionato».


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