Juve, attenta alla capolista a sorpresa



Andrea Michelori a canestro (Foto Carozza)
Andrea Michelori a canestro (Foto Carozza)

Niente è impossibile e lo diceva persino uno spot famoso legato ad una altrettanto famoso brand che ha portato in giro per il mondo questo motto per anni. Niente impossibile, nemmeno quando il conto delle sconfitte consecutive si è allungato dopo l’ultima apparizione in campo in maniera nettamente contrapposta a chi, invece, proverà ad usare lo stesso motto ma in maniera diversa. Nella sua conferenza stampa di analisi al momento della Juve coach Giacomo Baioni lo aveva detto e sottolineato: quella in casa con Brindisi sarà una partita difficile, complicata sotto diversi aspetti, ma non per questo impossibile. Insomma sul calendario della Legabasket, non c’è ancora il risultato finale a prescindere di quanto si potrà ammirare nel pomeriggio di domenica. Nulla è scritto e nulla è stabilito ancor meno quando si tratta di un gioco imprevedibile come quello della pallacanestro. Inoltre Caserta ha avuto già modo di dimostrarlo nelle prime tre partite prima di incappare in una sorta di tunnel di sconfitte consecutive che hanno avuto prima di tutto lo svantaggio di minare quella spensieratezza che aveva contraddistinto i bianconeri nelle prime tre partite. Venezia e Milano, poi, sono state l’emblema del motto di cui si parlava in precedenza. Due sfide che dovevano essere scritte e riscritti almeno una centinaio di volte con lo stesso finale: una sconfitta, ed invece. Ed invece la Juve ha dimostrato che i conti prima della palla a due non vanno mai fatti, sua che alla sirena finale della sfida si vinca o si perda. Già perché oltre al risultato finale, quello che queste due partite hanno dimostrato è il modo di stare in campo di una squadra come Caserta che al cospetto di due corazzate come Venezia e Milano, non ha mai dovuto cedere il fianco agli avversari per brutte figure o passivi eccessivi, anzi è stato il contrario: la Reyer c’ha provato, ma non c’è riuscita, è andata meglio a Milano che ha dovuto sudare più delle proverbiali sette camice per uscire dal Palamaggiò con la posta intera tra le mani. Merito di una squadra che senza troppo pensare alla differenza di roster, ha sempre fatto la sua parte in difesa prima ed in attacco poi. Merito di un gruppo che riusciva a tornare sempre nella propria metà campo con il sorriso sulle labbra per una giocata o per quella piccola consapevolezza di poter sovvertire il pronostico di tutto il mondo cestistico tricolore da un momento all’altro. Insomma una squadra che quando più elevato è il livello degli avversari, più è riuscita a tirar fuori il meglio di se anche perché è sempre riuscita a scrollarsi di dosso quel poco di polvere sotto forma di pressione scaricandola sugli avversari. Poi come ha ulteriormente affermato lo stesso Baioni da quelle partite alla Juve è mancato il centesimo per arrivare alla lira. Un centesimo da ritrovare in attacco, considerando che nelle ultime quattro sconfitte la difesa è l’unica cosa che ha mantenuto uno standard di rendimento più o meno stabile e senza alti e bassi. Un centesimo fatto di mancanza di vissuto cestistico di alcune occasioni di gioco che una squadra giovane come la Juve deve incamerare. Un centesimo, però, che potrebbe anche essere stato trovato proprio nella sconfitta nel derby ad Avellino, dove ancora una volta nonostante tutto e tutti, nonostante un attacco che andava e veniva come le onde del mare e una squadra fatta di giocatori esperti e talentuosi, è arrivata a due triple di distanza dal tramutare la paura di Avellino nell’incubo della sconfitta. Un ulteriore piccolo schiaffo in faccia, che unito alla sconfitta contro Roma e quella proprio contro Milano, potrebbe aver regalato ai bianconeri il modo giusto di reagire in alcuni frangenti per provare a controbattere alle avanzate di una Enel Brindisi che si presenterà a Pezza delle Noci con il piglio della capolista, con la forza da chi è spinto da un record ‘silenzioso’ e fatto di cinque successi in fila con l’unica caduta dei pugliesi a Roma contro i capitolini di Dalmonte. Una squadra quadrata, forte fisicamente, con taglia, punti e talento in ogni spot del quintetto e che con l’avvicendamento nel pivot e l’arrivo di Aminu, ha trovato quella marcia in più per poter guardare al momento tutti dall’alto in basso (cinque vinte ed una sola sconfitta, con il 60% da due punti, 33% abbondante dalla lunga distanza, 31,4 rimbalzi e 12,1 assist di media e Jerome Dyson mattatore a quota 17 punti ad allacciata di scarpe). Una squadra che dall’inizio della stagione la Juve ha già incontrato diverse volte e con diversi gradi di soddisfazione a fine partita. Ma quella era la pre-stagione, quello era un basket che contava il giusto in momento in cui coach Molin era ancora con le mani in pasta nel tentativo di preparare il tutto prima di plasmare tutto a sua immagine e somiglianza. Da quel pezzo di creta, infatti, ne sono passati giorni, gioie, dolori, schiaffi dati e presi da una parte e dall’altra, ma di sicuro come contro Roma il timoniere mestrino e la sua truppa ce l’hanno e come. Ad onor del vero il discorso non cambia di una virgola anche a parti inverse, ma mentre per i brindisini il pacchetto generale di potenzialità è rimasto oggettivamente lo stesso, quello dei bianconeri è migliorato in alcune cose dalla prima di campionato rispetto al torneo di Brindisi e quello di Città di Caserta. E’ migliorato notevolmente all’interno del gioco preferito, la corsa, è migliorato notevolmente in termini di difesa e forse nella sua non affascinante fluidità anche a metà campo. Insomma lo spartito posto sul leggio da una parte e dall’altra è praticamente lo stesso, quello che è cambiato è il modo di interpretare le note impresse al momento della costruzione del roster, note che dopo la settimana post derby, potrebbero essere ulteriormente rivisitate dallo staff tecnico e dalla squadra per un colpo non impossibile, per rilanciare l’intera orchestra.




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