La Pasta Reggia prova ad invertire la rotta contro l’Enel Brindisi



La Juve di scena oggi contro Brindisi al Palamaggiò (Foto Giuseppe Melone)
La Juve di scena oggi contro Brindisi al Palamaggiò (Foto Giuseppe Melone)

«Stiamo dimostrando di esserci con la testa ed è quello che al momento conta più di tutto. Stiamo avendo un ottimo impatto sul campionato e questo credo che sia merito dello staff e della scelta di Piero Bucchi di scegliere giocatori in grado, quest’anno, di allenarsi assieme sin dal primo giorno. Il primato ci pesa o ci monta la testa? Alla prima domanda la risposta è no anche perché la partita di Varese ne è stata la dimostrazione, la seconda non posso dare una risposta perché non ho la palla di cristallo e quindi quando accadrà verificheremo». Sono state queste le parole di Daniele Michelutti, assistente in panchina di coach Piero Bucchi, alla stampa brindisina prima della partenza della squadra alla volta della Reggia vanvitelliana per la quarta trasferta stagionale dell’Enel. Una trasferta nella quale i pugliesi si presentano al cospetto della Pasta Reggia con un ulteriore etichetta sulle spalle, quella di essere la prima della classe insieme alla Montepaschi Siena. Un primato elogiato un po’ da tutti non solo in terra pugliese, ma anche a Pezza delle Noci durante tutte le varie conferenze di analisi o presentazione ad una sfida che a Caserta ha ormai un sapore ed un valore particolare, almeno quanto il derby di Avellino (teoricamente quello con i biancoblù può essere considerato il secondo derby del sud Italia del basket dopo quello tra gli stessi irpini ed i casertani ndr). L’ha sottolineato Baioni, l’ha fatto Mordente in una intervista radiofonica e l’ha fatto anche lo stesso Lele Molin nel corso del suo classico ‘media-day’ del venerdì. Tutto questo per sottolineare l’importanza ed il valore dell’avversario, per sottolineare che ancora una volta i bianconeri si ritroveranno di fronte una squadra che non è stata certo costruita per competere con gli stessi obiettivi, ma soprattutto con lo stesso budget. Molto probabilmente una sorta di psicologia inversa, con la quale si vuole ritornare a quelle prime tre giornate di campionato in cui il nome dei bianconeri non era nemmeno lontanamente accostati al segno della vittoria finale – specialmente contro Venezia e Milano – e che poi ha determinato prestazioni di altissimo livello, seppur contando la stessa sconfitta contro le scarpette rosse lombarde. Uno scarica barile – non intenzionale ovviamente visto che i complimenti allo staff di Piero Bucchi sono stati più che sinceri – per scrollare dalle giovani spalle dei bianconeri quella pressione e permettergli di riprendere il volo verso il canestro. Un volo che negli ultimi due giorni ha ritrovato Chris Roberts, che dopo aver patito le pene dell’inferno per i problemi fisici ad ambo i piedi e giocato a denti stretti, sembra aver ritrovato sollievo e quel gusto feeling con il proprio corpo che lo stesso Baioni definiva fondamentale nella sua conferenza stampa parlando dell’esterno texano. Non una buona notizia, ma ‘la’ buona notizia, in casa Juve. Ormai non è più un mistero che il suo modo di giocare, la sua presenza in campo, ma soprattutto la sua aggressiva fisicità cambiano letteralmente il volto alla Juve. Cambia il volto delle prestazioni di Hannah, di Vitali, di Mordente e tutti gli esterni che ritroveranno lo stesso ‘spacing’ delle prime tre giornate quando il suo volare a canestro richiedeva quando meno un aiuto da parte di un difensore avversario che non fosse quello diretto. Ed è proprio in quest’ultima ottica che ne gioveranno anche i lunghi. Spostare l’occhio dell’attenzione anche sull’esterno che violentemente arriva a canestro nel tentativo di stopparne l’azione, distoglie inevitabilmente la stessa da chi sotto le plance ci vive di professione. Tutto questo vuol dire più libertà per Brooks, Michelori, ma soprattutto Moore. Già i tabelloni. La parte del campo in cui la fisicità di Brindisi ha fatto fino a questo momento la differenza. La parte del campo in cui nelle tre precedenti sconfitte non ha mai sfigurato in termini di cifre che si sia vinto o perso. Ad onor del vero di sconfitte ne è arrivata solo una (a fronte di due successi) da quando a stagione iniziata la truppa di coach Bucchi si è ritrovata a giocare lontano dal Pala Pentassuglia. Una debacle arrivata a Roma in un match in cui i numeri hanno fatto la differenza: 59 punti segnati con il 17,6% dalla lunga distanza e 21 palle perse. Numeri confortati nel caso di specie solo ed esclusivamente dal 59,4% da due e dai 37 rimbalzi catturati contro una front line, quella capitolina, non certo prima di muscoli. Ridotto notevolmente nel rapporto di media delle altre due partite in trasferta di Brindisi, il numero delle palle perse considerando che James e compagni ne hanno accumulate solo 13,5 nelle due sfide contro Venezia prima e Varese poi con quest’ultima arrivata nemmeno sette gironi fa. Un rapporto nettamente in positivo con gli assist se si tengono conto i 17 ‘cioccolatini’ di media serviti dai brindisini con Campbell che sembra essere il più propenso a questo tipo di attività in campo (7 massimo in stagione e 3,3 di media). Nettamente in media il numero di rimbalzi 31 e quello delle segnature da 2 punti 57,8% mentre la differenza l’ha fatta il tiro dalla lunga distanza: 41,2% di media in due successi. Insomma evitare che prendano possessi dei tabelloni con anche secondi tiri, aumentare le loro palle perse mettendo pressione su portatori di palla o costruttori di gioco ed evitare che i tiri aperti e piedi per terra dalla lunga distanza la facciano da padrona, sono i punti chiave di una sfida in cui la Juve proverà a punire i pugliesi cosi come ha punito Venezia: difesa, elemento sorpresa ed oggetti volanti non identificati verso il canestro.




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